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Castagnetti dell’associazione I Popolari ha ieri lanciato il guanto di sfida alla dirigenza di sinistra del Pd. Si avvertono segnali evidenti di scissione.

Nessuna meraviglia. È operazione molto difficile, se non impossibile, tenere insieme posizioni opposte e lontane. Forse solo pratici interessi comuni lo consentono. Esponenti della sinistra, già comunisti, stanno ragionando concretamente per virare verso la formazione di un partito di sinistra, abbandonando i vecchi schemi meno radicali. Era la tattica per tenere insieme gli ex comunisti, la vecchia Margherita, nonché taluni democristiani di sinistra nell’area di governo. Perché allora, nel 2007, era più semplice vincere e godere dei vantaggi del potere. Si sapeva però che non sarebbe mai stato un disegno strategico, ma solo di convenienza, tanto è vero che Martinazzoli e altri storici democristiani non presero in considerazione il progetto.

De Mita inizialmente vi aderì, ma quando si rese conto che non c’era una seria prospettiva politica, andò via sbattendo la porta. Addirittura ebbe a dichiarare che il Pd era un partito senza pensiero. Castagnetti e i suoi amici sapevano benissimo dove stavano, quindi, è oggi superfluo lanciare ultimatum.

Lo scrittore Maurizio de Giovanni e il senatore Zanda hanno presentato le loro dimissioni, lasciando l’organismo che si sta occupando della “costituente” del nuovo Pd, perché hanno intuito che si va verso un partito tutto radicato a sinistra, smentendo il progetto originario. A questo punto Castagnetti o resta dove è stato sino ad oggi oppure lascia.

Tentennare non serve, aspettare Enrico Letta che trovi la soluzione, come si è percepito dal confronto avuto lunedì 19 dicembre all’istituto Sturzo, non serve. Meglio fare chiarezza subito, e se si arriva alle estreme conseguenze Castagnetti deve avere la consapevolezza che “popolari” non significa solo sigla, facciata, immagine ben conservate in naftalina, e che si tirano fuori nel momento delle vacche magre, perché le grasse sono finite.

Partecipazione, libertà, democrazia, pluralismo sono i fondamentali imprescindibili del “popolarismo”. Siamo forse alla fine di un processo che ritiene del tutto irrilevante non solo i popolari di Castagnetti, ma tutto il Pd.

Scissione tra popolari e Pd? Nessuna meraviglia ma... Scrive Reina

Tentennare non serve, aspettare Enrico Letta che trovi la soluzione non serve. Meglio fare chiarezza subito, e se si arriva alle estreme conseguenze Castagnetti deve avere la consapevolezza che “popolari” non significa solo sigla, facciata, immagine ben conservate in naftalina. Il commento di Raffaele Reina

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