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Quello arrivato dall’Italia a Israele dopo l’assalto di Hamas di dieci giorni fa è un messaggio di “forte sostegno e solidarietà a Israele, sia da parte del popolo italiano, sia da parte di praticamente tutta la classe politica italiano, dal governo e dall’opposizione, da alcuni sindaci e presidenti di Regione”. A parlare a Formiche.net è Alon Bar, da poco più di un anno ambasciatore di Israele in Italia.

Perché è così importante per Israele il sostegno internazionale?

Questo è uno dei momenti più difficili della storia di Israele. È importante per noi che la gente non torni ad analizzare e a comprendere la situazione come un ennesimo scontro a fuoco tra Israele e Gaza, come abbiamo visto negli ultimi 15 anni. Quello che è successo in questo caso è totalmente diverso. Ed è una guerra. E non finirà senza la totale eliminazione della capacità di Hamas di lanciare attacchi contro. Il forte sostegno morale al diritto di Israele di difendersi credo sia molto importante per noi ma anche per i nostri nemici affinché comprendano che c’è un limite all’equilibrio morale richiesto dalla comunità internazionale e che quest’ultima, in particolare i nostri alleati occidentali, dà pieno sostegno a Israele, include il diritto a difendersi.

Ha detto nemici, non nemico. Chi, oltre a Hamas?

Mi riferisco a Hezbollah, Jihad islamica, Siria, Iran, a tutti coloro che nella nostra regione e oltre credono di poter attaccare Israele e nel momento in cui Israele risponde immediatamente la comunità internazionale inizia a condannare Israele. È importante che si accorgano che in questo momento Israele ha un sostegno molto forte. La visita del cancelliere tedesco Olaf Scholz di oggi, quella del presidente statunitense Joe Biden domani, quella del ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani pochi giorni fa e quelle di molti altri ministri dimostrano un sostegno molto forte non solo per noi, ma per tutti i Paesi che ci circondano. Israele è importante per il mondo occidentale. I Paesi occidentali lo sanno e sono dalla parte di Israele. Questo è estremamente importante per noi e per molti altri.

Lei è nato nel kibbutz di Sasa, nell’Alta Galilea, vicino al confine con il Libano, un Paese importante per l’Italia che lì ha 1.103 militari impegnati nella missione Unifil delle Nazioni Unite. Qual è la situazione lì?

Molte persone hanno lasciato quel kibbutz per il rischio di attacchi terroristici e lanci di razzi e missili nel Nord. Non siamo ancora davanti a una guerra su larga scala con il Libano. Ma la possibilità che qualcuno di Hezbollah giunga alla conclusione sbagliata e che si decida di attaccare seriamente Israele, e anche la possibilità che ci sia un errore di calcolo, che si faccia la mossa sbagliata, è molto alta.

Quali potrebbero essere le conseguenze di un attacco dal Libano?

Le conseguenze per Hezbollah ma anche per il Libano saranno devastanti. Vogliamo assolutamente evitarlo. E siamo molto grati a coloro, come il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, hanno avuto colloqui telefonici e cercato di fare qualsiasi cosa per evitare un’escalation e per evitare l’intervento di Siria e Libano. Non siamo ancora sicuri che Hezbollah stia ascoltando questi appelli. E non siamo ancora sicuri che Hezbollah si preoccupi abbastanza della gente in Libano, per evitare di continuare ad attaccare Israele.

Dopo l’assalto di Hamas ha visto un aumento dell’antisemitismo in Italia?

Non ne sono sicuro. Penso che ci siano indicatori molto difficili da giudicare. Ci sono stati episodi, in alcune università e piazze, di sostegno a Hamas, il che è, a mio parere, oltraggioso. Capisco la solidarietà con le vittime, comprese quelle palestinesi. Ma il sostegno ad Hamas che ha ucciso, dato alle fiamme e rapito è scandaloso. Ma non so se si tratta di un grave aumento di antisemitismo. Voglio sottolineare il forte messaggio di solidarietà e sostegno dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e da molti membri del governo ieri in occasione della cerimonia nel ricordo degli 80 anni del rastrellamento nazista degli ebrei. Ma il fatto è che nel 2023, israeliani ed ebrei si preoccupano di avere simboli della loro identità nelle strade delle città italiane, anche dopo che Hamas ha attaccato villaggi israeliani e ucciso e assassinato persone. E per me è qualcosa che chiama tutti noi a riflettere. Al contrario, le persone che si identificano come sostenitori di Hamas o dei palestinesi non si preoccupano di camminare per strada in Italia. Non voglio che si preoccupino, certo. Ma è giusto che ebrei e israeliani lo facciano?

Siamo davanti a uno dei classici dilemmi delle società aperte. Esiste una soluzione a questo?

Non esiste una soluzione facile. Ma la questione riguarda la legittimità, di ciò che è legittimo come la libertà di espressione. È libertà di espressione manifestare a sostegno dell’uccisione di israeliani ed ebrei, celebrare Hamas? È ciò che vogliamo vedere nelle nostre strade? Non critico le autorità italiane. L’Italia è un Paese libero, deve decidere cosa è legittimo, cosa permettere e cosa no. Ma vi pongo una domanda: è logico che oggi, mentre l’Italia sostiene la libertà, gli ebrei e gli israeliani abbiano paura di camminare nelle strade e nelle università italiane e di rivelare la propria identità? Fa parte di ciò che chiamate libertà di parola o libertà di qualcos’altro? Non ne sono sicuro.

Dopo Scholz e Biden anche il presidente francese Emmanuel Macron ha annunciato una visita in Israele. Dovrebbe esserci poi quella del premier greco Kyriakos Mitsotakis. Ci sarà presto anche quella del presidente Meloni?

Preferisco non parlare a nome del presidente Meloni. Abbiamo molto apprezzato la visita del vicepresidente del Consiglio Tajani. Se Meloni deciderà di farlo, sono sicuro che sarà molto apprezzato da Israele.

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Il diplomatico ringrazia l’Italia per i messaggi di “forte sostegno e solidarietà” dopo l’assalto di Hamas. Ma certe piazze a favore dell’organizzazione terroristica sono “scandalose”, dice. Meloni in visita come Scholz, Biden e Macron? “Se deciderà di farlo, sono sicuro che sarà molto apprezzato”

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