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Non è un ponte, è la fine di un mito e forse l’origine di un altro mito. La civiltà occidentale è cominciata qui: Ulisse e i suoi compagni erano fianco a fianco ai remi, dispersi per il proditorio Mediterraneo, incastrati a cercare di evitare due mostri ugualmente feroci e implacabili, gli scogli gemelli di Scilla e Cariddi.

Il ponte è un salto mentale, filosofico. Smuove un’ancora di tutto l’immaginario fondato sulla Grecia da 33 secoli. Scilla e Cariddi non saranno più divisi ma uniti.

Lo stretto di Messina non sarà più lo stesso. La Sicilia smetterà di essere un’isola, così come negli anni ’60 del secolo scorso, i ponti sospesi e la ferrovia veloce hanno trasformato il Giappone da un arcipelago in una specie di Gran Bretagna d’Asia.

Il ponte trasformerà il Paese, l’Europa, l’Africa. Naturalmente deve essere costruito presto e bene a questo punto, altrimenti diventa tutto uno scherzo che dissolverebbe la nazione.

Secondo osservatori della situazione ci sono quattro possibilità sui lavori:
1. si spenderà molto ma i lavori non inizieranno nemmeno.
2. si spenderà molto, si aprirà un cantiere ma i lavori si bloccheranno nelle prime fasi.
3. si spenderà molto, i lavori termineranno ma l’opera non supererà il collaudo.
4. si spenderà molto, il ponte sarà collaudato ma verrà chiuso dopo le prime criticità.

Luigi De Pierris, esperto coinvolto negli studi per il ponte anni fa e scettico sull’opera, crede che si bloccherà al punto tre o quattro.

Il punto del ponte è che è stato approvato. Quindi, al di là delle controversie passate, tutti dovrebbero augurarsi che l’opera sia completata. Tutti avranno un danno se si fermerà o si farà male. Oggi dovrebbe essere il momento in cui il Paese si unisce, perché uno spreco di denaro pubblico, una perdita dell’immagine internazionale e di coesione interna lascia tutti sconfitti. Non è un problema del ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, è un problema dell’Italia e degli italiani.

Giusto d’ora in poi denunciare corruzione o errori, se vi saranno, ma non l’opera di per sé. Essa deve essere finita. Non c’è governo o opposizione in questo, c’è solo l’Italia.

Non del governo né dell'opposizione, il ponte sullo Stretto è un'opera dell'Italia. Scrive Sisci

Oggi dovrebbe essere il momento in cui il Paese si unisce, perché uno spreco di denaro pubblico, una perdita dell’immagine internazionale e di coesione interna lascia tutti sconfitti. Giusto d’ora in poi denunciare corruzione o errori, se vi saranno, ma non l’opera di per sé. Essa deve essere finita. Non c’è governo o opposizione in questo, c’è solo l’Italia

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