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Con 72 voti a favore, 29 contro e otto astensioni, il Parlamento venezuelano ha messo fine al governo ad interim di Juan Guaidó in Venezuela. Quello che finora era stato il volto internazionale dell’opposizione al regime di Nicolás Maduro è arrivato al potere a gennaio del 2019, in risposta ad un articolo della Costituzione venezuelana che prevede un governo ad interim, guidato dal presidente del Parlamento, in caso di presunta illegittimità del governo. Guaidó era stato precedentemente nominato presidente dell’Assemblea Nazionale, il Parlamento venezuelano.

Le elezioni del 2018 erano segnate da molte irregolarità, anche secondo gli osservatori internazionali. In processo elettorale i partiti di opposizione non avevano partecipato perché le condizioni non erano giuste e trasparenti. Così, circa 60 Paesi hanno riconosciuto come legittimo il governo ad interim di Guaidó.

“Il fatto politico di eliminare uno strumento costituzionale non ci pone nella migliore delle posizioni – ha dichiarato Guaidó subito dopo la fine dell’incarico -. Oggi perde il Venezuela e festeggia la dittatura. Annullare la presidenza ad interim del Venezuela è un salto nel vuoto. Chi assumerà quindi le competenze, con nome e cognome, di fronte ai venezuelani? L’ho fatto per quattro anni con orgoglio, come governo parlamentare”.

In un approfondimento sulla recente vicenda del Venezuela, l’emittente britannica Bbc sostiene che la decisione di rimuovere l’incarico a Guaidó “frattura l’unità della coalizione dell’opposizione e smantella la strategia appoggiata dagli Stati Uniti e la maggioranza dei Paesi latinoamericani ed europei durante gli ultimi quattro anni per promuovere l’uscita del mandatario Nicolás Maduro, e dare inizio ad una nuova tappa con le elezioni presidenziali del 2024”.

Il governo di Guaidó sarebbe diventato una struttura burocratica con ambasciatori, personale, commissioni e bilancio. Solo a marzo del 2022, il programma di sicurezza e difesa della democrazia del governo ad interim è costato 35 milioni di dollari. Le accuse di malversazione di fondi e corruzione hanno dunque portato alla fine dell’incarico.

E cosa succederà con la disputa legale tra il governo di Maduro, il governo ad interim di Guaidó e la Banca d’Inghilterra, dove sono depositati circa 1,8 miliardi di dollari in risorse aurifere? Il governo britannico riconosceva come presidente legittimo del Venezuela Juan Guaidó, ma la Banca d’Inghilterra si è rifiutata di consegnare le 31 tonnellate d’oro per l’incertezza politica del Paese.

Il sociologo Juan Manuel Trak, dottore in Processi politici contemporanei dell’Università di Salamanca, ha spiegato all’emittente Bbc che “con o senza governo ad interim, Maduro continua al potere. con o senza governo ad interim, non perde il sostegno. L’esistenza del governo ad interim non gli ha tolto in nessun momento il potere e le ha permesso di consolidare, attraverso pratiche più autoritarie, quello che aveva. Per Maduro, l’unico vantaggio è che l’opposizione continua a screditare a sé stessa”.

Ora però l’attenzione è sulle primarie dell’opposizione, previste per il 2023, da dove potrebbe uscire un nuovo leader, rinnovato ed efficace, per fare una vera opposizione a Maduro.

Che significa la fine del “governo” di Guaidó in Venezuela

L’opposizione venezuelana ha concluso il governo ad interim del leader, riconosciuto da circa 60 Paesi come il presidente legittimo del Paese sudamericano. Questa mossa favorirà il regime di Maduro? Che fine farà la disputa per le riserve d’oro del Venezuela nel Regno Unito?

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