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La guerra in Ucraina ha cambiato drasticamente il quadro geopolitico sotto tanti punti di vista. E, tra questi, c’è senz’altro quello energetico. Sarebbe riduttivo pensare che gli effetti dell’invasione russa fossero solamente misurabili con l’impennata dei prezzi sulle forniture. C’è molto altro, anche per il nostro Paese.

Partiamo da un macro dato, elaborato dall’Ufficio studi di Confartigianato guidato da Enrico Quintavalle: Mosca resta il primo fornitore per valore di import energetico per il nostro Paese. Malgrado, comunque, abbia sensibilmente ridotto il suo apporto perdendo sei punti di quota. Il mantenimento del primato è facilmente spiegabile: l’import di petrolio greggio. Ad ogni modo è significativo il fatto che la Russia per il nostro mercato, anche a seguito delle sanzioni, abbia visto deteriorarsi la sua posizione di assoluto privilegio in termini di forniture energetiche.

Un riflesso pesante lo si registra, per la Russia, sul gas. Con la sostituzione del gas russo, l’Algeria diventa il primo fornitore di questa commodity (uno dei tasselli fondamentali del piano Mattei che mira a rafforzare i rapporti col Nord Africa, passa anche da qui). Parallelamente sale il peso della Norvegia via gasdotto e del Qatar grazie alle vendite di gas naturale liquefatto. Grazie al maggiore apporto di gas naturale liquefatto e petrolio greggio gli Stati Uniti diventano un player chiave. Il forte incremento delle forniture di energia elettrica determina il maggiore dinamismo del peso per la Svizzera. Su base continentale, all’ampliata rilevanza di America settentrionale e Africa si contrappone al ridimensionamento della posizione dei paesi europei e del Medio Oriente.

Una panoramica di dati. Nel 2022 l’impennata dei prezzi fa salire a 139,8 miliardi di euro il valore delle importazioni di beni energetici: carbone, petrolio greggio e raffinato, gas naturale ed elettricità. La Russia, pur rimanendo il primo fornitore con il 16,6% dell’import di energia, a seguito dello switch negli acquisti di gas registra un calo della quota di 6 punti in un anno perdendo la sua posizione di primazia assoluta. In termini di forniture energetiche seguono l’Azerbaijan con il 14,4% e l’Algeria con il 12,6%. Quote più contenute per Libia con il 7,1%, Stati Uniti con il 5,6%, Arabia Saudita con il 4,7%, Francia e Svizzera con il 4,2%

Torniamo al gas. Per il gas naturale, commodity che pesa per quasi la metà (45,5%) del valore dell’import energetico, l’Algeria diventa il primo fornitore dell’Italia con il 24,4%, seguita da Azerbaijan con 20,9%, Russia con 20,7%, Qatar con 8,8% e Norvegia con 8,6%.

Petrolio. Per il petrolio greggio, che pesa per il 30,5%, il principale Paese fornitore è l’Azerbaijan con una quota del 16,2%, seguito dalla Russia con 16,1%, Libia con 15,3%, Iraq con 11,9% e Stati Uniti con 7,5%.Per il petrolio raffinato, che pesa per il 10,9%, il primo fornitore è l’Arabia Saudita con 23,4%, seguita da Russia con 14,0%, Algeria con 6,7%, Grecia e India con 5,9%.

Elettricità. Per l’elettricità che arriva a pesare per il 10,2% dell’import di energia (era il 4,0% nel 2019), si registrano i maggiori acquisti dalla Svizzera con il 40,3%, che nel 2022 supera la Francia che ferma la quota al 37,5%; seguono Slovenia con 7,5%, Montenegro con 7,1% e Austria con 3,9%. Da segnalare che a fronte di un aumento dell’1,8% dei volumi di elettricità importata si associa un aumento del 164,0% del valore dell’import.

Infine per il carbone, che pesa per il restante 2,9% dell’import di energia, la Russia è il primo fornitore con 28,0%, davanti a Sud Africa con 22,6%, Stati Uniti con 13,1%, Indonesia con 12,2% e Australia con 11,7%.

Gas, Algeria primo fornitore e Mosca crolla sull'import. I dati di Enrico Quintavalle

L’aggressione della Russia all’Ucraina ha cambiato la geopolitica delle forniture energetiche. Malgrado mantenga il primato, l’import della Russia sotto il profilo delle forniture ha perso molto mordente. Sul gas primato all’Algeria, seguita dall’Azerbaijan. Ruolo strategico degli Usa sul gas naturale liquefatto

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