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A sentire blasonati esponenti del governo, accompagnati dai soliti coreuti dal cuore tenero di qualche testata giornalistica, questo giro parziale di amministrative addirittura sarebbe una specie di referendum preventivo sul presidenzialismo. Stiamo parlando di 600 comuni su 7901 in totale, e di sei milioni circa di cittadini coinvolti, un conto che porta alla cifra tonda del 10% degli italiani. Insomma: meglio di un sondaggio elettorale di quelli buoni, non pagati dai partiti, per tastare il polso al governo e alla sua maggioranza.

Sarà così? Francamente non ne sono convinto. Per parecchie ragioni. Intanto la specificità del voto amministrativo, che già nel passato remoto – roba da Prima Repubblica – faceva registrare scarti notevoli di consenso per i partiti nazionali rispetto a quello raccolto alle politiche: persino la grande Dc racimolava qualche punto in meno e non faceva tragedie per il sorpasso comunista anche fuori dai territori “rossi”. Figurarsi oggi, tempo in cui i brand nazionali sono diventati cosa rara nelle competizioni locali che invece celebrano il tripudio delle “civiche” abilitate ad adagiarsi di qua e di là della linea di demarcazione ideologica senza doverlo neppure giustificare.

D’altro canto si tratta di amministrazione di Comuni! Avete presente? Autobus che arrivano, monnezza che se ne va e tutto resta pulito, scuole che non sgarruppano, buche nell’asfalto che vengono tappate dall’assessore (e non dal pensionato a spese sue che poi viene perseguito per legge : è avvenuto davvero!!!), case popolari abitate da chi era in graduatoria, cacche dei cani levate dalle strade e padroni sozzoni multati, piccole burocrazie borboniche che ti ammazzano, insomma cose così, il vivere dignitoso di un cittadino che paga le salatissime tasse comunali. Se poi il sindaco vuol mettere il poster di Zelenski davanti alla sua porta lo faccia pure, ma il core business del suo mestiere è solo amministrare. Poi non va trascurato di considerare un fatto: l’infedeltà elettorale degli italiani è un dato acquisito ormai anche dalla scienza.

Le oscillazioni elettorali in archi temporali brevi e per livelli omogenei è nota: Meloni che passa in quattro anni dal 4 al 26% alle politiche richiama le performance di Salvini che agguanta il 34 % alle europee del 2019 per tornare nei ranghi con l’8,7% alle politiche del ‘22, o Renzi segretario Pd, trionfatore alle europee col 40 % e poi precipitato al 18% delle successive politiche. In realtà il partito oggi è un brand che sta sul mercato alla ricerca di consumatori, non la forma organizzativa della politica, intesa come programma, principi, idee. E il brand tiene fino a quando lo sorregge la pubblicità, la rappresentazione mediatica, la comunicazione che si aggancia al “sentiment” del pubblico. Che, si sa, è capriccioso.

Come andranno le elezioni? A spanne potrebbe dirsi che il vento tira per la destra. Ma, attenzione: siamo al prodotto più visto in televisione e in giro, non ne trarrei valenze così definitive. Per quelle aiuterebbe, magari, un buon sondaggio (indipendente).

Phisikk du role - Il voto amministrativo non conta. Meglio il sondaggio

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