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Scorporare o non scorporare la rete? E un assetto proprietario straniero può davvero mettere in pericolo la sicurezza nazionale? Discussioni, ipotesi e analisi che attraversano la vicenda Telecom-Telefonica e si ritrovano anche sul sito più amato dagli 007, Silendo.org.

La cessione di quote azionarie della Telecom detenute dai soci italiani alla sorella spagnola Telefonica ha aperto il dibattito della sicurezza nazionale: attraverso la rete telefonica, infatti, non avvengono solo le semplici telecomunicazioni dei cittadini, ma anche quelle istituzionali, sia interne che esterne. E nella discussione tra gli utenti di Silendo.org si intravedono le diverse opinioni su come si dovrebbe, o potrebbe, giocare la partita del controllo della rete di telecomunicazioni.

Scorporo sì, scorporo no

Tra le questioni centrali sull’acquisto delle azioni Telecom da parte di Telefonica c’è sicuramente il dibattito sulla proprietà della rete. Infatti, come ricorda l’utente chiamato “Nemo Profeta” sul sito Silendo.org, la proprietà delle risorse è ben diversa dalla loro gestione e così se lo scorporo dovesse esserci – come auspicano anche i Servizi Segreti – non avrebbe nessuna importanza se ad acquistare le quote azionarie della Telecom fossero investitori stranieri e non italiani perché alla base la proprietà fisica degli impianti resterebbe, ovviamente, sul territorio italiano e quindi soggetta alle leggi italiane. “Ci sono gli strumenti legali per impedire l’accesso alla rete”, continua Nemo Profeta, e una partecipazione spagnola, francese o cinese non sarebbe più un problema.
Ma se così dovesse accadere, sostiene l’utente “mv”, allora sarebbe necessario mettersi d’accordo con gli spagnoli in modo che gli apparati pubblici italiani avessero un accesso diretto a tutte le strutture. E, continua “mv”, “con 12-15 miliardi, si potrebbero fare ricerche di punta per un bel po’: finanziare quella anziché tutta la rete, doppini e roba inutile compresa, non sarebbe efficace, creando un forte incentivo a restare a Torino?” Dunque, se il nodo della questione è la gestione della rete, perché non tenerla in Italia in modo da poterci investire, e quindi guadagnare?

Un problema di gestione o di mancata politica industriale?

Non può essere una compagnia straniera a gestire la principale azienda di telecomunicazioni italiana, però dal dibattito su Silendo.org la sicurezza nazionale non è l’unico punto di attrito: ci si chiede, infatti, perché non si possa cedere parte della Telecom in nome della sicurezza se poi le comunicazioni delle ambasciate italiane sparse per il mondo sono affidate a compagnie straniere. Sarebbe un paradosso pensare che lo Stato italiano permettesse che le comunicazioni con le sue sedi diplomatiche fossero in qualche modo non sicure, solo perché gestite da compagnie straniere. Allora qual è il punto? “Il vero problema è che sarà più difficile farsi i fatti propri”, sostiene l’utente “#35”, ma ancora una volta “mv” non è d’accordo: la questione non è la sicurezza, ma solo economica: “Tra le varie banche coinvolte, c’è chi ha tanto interesse a privatizzare i profitti e socializzare le perdite (vecchio slogan sempre attuale). Come mungere la vacca pubblica? Tiriamo fuori la sicurezza nazionale!”.

Gli interessi, dunque, sono molteplici: economici, politici e di sicurezza nazionale a cui l’utente “mv” risponde così: “Si tratta del solito, annoso problema: ridere o piangere?”.

Sul sito più amato dagli 007 ci si accalora sulla rete Telecom

Scorporare o non scorporare la rete? E un assetto proprietario straniero può davvero mettere in pericolo la sicurezza nazionale? Discussioni, ipotesi e analisi che attraversano la vicenda Telecom-Telefonica e si ritrovano anche sul sito più amato dagli 007, Silendo.org. La cessione di quote azionarie della Telecom detenute dai soci italiani alla sorella spagnola Telefonica ha aperto il dibattito della sicurezza nazionale: attraverso…

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