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Al largo di Saint-Nazaire, la marina francese ha fermato e immobilizzato una petroliera appartenente alla flotta ombra russa, lo strumento con cui Mosca aggira le sanzioni occidentali e prepara o compie operazioni ibride.

Come riportato da Le Monde, il nome della nave, Pushpa, bandiera del Benin, è familiare agli addetti ai lavori. Inserita nelle liste nere europee, in passato è stata ribattezzata più volte, battendo di volta in volta i vessilli di Mongolia, Gambia, Gabon o Malawi. Un classico della navigazione ombra, bandiere di comodo, società schermo, triangolazioni tra Seychelles, Dubai ed Emirati Arabi Uniti. Il tutto per mascherare i carichi di greggio russo diretti verso Asia e India, dove la raffineria di Vadinar, in parte di proprietà Rosneft,  continua a macinare petrolio nonostante le sanzioni.

L’intervento francese

L’ispezione condotta dalle forze francesi ha portato all’apertura di un’inchiesta per “mancanza di giustificazione della nazionalità della nave” e “rifiuto di obbedire”. Due membri dell’equipaggio, il comandante e il suo vice, sono infatti finiti in custodia cautelare. Il fermo della nave è facilmente collegabile alle azioni di guerra ibrida ed invio dei droni che hanno visto protagonisti i cieli europei. Tra il 22 e il 24 settembre, droni non identificati hanno costretto alla chiusura per ore gli aeroporti di Copenaghen e Aalborg, incursione che la premier danese Mette Frederiksen ha ufficialmente definito come atti di guerra ibrida.

Secondo dati di tracciamento navale, proprio il Pushpa (già ribattezzato Boracay) si trovava nel Baltico nelle stesse ore dei sorvoli. Informazioni che non sono prove definitive, dunque non bastano ad attribuire alla nave fantasma la responsabilità degli eventi, ma che sicuramente contribuiscono alla formazione di ipotesi di scenario utili alla comprensione del fenomeno. Un’operazione di disturbo firmata Mosca, per altri.

La rete opaca delle flotte fantasma

Le flotte fantasma sono ormai una risorsa strategica per Mosca. Oltre 600 unità, stimate dalla Kyiv School of Economics, trasportano il 70% delle esportazioni russe di petrolio via mare, con un valore di oltre 10 miliardi di dollari investiti dal Cremlino per costruire la sua armata mercantile parallela.

Le tecniche di occultamento sono note ma efficaci. Spegnimento dei transponder per giorni interi, scambi di identità tra navi gemelle, trasbordi sospetti al largo di Grecia e Gibilterra, registri navali “subappaltati” a società private con sede a Dubai o Monrovia. In primavera, la stessa petroliera, allora con il nome Kiwala, poi Pushpa e ora Boracay, era stata fermata dall’Estonia con 40 irregolarità accertate, salvo poi essere rilasciata per cavilli legali.

Il rischio per l’Europa

La proliferazione di queste unità vecchie, mal assicurate e opache rappresenta una minaccia concreta per la sicurezza energetica e ambientale europea. Nel 2024 Allianz ha stimato tra le 600 e le 1.400 petroliere fantasma operative nel mondo. Un quinto della flotta globale. Bombe a orologeria che transitano davanti alle coste dell’Unione con carichi altamente infiammabili e la possibilità, sempre più concreta, di essere usate come base logistica e operativa per sabotaggi infrastrutturali.

 

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