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“Prima o poi, il Trattato di Maastricht va riscritto da capo a fondo”.  Lo ha detto, rispondendo ad una domanda, il primo ministro finlandese, Jyrki Katainen, al termine di un incontro ad inviti organizzato dall’Istituto Affari Internazionali sul tema How to Build a Fair and Thriving Europe (Come costruire un’Europa equa ed in sviluppo).

Passeggiata romana

Katainen ha trascorso in visita ufficiale nella capitale italiana il suo quarantaduesimo compleanno, godendosi una magnifica ottobrata, tra un incontro ufficiale ed un altro, ma anche formulando proposte pratiche su come risolvere i nodi in cui si sta avviluppando l’Unione europea.

Il popolare grande coalizionista

Katainen è alla guida di una “grande coalizione” in cui destra e sinistra stanno cercando di attuare le politiche necessarie a ristrutturare l’economia del Paese e a renderla più competitiva; ciò ha comportato una drastica riforma tributaria per ridurre il peso del fisco sulle imprese e programmi di formazione/riconversione accelerata per i giovani, soprattutto di coloro che hanno perso il lavoro in seguito alla crisi della maggiore azienda del Paese.

Chi è

Katainen è stato Ministro delle Finanze ed è presidente del Partito Popolare Europeo. A suo avviso, soltanto imboccando una strada “pragmatica”, senza riferimenti ideologici a federalismo od ad accordi meramente intergovernativi, l’Europa potrà uscire più forte dalla crisi che la attanaglia.

Maastricht adieu

Formiche.net ha sottolineato il 20 settembre l’esigenza di riscrivere il Trattato di Maastricht, magari tramite un protocollo interpretativo che si limiti ad aggiornare il documento e non richieda formali ratifiche. Ciò è tanto più necessario a ragione delle perplessità su alcuni cardini dell’unione bancaria espresse dai consiglieri economici del Consiglio dei Ministri UE (documento allegato)

Riscrittura morbida ma perfida

In effetti si sta riscrivendo il Trattato di Maastricht pezzi e bocconi. E senza una chiara idea, per utilizzare il linguaggio colloquiale, su dove si andrà a parare. Il negoziato, peraltro altamente giuridico, riguarda come dare un’interpretazione estiva ad alcuni articoli del Trattato di Maastricht (in particolare il 114) per potere affidare compiti alla Bce in materia di resolution di crisi bancarie (ossia riassetto di istituti) senza dovere emendare formalmente il Trattato, poiché – come è noto – la Germania (non solo il Governo ancora in carica ma anche verosimilmente la prossima legislatura) è contraria a un nuovo negoziato che comporti ratifiche da parte dei parlamenti dell’eurozona (ed in alcuni casi anche di referendum).

I passi della riscrittura

In effetti, l’opera di riscrittura del Trattato è iniziata con il Protocollo Interpretativo del 2005, quando l’inchiostro era ancora caldo sul testo ufficiale del documento, per permetterne una lettura più lasca dato che gli “azionisti di maggioranza” (Germania e Francia) travalicavano i parametri di stabilità, specialmente il vincolo in base a cui l’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni non deve superare il 3% del Pil.

La crisi iniziata nel 2007 ha portato, da un lato, al Fiscal Compact per rendere i freni più serrati (e più cogenti) e, dall’altro, alla creazione, in varie forme, del Fondo Salva Stati che è in chiara contraddizione con il Trattato e con la teoria mundelliana dell’’area valutaria ottimale’ che dovrebbe essere alla base di qualsiasi unione monetaria.

L’aggiornamento del Trattato potrebbe essere elemento centrale del semestre luglio-dicembre 2014 quando l’Italia presiede il Consiglio dei Ministri UE.

Europa, dalla Finlandia con furore: riscrivere Maastricht, please

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