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Dal primo dicembre 2023 al 30 novembre 2024, le persone in possesso di passaporto ordinario italiano che andranno in Cina per attività imprenditoriali, turismo, visita a parenti e amici, e in transito per non più di 15 giorni potranno entrare senza visto.

Il ministero degli Esteri cinese ha annunciato che l’obiettivo di questa decisione è facilitare i servizi di mobilità dei cittadini cinesi e stranieri, e di favorire un’apertura di alto livello. Pechino ha precisato che la politica di esenzione dal visto unilaterale è un test, una sperimentazione. Riguarderà non solo l’Italia, ma anche i titolari di passaporto ordinario di Francia, Germania, Paesi Bassi, Spagna e Malesia.

Sono tutti Paesi con cui la Cina ha interessi a mostrarsi amica e costruttiva. Nel caso italiano c’è la questione della Belt and Road Initiative (tra un mese il governo Meloni sarà chiamato a scegliere se rinnovare o meno l’adesione del 2019) e la necessità di mantenere attivi i rapporti sotto l’ombrello della strategic partnership (che nel 2024 compierà venti anni). In generale, tutti gli europei sono corteggiati anche pensando all’incontro Ue-Cina del 7-8 dicembre. La Malesia è invece un gancio nell’Indo Pacifico, dove gli Usa stanno stringendo il fronte di alleati e partner.

“Questa decisione faciliterà i viaggi in Cina per molti cittadini tedeschi in misura senza precedenti”, ha detto l’ambasciatrice tedesca in Cina, Patricia Flor. “Speriamo che il governo cinese attuerà le misure annunciate oggi per tutti gli Stati membri dell’Ue”.

La Cina ha preso provvedimenti negli ultimi mesi — incluso il ripristino delle rotte di volo internazionali — per rilanciare il suo settore turistico dopo tre anni di rigide misure per far fronte alla pandemia, che hanno in gran parte chiuso le sue frontiere al mondo esterno. Il governo sta anche cercando di ristabilire l’immagine di Pechino in tutto il mondo dopo essersi scontrato con molti Paesi occidentali su varie questioni — tra cui Covid, diritti umani, Taiwan e commercio.

Situazioni che hanno prodotto varie decisioni “anti-cinesi”, e per questo Pechino avrebbe corso ai ripari in vario modo.

Questo mese, la Cina ha già ampliato la sua politica di transito senza visto a 54 paesi. Ad agosto, la Cina ha abolito tutti i requisiti dei Covid Test per i viaggiatori in entrata. Ha ripreso anche l’ingresso senza visto di 15 giorni per i cittadini di Singapore e Brunei a luglio. I voli internazionali dentro e fuori il paese, pur recuperando più lentamente dei servizi sulla rete nazionale, hanno ripreso piede. L’utorità aeronautica cinese ha detto in ottobre che erano previsti 16.680 voli settimanali da novembre a marzo, con voli passeggeri che dovrebbero raggiungere il 71% del totale quattro anni fa.

Le mosse, come accennato, seguono un’esigenza. Un recente sondaggio del Pew Research Center condotto in 24 Paesi ha rivelato che le opinioni sulla Cina erano ampiamente negative, con il 67% degli adulti che esprimevano opinioni sfavorevoli. A Pechino serve anche un’operazione di immagine, mostrandosi aperta. Più della metà degli intervistati ha affermato che la Cina ha interferito negli affari di altri paesi e non ha tenuto conto degli interessi di altri.

La Passport Diplomacy con l’Italia e altri europei indica che nel Partito/Stato si è consapevoli che serve cambiare comportamento. Non è chiaro per ora quanto questo cambiamento avrà un senso tattico — operazione di immagine — oppure sarà qualcosa di più profondo.

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