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Primi segnali d’intesa sul nuovo corso dell’Alleanza Atlantica da Washington. Nel corso della sua prima visita ufficiale negli Stati Uniti, il ministro degli esteri tedesco, Johann Wadephul, ha affermato che la Germania sosterrà la proposta Usa di portare l’impegno Nato al 5% del Pil investito nella Difesa durante il prossimo summit alleato di fine giungo all’Aja. Il tema è stato discusso durante il colloquio bilaterale con Marco Rubio, segretario di Stato Usa, che ha riguardato anche la prosecuzione del supporto all’Ucraina e i recenti sviluppi a Gaza. Il supporto tedesco alla proposta americana non implica (ancora) un impegno formale in termini di spesa, ma rappresenta un endorsement politico rilevante, soprattutto in vista del vertice olandese, dove (con ogni probabilità) si discuteranno i nuovi standard di spesa.

Il fattore Trump 2.0

Non è un mistero che gli Stati Uniti di Donald Trump intendano inaugurare un nuovo corso per la Nato. Il presidente americano ha chiarito sin dall’inizio del suo secondo mandato che il tempo delle ambiguità è finito: gli alleati europei dovranno contribuire in maniera significativa e visibile alla sicurezza collettiva, ben più di quanto non facessero in passato. Il concetto di burden sharing torna quindi centrale, ma con parametri rivisti e più ambiziosi rispetto all’obiettivo del 2%, stabilito nel 2014 all’indomani dell’annessione russa della Crimea.

Secondo indiscrezioni che difficilmente troveranno conferme ufficiali prima dell’apertura del summit (che si terrà il 24 e il 25 giugno), Washington proporrà di stabilire l’obiettivo del 5% del Pil investito nella Difesa come condizione imprescindibile per tutti gli Alleati. Tuttavia, come spiegato dal segretario generale della Nato, Mark Rutte, nel corso dell’ultimo Consiglio Atlantico, è possibile che questo macro-obiettivo sia diviso in due diversi capitoli di spesa. Il 3,5% diventerebbe la nuova quota minima per acquisti militari convenzionali (procurement di mezzi terrestri, navali, aerei e munizioni), mentre il restante 1,5% dovrebbe essere dedicato alle capacità innovative e il contrasto alle minacce emergenti (infrastrutture critiche, cyber, quantum, IA ecc).

Prove d’intesa Ue-Usa

Il supporto della Germania al target proposto da Trump rappresenta già una prima vittoria per il tycoon. Con questo accordo, gli Stati Uniti incassano un prezioso alleato per quella che sarà probabilmente una delle decisioni più complesse mai prese dall’Alleanza. Molti Stati membri temono non solo l’asticella del 5% sul piano quantitativo, ma anche su quello temporale. I tempi per l’implementazione della nuova policy (fossero 5 anni, 10 o 20) saranno importanti tanto quanto il target stesso. In questo contesto, quella tedesca sarà una voce autorevole, capace di smussare le parti più controverse della discussione. 

Dal canto suo, Berlino ha già deciso in che direzione andare. Il governo recentemente insediato di Friedrich Merz ha fatto della Difesa una delle sue priorità. La Zeitenwende, annunciata nel 2022 dall’allora cancelliere Olaf Scholz, aveva posto le prime basi per un’inversione di rotta, ma è solo con la nuova leadership cristiano-democratica che Berlino ha cominciato a implementare in modo sistemico il proprio riarmo. A tal proposito, risulta particolarmente significativo lo schieramento permanente della 45ª Brigata Corazzata in Lituania, il primo distaccamento permanente tedesco sul fianco orientale della Nato dalla fine della Guerra Fredda. La brigata, composta da circa 5.000 unità tra soldati e personale civile, sarà pienamente operativa entro il 2027 e avrà la sua base permanente a sud di Vilnius. Mentre tutti i Paesi alleati si preparano al summit, la voce di Berlino spicca e restituisce una prima misura dei nuovi rapporti Europa-Stati Uniti.

Spese militari Nato, la Germania supporta l’obiettivo 5% e rilancia il dialogo Ue-Usa

La Germania apre al nuovo target del 5% del Pil per la Difesa proposto dagli Stati Uniti, in vista del vertice Nato dell’Aja. Il segnale arriva durante il viaggio americano del ministro Wadephul, primo test dei nuovi equilibri transatlantici. Dietro l’intesa, le pressioni dell’amministrazione Trump e l’accelerazione tedesca sul riarmo. Mentre il confronto interno all’Alleanza prosegue in vista del summit, la svolta di Berlino restituisce una prima misura dei nuovi allineamenti tra Europa e Stati Uniti

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