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Con questa riforma, dice a Formiche.net Maria Grazia Frijia, deputato di Fratelli d’Italia, componente della commissione trasporti alla Camera, intendiamo dare profondità non solo al sistema portuale italiano in sé, ma anche a quell’idea di promozione internazionale caldeggiata da Giorgia Meloni, per dare all’Italia un ruolo rilevante in Europa e nel Mediterraneo. L’obiettivo, spiega, è quello di garantire il futuro a uno degli asset più importanti del sistema economico italiano. In questo senso nasce la riforma del sistema portuale italiano per sostenere i porti italiani ad essere maggiormente competitivi, con uno sguardo alla geopolitica e all’inflazione. “Il trasporto marittimo influisce sul costo del prodotto finito che noi troviamo anche al supermercato, quindi import/export italiano e logistica rappresentano due elementi fondamentali per valorizzare il settore manifatturiero italiano. Su questo tema abbiamo chiesto al Governo di attivarsi presso tutte le sedi competenti europee”.

Perché l’approvazione della risoluzione per la valorizzazione del sistema portuale italiano in commissione Trasporti, presentata assieme ai colleghi di maggioranza Andrea Caroppo e Domenico Furgiuele, è un risultato utile al comparto marittimo nazionale?

La nostra proposta parte dal una considerazione: la legge 84 del 94 con tutte le sue modifiche è stata comunque una legge che ha consentito al sistema portuale italiano di essere al passo coi tempi. Ma di fatto alcuni elementi, come la governance delle Autorità portuali piuttosto che l’intervento dei capitali privati all’interno del sistema portuale, hanno rappresentato delle criticità, perché in passato non hanno trovato quella piena attuazione che dovevano vedere applicata. E questo anche di fronte ai cambiamenti geopolitici, climatici e legati al modo di vedere lo sviluppo dei traffici commerciali sul mare. Questo ci porta oggi a fare alcune considerazioni relative a questi traffici.

Ovvero?

La globalizzazione, intesa come la intendevamo fino a qualche anno fa, non è più pensabile: assistiamo alla creazione di tre macroregioni a livello mondiale, quindi anche i traffici saranno in qualche modo ripensati. Alla luce di queste grandi trasformazioni, ambientali, commerciali ed economiche, vi è la necessità di lavorare per modernizzare un sistema che per essere competitivo ha la necessità di aggiornarsi.

In che modo?

Per fare questo noi abbiamo pensato di lavorare su un percorso attivato in Commissione con le audizioni degli operatori del pilastro portuale marittimo e, in seguito, elaborare una risoluzione di maggioranza: in questo caso è passata e prevede tutta una serie di impegni del Governo in determinati settori che rappresentano gli asset di sviluppo del sistema portuale. Penso alla digitalizzazione, alla sostenibilità, agli investimenti sul deficit di interconnessione, al potenziamento del sistema logistico nel suo complesso e al tema dei porti green. Si tratta di interventi che sono tra l’altro previsti dal Pnrr o meglio dal fondo complementare sui porti italiani per essere sempre più al passo con quella sostenibilità ambientale che ci chiede anche l’Europa.

Cosa prevede la vostra risoluzione?

Abbiamo acceso il riflettore sulle nuove tassazioni che l’Europa impone al sistema portuale, legate alla transizione energetica e ambientale e che ci portano a vedere alcuni porti italiani come Gioia Tauro essere potenzialmente penalizzati da queste normative europee in termini ambientali. Utile quindi modificare anche l’assetto giuridico delle Autorità di sistema portuale partendo dal presupposto che le autorità devono rimanere enti pubblici, ma con la possibilità di rendere sempre più competitivo l’intero sistema di governance affinché l’intera organizzazione sia sinergica e diventi un unicum produttivo e strategico per la nostra nazione.

Come si lega questo provvedimento alla diffusione del made in Italy e al tema dell’inflazione?

Il nostro sistema produttivo manifatturiero e anche il valore che i traffici commerciali hanno possono influire sulla vita quotidiana dei nostri concittadini. L’import e l’export marittimo, soprattutto nel settore dei beni e della produzione manifatturiera, rappresentano la prima modalità di trasporto in termini di peso, con circa 230 milioni di tonnellate di merci trasportate. Questo è un dato del 2019.

Cosa vuol dire questo?

Che per quanto concerne il manifatturiero italiano, come il made in Italy, per esportare i nostri prodotti abbiamo bisogno di un sistema portuale efficiente in termini di logistica e di velocità. E qualora questo sistema presentasse delle criticità, e quindi non fosse così efficiente, causerebbe un aumento dei costi, penalizzando il nostro sistema di import/export e le tasche dei contribuenti. Il trasporto marittimo influisce sul costo del prodotto finito che noi troviamo anche al supermercato, quindi import/export italiano e logistica rappresentano due elementi fondamentali per valorizzare il settore manifatturiero italiano. Su questo tema abbiamo chiesto al governo di attivarsi presso tutte le sedi competenti europee, al fine di modificare le norme ambientali che sono citate nella risoluzione per evitare dinamiche distorsive del mercato e quindi salvaguardare i porti strategici per l’Italia e per l’Europa come Gioia Tauro.

C’è stata un’interlocuzione col Pd, visto che si tratta di una tematica che investe i decenni a venire?

Abbiamo dato parere favorevole su quei punti proposti dal Pd che ci sembravano coerenti, dimostrando un metodo di lavoro aperturista che non pregiudica il dialogo con l’opposizione, a dimostrazione del fatto che per noi la priorità è andare ad efficientare tutto il sistema. In più, nella nostra risoluzione abbiamo anche voluto porre l’accento su un altro tema.

Quale?

La portualità diffusa che in termini turistici ha una valenza economica molto importante: quei porti andrebbero ricompresi e valorizzati in un percorso di riorganizzazione del sistema che vede la governance del Ministero lavorare nella riorganizzazione di tutto il sistema proprio per valorizzare anche la parte dei porticcioli turistici.

Geopolitica, trasporti e inflazione. Così la riforma dei porti fa centro. Parla Frijia (FdI)

Il deputato della commissione Trasporti: “Investiamo nel sistemi dei porti italiani perché la globalizzazione, intesa come la intendevamo fino a qualche anno fa, non c’è più: assistiamo alla creazione di tre macroregioni a livello mondiale, quindi anche i traffici saranno in qualche modo ripensati. Vogliamo rendere sempre più competitivo l’intero sistema di governance affinché l’intera organizzazione sia sinergica e diventi un unicum produttivo e strategico per la nostra nazione”

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