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Antonio Tajani, vicepremier e segretario nazionale di Forza Italia, ha commentato il recente voto marchigiano, valdostano e calabrese dicendo che il suo partito, Forza Italia, sta diventando l’unico vero partito di centro nella cittadella politica italiana dopo la trasformazione progressiva dell’alleanza di centro sinistra in una oggettiva e granitica coalizione di sinistra. Come, del resto, è diventato il “campo largo” a guida Schlein, Conte, Fratoianni/Bonelli/Salis e Landini. Ed è anche normale, al contempo, ricordare che il massimalismo, il radicalismo, l’estremismo e il populismo sono diventati gli ingredienti fondamentali e costitutivi di questa alleanza.

Ed è proprio partendo da questa considerazione, peraltro oggettiva, che Tajani coglie nel segno quando sostiene che questo soggetto di centro espressione di una cultura politica di centro e all’interno di una cornice di coalizione, oggi può essere sostanzialmente un solo partito: e cioè Forza Italia. Un partito che declina un progetto politico centrista, riformista e di governo che rifugge da ogni sorta di massimalismo e di radicalismo – e men che meno da ogni deriva populista e qualunquista – e che, all’interno di una coalizione di governo, riesce a condizionare ed orientare il progetto politico complessivo dell’alleanza stessa.

Ora, è propio all’interno di questo quadro che si inserisce l’osservazione di Tajani sulla necessità e anche sull’ambizione di diventare il punto di riferimento politico ed elettorale del mondo ex democristiano. Ed anche ex socialista. Cioè di un’area culturale e politica – seppur con diverse sensibilità ed accenti – autenticamente democratica e riformista e che esprime una vera e credibile cultura di governo. L’esatto opposto, quindi, del movimentismo e dello spontaneismo – l’ormai celebre slogan della “fantasia al potere” – che sono diventati la cifra costitutiva ed essenziale della strategia politica del Pd della Schelin e di quasi tutta la coalizione di sinistra e progressista. E, per fermarsi all’area ex democristiana, non possiamo non ricordare che, al di là della quota di elettorato riconducibile ancora all’esperienza concreta vissuta con la Dc, si tratta di intercettare una sensibilità e anche e soprattutto una cultura politica che sono ancora ben presenti nella società italiana. Certo, e come ovvio, tocca anche al partito di Forza Italia farsi carico, attraverso l’elaborazione del progetto politico, delle domande e delle indicazioni che provengono dall’area e dalla galassia ex democristiana. Che, è inutile negarlo, non ha più avuto – soprattutto dopo il profondo cambiamento intervenuto nel Pd rispetto alla sua intuizione originaria e alla mancanza di luoghi politici di riferimento in quella coalizione – interlocutori seri, politicamente affidabili e culturalmente coerenti in questi ultimi anni.

Ecco perché, nel momento in cui Forza Italia incrementa il suo bacino elettorale, al contempo ha il dovere politico anche di allargare la sua rappresentanza a quel mondo ex democristiano – ed ex socialista – che richiede, appunto, un rinnovato protagonismo della rispettiva cultura politica. Ed è anche per queste motivazioni che in questa particolare stagione politica e alla luce delle profonde trasformazioni che sono intervenute negli attori politici, cioè nei partiti, si rende quantomai necessaria una iniziativa politica che recuperi le antiche e sempre attuali e moderne culture politiche. A cominciare, appunto, da quella che comunemente viene chiamata area ex democristiana.

Tajani e gli ex democristiani. L'intervento di Merlo

Tajani commenta il voto marchigiano, valdostano e calabrese affermando che il suo partito, Forza Italia, sta diventando l’unico vero partito di centro nella scena politica italiana. Un partito che promuove un progetto politico centrista, riformista e di governo che rifugge da massimalismo e radicalismo. Forza Italia si propone di diventare il punto di riferimento politico ed elettorale del mondo ex democristiano, un mondo dall’aspirazione autenticamente democratica e riformista

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