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Se c’è una base russa che gli analisti militari osservano con costanza (anche grazie ai dati Osint) è quella di Olenya, situata a soli 200 km da Finlandia e Norvegia, Paesi membri della Nato. E Mosca sa di essere osservata, anche mentre sposta sulla pista da tre chilometri e mezzo protetta dalla Baia di Murmansk i suoi bombardieri strategici.

Il Cremlino sa che la decisione recente di dispiegare nell’area alcuni assetti a potenziale armamento nucleare potrebbe alzare le preoccupazioni nemiche (leggasi Nato, dunque Usa e Ue). Ma allo stesso tempo si porta con sé anche considerazioni riguardo alla debolezza russa. Perché se avere quei bombardieri a così breve distanza dai bordi dell’alleanza alza gli alert di tutti i membri — non solo finlandesi e norvegesi — è altrettanto vero che lo scopo della movimentazione non è soltanto deterrenza e capacità operativa.

Deterrenza e fuga, narrazioni e interessi

Lo scorso autunno è stato attivato il ruolo della base aerea come campo di dispiegamento avanzato per l’aviazione a lungo raggio, con i primi quattro bombardieri strategici (Tu-160) arrivati ad agosto, e a ottobre erano diventati dieci (tra cui alcuni T-95). Ma una nuova foto satellitare di Olenya di questa settimana sembra indicare che le forze dell’aviazione strategica russa ora sono diverse di più, e probabilmente hanno volato verso nord per allontanarsi dalla linea di tiro ucraina.

Quei bombardieri strategici ora schierati all’interno del Circolo Polare Artico erano infatti precedentemente basati a Engels, vicino alla città di Saratov. Situata a soli 600 km dal confine con l’Ucraina, la base aerea si è dimostrata vulnerabile quando due dei suoi TU-95 sono stati danneggiati da quello che si ritiene possa essere stato un attacco di droni, lo scorso dicembre. Poi, il 13 maggio, due jet da combattimento russi sono precipitati nella regione di Bryansk, a circa 40 km dal confine con l’Ucraina. Lo stesso giorno, due elicotteri Mi-8 si sono schiantati al suolo. Non è ancora noto cosa sia successo, ma non è un bel segnale.

Attualmente, a quanto pare, tutti i piazzali lungo la pista della base artica sono occupati. All’estremità meridionale sono parcheggiati due Tu-160, mentre 14 Tu-95 sono affiancati in tutti gli altri spazi  sufficientemente grandi per parcheggiare questi velivoli – mentre i Tu-22M di solito di stanza a Olenya sono stati spostati nelle aree di parcheggio nella parte nord-occidentale della base aerea. Un’aerocisterna Il-78 è parcheggiata lateralmente con l’ala parzialmente fuori dal piazzale per non bloccare la via di rullaggio dei bombardieri strategici. In teoria, gli aerei possono essere messi in volo con breve preavviso, e questi significa che Norvegia e Finlandia avrebbero un tempo limitato per far decollare i jet da intercettazione per un’interdizione (o semplice intercettazione) dei bombardieri russi.

Navi sui cavi irlandesi

Da Murmask sono partite anche tre navi russe sospette che navigano attorno all’Irlanda. Da altre immagini (diffuse dall’Air Corps di Dublino) si vedono la Umka, una nave da rifornimento off-shore, la Bahktemir, una nave di salvataggio e soccorso e la Fortuna, una nave posatubi/gru, si trovano al largo della costa di Galway da dove parte un cavo di comunicazione sottomarino che collega Irlanda e Islanda – dove per altro da domani ci sarà il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ospite dei capi di Stato e di governo riuniti per il Consiglio d’Europa.

Le tre navi sono partite per la prima volta da Murmansk il 23 febbraio, con rotta verso il porto di Malobo, in Guinea Equatoriale. Almeno due delle imbarcazioni russe sono state avvistate per la prima volta al largo della costa di Galway alla fine della settimana scorsa, in prossimità dell’infrastruttura strategica recentemente inaugurata. Una delle navi, secondo le informazioni irlandesi, ha una piattaforma subacquea e trasporta sommergibili di profondità in grado di interferire (e raccogliere dati) con i cavi sottomarini.

Il solito Prigozhin

Intanto, in mezzo a queste nuove (vecchie) dinamiche, è uscita la notizia secondo cui Yevgeny Prigozhin – proprietario della società militare privata Wagner Group che sta aiutando la Russia al fronte – si sarebbe offerto di rivelare la posizione delle truppe russe al governo ucraino in cambio di una resa a Bakhmut. Ne ha parlato il Washington Post, citando gli ormai noti documenti dell’intelligence statunitense pubblicati sulla piattaforma di gaming Discord.

Anche questa di Prigozhin che si muove contro le unità regolari russe non è una novità, ma che sia disposto a vendere al nemico le posizioni pur di ottenere un successo sul fronte dove i suoi paramilitari sono impegnati, racconta le difficoltà e ambiguità di Mosca.

(Foto: @MT_Anderson)

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