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Dal Pd al Pda: Partito dell’astensione. Il Partito democratico va sempre più configurandosi come il partito dell’astensione o del non-voto, e non è detto che sia il peggiore dei mali. Ne abbiamo avuta prova in occasione del voto alla Camera sull’ordine de giorno presentato da Giuseppe Conte sull’Ucraina.

Un testo strumentale e sostanzialmente ipocrita. Votare contro avrebbe significato rompere col mondo grillino, votare a favore avrebbe significato rompere col principio di realtà (oltre che con la Nato e con l’Europa), astenersi avrebbe significato lavarsene le mani. Risultato: i deputati dem hanno sfilato le schede elettroniche dai propri scranni e non hanno partecipato al voto.

C’è chi si aspetta che qualcosa del genere accadrà anche sulla riforma della prescrizione contenuta nel decreto rave del governo. L’iniziativa l’ha presa il Terzo polo, che con Enrico Costa ha presentato un Ordine del giorno per andare oltre il timido approccio della riforma Cartabia e archiviare una volta per tutte il principio del “fine processo mai” caro all’allora Guardasigilli grillino Alfonso Bonafede e a Marco Travaglio.

Nel novembre del 2019 il Pd espresse posizioni nette. “Riteniamo inaccettabile l’entrata in vigore delle norme sulla prescrizione senza garanzie sulle durate dei processi. Non si può rimanere sotto processo per un tempo indefinito, per lunghissimi anni”, disse l’allora segretario Nicola Zingaretti.

Ebbene, la scorsa notte, il governo ha dato parere favorevole all’ordine del giorno Costa e il Pd, diviso com’è tra giustizialisti e garantisti, filo grillini e autonomisti, è andato in tilt. “Vorrei, ma non posso”, hanno detto a Costa diversi deputati dem. Il Fatto quotidiano denuncia il “colpo di spugna” sulla Spazzacorrotti, la Repubblica non è da meno: “Blitz del Terzo polo contro la Spazzacorrotti, c’è intesa con la destra”, è il titolo della cronaca odierna firmata da Liana Milella. Presto sapremo. Se il Pd si dovesse astenere significherà che i garantisti hanno ancora una minima voce in capitolo. Se dovesse votare contro sarà il segno di un’inarrestabile deriva giacobina che li poterà dritti nelle fauci di Conte.

Spazzacorrotti, il vorrei ma non posso del Pd

Se il Pd si dovesse astenere significherà che i garantisti hanno ancora una minima voce in capitolo. Se dovesse votare contro sarà il segno di un’inarrestabile deriva giacobina che li poterà dritti nelle fauci di Conte. Il commento di Andrea Cangini

Fisco, Europa, Pnrr, inflazione (e Mes). La melonomics che guarda al 2023

Il premier incontra la stampa per la sua prima conferenza di fine anno. Il governo durerà cinque anni, c’è grande sintonia con gli alleati. Avanti con la riforma del fisco, cuneo e famiglie al centro, mai una nuova tassa sulla casa. Il Pnrr è impostato, ma ora viene il difficile. L’Italia diventi baricentro energetico d’Europa. Il Mes? Non lo attiveremo, ma…

Le conseguenze globali del disastro Covid cinese (che l'Italia prova ad arginare)

Oltre alle implicazioni economiche, ce ne sono molto gravi politiche. Tipico dei regimi autoritari è di cercare di calmare la scossa e di trovare un elemento unificante come l’ultranazionalismo. Lo ha fatto la Russia con l’Ucraina. Le manovre su Taiwan hanno lo stesso obiettivo e ora sono lanciate anche come antidoto alla sensazione interna che “no one is in charge”

La sinistra sociale non è assistenziale. Il commento di Merlo

Mettere insieme la “sinistra sociale” della Dc o del Ppi o della Margherita o della prima fase del Partito democratico con il populismo anti politico, demagogico e qualunquista dei 5 Stelle è un fatto del tutto fantasioso. Il commento di Giorgio Merlo

2022-2023, da un anno sconvolgente a uno nuovo forse meno incerto

Il messaggio principale che ci lascia l’anno al termine è accettare il cambiamento di scenario imposto dagli eventi come occasione per accelerare la preparazione del nostro Paese ad affrontare le crescenti difficoltà dei prossimi anni. Ad esempio, non giova la richiesta di annacquare la disciplina di bilancio del Patto di Stabilità per alimentare una spesa in deficit a scopo puramente assistenziale e non di crescita. L’analisi di Salvatore Zecchini

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Il ministro si deve porre il problema di come questa nuova classe politica giunta al governo può davvero governare, anche con l’ausilio di una Pa che è un corpaccione su cui nel tempo sono state inferte troppe ferite. Il commento di Luigi Tivelli

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