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L’intenzione esplicitata dal cancelliere Friedrich Merz di rendere la Germania l’avanguardia della difesa europea si scontra con una realtà più complessa. Dopo l’invasione russa in Ucraina, Berlino ha deciso di voltare pagina abbandonando le paure legate al riarmo annunciando un piano enorme per finanziare le proprie forze armate. Uno dei vulnus principali era la carenza di uomini, un problema non ancora risolto. Anche per colpa delle regole comunitarie. Le leggi sulla privacy dell’Unione europea sono rigide tanto quanto quelle tedesche e hanno impedito a chi di dovere di raggiungere i possibili interessati. “È pazzesco”, si è trovato ad ammettere al Financial Times Patrick Sensburg, a capo dell’Associazione dei riservisti delle forze armate. “Abbiamo perso i loro contatti”.

I numeri che si vogliono raggiungere sono significativi. Entro il 2030, l’esercito dovrà essere composto da almeno 200.000 soldati, un aumento di 20.000 unità rispetto ad oggi. I riservisti, invece, devono passare dagli attuali 60.000 a 260.000. Per farlo c’è bisogno di poter contattare i papabili arruolabili, ma la legge non lo permette. Dietro c’è sicuramente un retaggio del passato, visto che la Germania ha avuto prima il nazismo e poi la Repubblica Democratica Tedesca (DDR), per cui si è instaurata una cultura del controllo fortemente limitata.

La legge sulla privacy tedesca è basata su tre testi legislativi. Il principale è il Gdpr, adottato nel 2018 dall’Unione europea, da cui tutto dipende. La Bsdg-new è stata emanata nello stesso anno proprio per allineare la norma nazionale a quella comunitaria, non solo Gdpr ma anche la direttiva europea sulla privacy per la politica e la giustizia. La Bsdg-new protegge tutti i dati personali destinati all’archiviazione, sia quelli generati tramite tecnologie avanzate sia quelli elaborati con metodi tradizionali. Dal 2023, infine, è stata introdotta la Telekommunikation Telemedien Datenschutzgesetz (Ttdsg), la legge sulla protezione dei dati per i fornitori di comunicazioni elettroniche e di servizi di telecomunicazioni.

La questione è delicata. Da una parte, il momento storico sta portando verso una maggiore attenzione alle questioni legate alla sicurezza e alla difesa. Dall’altra, rimane il principio di tutela del cittadino. Dalla Difesa fanno sapere che stanno “costantemente esaminando come le attuali norme sulla protezione dei dati possano essere conciliate con le esigenze del lavoro dei riservisti, nonché con la ripresa della registrazione e del monitoraggio militare, a cui aspiriamo nell’ambito di un nuovo modello di servizio”.

Quello che però per Sensburg rimane inspiegabile è per quale motivo l’ente che riscuote la tassa del canone televisivo può contattare i cittadini mentre a lui questa possibilità viene negata per rintracciare le persone inserite nell’elenco dei possibili riservisti. In Germani circa 10 milioni di persone hanno prestato servizio nell’esercito o sono riservisti. Il 90% di loro è over 65, per cui sono già esentati da eventuali richiami. Ma del restante 10% non c’è traccia. Di loro non si sa nulla, nemmeno “la forma fisica”, quindi figurarsi un interesse per tornare a indossare la divisa. Basterebbe però che una piccola percentuale di questi fosse favorevole per coprire il buco.

Chi ha visto i riservisti? In Germania la legge sulla privacy blocca il reclutamento dell'esercito

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