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Ma come si combina l’estetica con la politica oggi? In una società in cui l’apparire è molto più dell’essere e la comunicazione si declina col comandamento dell’apparire impone gradevolezza per conquistare l’attenzione, l’essere un personaggio – donna o uomo – esteticamente “agreable” può rappresentare un vantaggio? Oppure non è così?

La piccola tornata elettorale del 25/26 maggio come sempre si è portata dietro la scia dei commenti “definitivi” come se i voti in quattro comuni capoluogo fossero sussurrati dagli aruspici che anticipano il giudizio di qualche dio dell’urna per i giorni a venire. Ma, accanto al solito conflitto di interpretazioni traverse ( “è la svolta per la sinistra” “è un voto locale che non significa niente”), c’è stato un coro di commenti, nei social, solitamente più pettegoli, ma non solo, sulla vittoria al primo turno nella città più importante di quelle andate al voto, Genova, di una bella donna.

Silvia Salis, sindaca di Genova eletta al primo turno, è, infatti, una donna che forse ti aspetti di incontrare più nelle sfilate di haute couture piuttosto che nelle aule municipali. Ma sarebbe pure il caso di domandarsi perché. Forse che il pregiudizio con cui vengono impastati i caratteri genetici degli italiani (intendo proprio declinati al maschile, genere che rappresenta la parte storicamente prevalente negli affari pubblici) impedisca di valutare il valore della personalità politica di una donna se la sua apparenza è gradevole, erigendo in questo caso barriere mentali che si bloccano davanti all’estetica, mentre in assenza di questo dono la valutazione delle sue capacità politiche si farà più libera?

Quante volte ci siamo imbattuti, di fronte a giovani ministre di destra e di sinistra beniamine dei rotocalchi rosa e dei social dalla vocazione gossippara per la loro avvenenza, a dover aggiungere, dopo averle sentite in un discorso o aver valutato una decisione, una frasetta del tipo: “Però è anche brava, studia i dossier, sa parlare”. Una frasetta micidiale, che contiene un omissis ingiurioso in stile cavernicolo: “Essendo bella ha già tutto quello che le serve come donna. La politica (ma anche la scienza, la professione, lo sport più duro) è un inutile di più”.

Già la presenza femminile ai vertici della politica non è stata mai proporzionale al peso delle donne nel corpo elettorale – si pensi che solo 21 deputate furono elette alla Costituente, il 3,7% del totale, ma nei confronti delle donne dall’impatto estetico più gradevole c’è stato un vero e proprio ostracismo che, in verità ha spesso trovato spazio invece che solidarietà femminile anche da parte di altre donne.

Si ricorda la giovane deputata democristiana che doveva faticare due volte più del collega maschio per farsi valere e doveva passare troppa parte del suo tempo a rinviare al mittente inviti a pranzo, cena e aperitivi proposti da goffi colleghi di commissione. O di quell’altra bella deputata di estrema destra inciampata in una liason con l’affascinante collega comunista, che vide l’intero suo gruppo parlamentare mettersi di traverso per troncare la peccaminosa relazione. E, più di recente, nella seconda Repubblica di Berlusconi, che inventò le liste bloccate per eleggere i parlamentari secondo il volere del capo e non degli elettori, l’avvento di giovani parlamentari che sembravano uscite da casting televisivi seguendo i canoni estetici preferiti dal tycoon, tacco 12 compreso. Anche quella era un’Italia diversa, che ha lasciato alle spalle decenni.

Oggi quasi il 33% dei deputati e il 34,5 dei senatori è donna. E l’estetica ha pure la sua parte, distribuita in pari dosi tra donne e uomini. Finalmente un passo avanti? Francamente non si comprende. La sindaca Salis è stata per 10 volte campionessa italiana di lancio del martello, una disciplina in cui una volta eccellevano talune sovietiche imbottite di testosterone al punto di doversi fare la barba regolarmente; ha preso una laurea in Giurisprudenza; ha fatto esperienza di management sportivo ai livelli più alti; ha conosciuto e praticato la politica, peraltro, per quel che si può vedere in rete e sui media, con capacità di argomentazione e priva di banalità. Giudicatela da oggi, da quello che fa e che farà. Non perché è bionda, alta un metro e ottanta e maneggia il peso con grazia e non col furore di quelle sovietiche anni ‘60.

Phisikk du role - Silvia Salis e le colleghe sovietiche anni ‘60

La sindaca Salis, eletta a Genova, è stata per 10 volte campionessa italiana di lancio del martello; ha preso una laurea in Giurisprudenza; ha fatto esperienza di management sportivo ai livelli più alti; ha conosciuto e praticato la politica, peraltro, per quel che si può vedere in rete e sui media, con capacità di argomentazione e priva di banalità. Giudicatela da oggi, da quello che fa e che farà. Non perché è bionda, alta un metro e ottanta e maneggia il peso con grazia e non col furore di quelle sovietiche anni ‘60. La rubrica di Pino Pisicchio

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