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Per gentile concessione dell’editore, del direttore e dell’autore, pubblichiamo l’articolo del giornalista e scrittore Marco Cobianchi uscita sul quotidiano Italia Oggi

La «questione Renzi» sta diventando noiosa. Anche perché a nessuno è ben chiaro quali sono i motivi politici che stanno alla base dell’odio, perché di odio si tratta, del suo stesso partito verso di lui. Odiarlo perché «arrivista» e «egocentrico» non basta, troppo facile. L’odio viene da molto più lontano: dalla divisione della società per classi. Per capire a quale classe sociale appartiene Renzi, e a quale si rivolge, basta guardare i suoi nemici: è disprezzato dai ricchi, odiato dai poveri e ridicolizzato dagli intellettuali. Perfetto: è un borghese. Se aggiungiamo che è pure guardato con sospetto dalla Chiesa, si deve concludere che è un arciborghese. Come tale si rivolge a quello che viene comunemente definito «ceto medio produttivo» mentre il suo partito continua a perdere tempo con quello «riflessivo».

La prima caratteristica di Renzi è che è contraddittorio: si potrebbero passare giorni a rilevare le incongruenze della sua narrazione politica, dai suoi primi libri fino al programma per le primarie del partito. Sono le incongruenze tipiche del borghese, il quale vuole la democrazia ma guarda con sospetto l’uguaglianza. La democrazia, unita al mercato, porta maggiore disuguaglianza, non maggiore uguaglianza. Ma, mentre il Pd supera questa contraddizione, atavica, con la formula della «redistribuzione del reddito», Renzi non se ne cura affatto ed esalta il ruolo della meritocrazia che, nel suo discorso politico, diventa la giustificazione delle disuguaglianze create dal democrazia e dal mercato.

Il borghese è a favore della meritocrazia, ma non in quanto valore, ma come miglior mezzo per arricchirsi ed è proprio questo che rende sospettoso il Pd: non convince né gli ex comunisti del Pd, né gli ex cattolici di sinistra della Margherita perché, per entrambi, nulla, nella narrazione politica, ha senso se non ispirato da un ideale. Al Renzi borghese, i valori, e forse anche gli ideali, in fondo, non interessano molto: è un uomo pratico. Per lui, la politica non è l’emancipazione del genere umano, alla Boldrini, e non serve per dare rappresentanza alle classi disagiate, alla Cuperlo, ma è utile per gestire bene il «qui e ora» perché il borghese non ha un passato, ha una visione limitata del futuro, ma il presente è suo.

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