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L’Open science ha lo scopo di rendere disponibili a tutti i prodotti e i processi della ricerca finanziata da risorse pubbliche, rispettando le diverse culture, mantenendo la sicurezza e la privacy e promuovendo le collaborazioni internazionali, la riproducibilità del dato e l’equità nell’accesso ai risultati scientifici. Per promuovere questi obiettivi, l’Office for science and technology policy della Casa Bianca e il National science and technology council hanno dichiarato il 2023 l’anno dell’Open science.

La Nasa ha subito aderito all’iniziativa, invitando il maggior numero possibile di scienziati a partecipare al progetto pluriennale Transform to Open science. In effetti, l’anno dell’Open science rappresenta un’opportunità importante per le agenzie spaziali, di fronte alla necessità di adattarsi rapidamente a un mondo in cui condividere le conoscenze e l’innovazione collaborativa diventa sempre più importante.

La scienza aperta si basa sull’idea che la conoscenza scientifica debba essere accessibile a tutti, indipendentemente dalla posizione geografica o dal livello di istruzione. Con l’avvento delle tecnologie digitali, la diffusione delle informazioni e la collaborazione tra ricercatori di tutto il mondo è diventata più semplice che mai. In un mondo in cui la quantità di dati spaziali aumenta a velocità esponenziale, le agenzie spaziali possono trarre vantaggio adottando un approccio più aperto alla scienza, a partire dal fatto che condividere scoperte e conoscenze scientifiche e tecnologiche può accelerare ulteriori progressi. La condivisione dei dati spaziali, in particolare, può permettere a ricercatori di tutto il mondo di lavorare insieme per analizzare e interpretare le informazioni in modo più rapido e approfondito, aumentando il potenziale di scoperta.

Inoltre, l’Open science si collega naturalmente al settore della modellizzazione e della virtualizzazione e quindi alle tecnologie collegate all’industria del gaming. I videogiochi, ad esempio, possono utilizzare dati e simulazioni spaziali aperte per creare esperienze virtuali coinvolgenti e realistiche, contribuendo a diffondere la consapevolezza e l’interesse per la ricerca spaziale. Uno degli aspetti più importanti dell’Open science è certamente quello educativo. Grazie alla condivisione dei dati, le agenzie spaziali possono sfruttare le potenzialità delle tecnologie digitali per offrire risorse educative a studenti e insegnanti di tutto il mondo. Piattaforme online, webinar e programmi di formazione possono aiutare a diffondere la conoscenza scientifica e contribuire a ispirare e formare la prossima generazione di scienziati e ingegneri.

Per garantire il successo dell’Open science è però fondamentale risolvere le sfide relative alla proprietà intellettuale e alla protezione dei dati. Per raggiungere questo risultato le agenzie spaziali dei diversi Paesi devono continuare a lavorare insieme per stabilire norme e regolamenti che favoriscano la condivisione delle informazioni e lo sviluppo di un contesto collaborativo, allo stesso tempo proteggendo i diritti di proprietà intellettuale e garantendo la sicurezza dei dati sensibili.

L’anno dell’Open science rappresenta quindi una grande opportunità per le agenzie spaziali, un’occasione per rendere concreta la condivisione delle conoscenze in un contesto di collaborazione. Lo spazio ha sempre oscillato tra la competitività della gara e l’impegno della collaborazione internazionale, spinto da fattori spesso contrapposti, economici, culturali, strategici, militari. La straordinaria crescita dei dati di origine spaziale ha trasformato il settore spaziale e l’Open science può diventare, da un semplice concetto, una forza trainante per il progresso dell’esplorazione collaborativa e dello sviluppo tec

Anche l’esplorazione (spaziale) diventa collaborativa

Di Roberto Battiston

L’Office for science and technology policy della Casa Bianca e il National science and technology council hanno dichiarato il 2023 l’anno dell’Open science per promuovere l’equità nell’accesso ai risultati scientifici. La Nasa ha subito aderito all’iniziativa, invitando il maggior numero possibile di scienziati a partecipare al progetto pluriennale Transform to Open science. L’analisi di Roberto Battiston (Università di Trento) per la rivista Formiche

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