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Quella pakistana è stata la prima rivendicazione di vittoria elettorale prodotta con una intelligenza artificiale generativa, perché il leader del partito che ha ottenuto la maggioranza dei seggi è attualmente incarcerato dalla maggioranza che governa il Paese. Imra Khan ha rivendicato la vittoria appena dopo che il suo rivale, il premier Nawaz Sharif, aveva fatto altrettanto. Basterebbe questo contesto per comprendere che a vincere è stato effettivamente il caos, tra accuse di brogli, disinformazione (anche usando l’AI), scontri. Sono morte 50 persone dal voto allo scrutinio.

Le elezioni sono state tra le più contestate e incerte della storia del Paese. Il voto si è svolto in un clima di alta tensione politica, violenza militante, crisi economica e interferenza del mondo militare ai seggi. Il risultato finale ha visto una vittoria a sorpresa delle forze collegate al partito di Khan, il Pakistan Tehreek-e-Insaf (Pti), che ha ottenuto la maggioranza relativa dei seggi nell’Assemblea nazionale anche tramite diversi candidati che si sono sono presentati come indipendenti per evitare di essere scartati o perseguitati. Segue il raggruppamento di  Sharif, la Pakistan Muslim League (Pml-N), e dal partito di Bilawal Bhutto Zardari, il Pakistan People’s Party (Ppp).

Il processo elettorale è stato fortemente criticato da osservatori nazionali e internazionali per le sue irregolarità, ritardi e accuse di brogli. Il Pml-N e il Ppp hanno rifiutato di accettare i risultati e hanno annunciato di formare un’alleanza di opposizione per sfidare il mandato del Pti. Le forze di Khan hanno invece promesso di formare un governo di coalizione con altri partiti minori e indipendenti.

Contrariamente ai racconti più terzi, il capo dell’esercito pakistano, il generale Syed Asim Munir, si è congratulato con il Paese per la “condotta di successo” del voto, dicendo che la nazione aveva bisogno di “mani stabili” per passare dalla politica di “anarchia e polarizzazione”. Ha detto in una dichiarazione: “Le elezioni non sono una competizione a somma zero di vittoria e sconfitta, ma un esercizio per determinare il mandato del popolo. La leadership politica e i suoi lavoratori dovrebbero superare gli interessi personali e sinergizzare gli sforzi nel governare e servire il popolo, che è forse l’unico modo per rendere la democrazia funzionale e propositiva”. Sotto certi punti di vista, questa linea può esser letta come un tentativo di avviare un nuovo percorso politico per mantenere le forze armate vicine al potere.

L’esito delle elezioni in Pakistan ha importanti implicazioni per la stabilità e la sicurezza della regione. Il Paese è dotato di armi nucleari, confinante con l’Afghanistan (governato dai Talebani), con l’India (in una condizione di belligeranza), con la Cina (di cui è proxy di affaccio per la Belt & Road Initiative) e con il complesso Iran. Il Pakistan è anche un complicato alleato strategico degli Stati Uniti nella lotta al terrorismo, ma allo stesso tempo ha dei legami controversi con gruppi estremisti come i talebani e il Lashkar-e-Taiba.

Mentre questi sono gli elementi che rendono la stabilità del Paese – al confine tra Asia Centrale e Medio Oriente – particolarmente importante per le dinamiche internazionale, le sfide interne sono complesse e preoccupanti per il successo di un qualsiasi nuovo governo. Rilanciare l’economia – che soffre di una grave carenza di valuta estera, un alto debito pubblico, una bassa crescita e una forte inflazione – è il punto centrale. Da lì si apre il discorso della riforma del sistema fiscale, giudiziario, educativo e sanitario, che sono inefficienti, corrotti e iniqui. Sono vettori per combattere la povertà, la disuguaglianza, la disoccupazione e l’analfabetismo, che affliggono gran parte della popolazione. Ma c’è anche un tema di sicurezza: contrastare la violenza, l’estremismo, il separatismo e il crimine organizzato, sono gli obiettivi per la stabilità nazionale.

IL VIDEO

 

Vittoria con l'AI e sangue vero. Come sono andate le elezioni in Pakistan

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