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È il principale “sentiero” verso l’Europa il gasdotto esploso ieri in Russia, ovvero una sezione dell’Urengoy-Pomary-Uzhgorod. Lungo 4.500 chilometri, trasporta il gas dal giacimento di Urengoy, nella Siberia nord-occidentale, fino all’Ucraina e da lì in Ue. La prima conseguenza? Il prezzo del gas prima alle stelle, ma poi calmierato: più in generale la consapevolezza che il tema della sicurezza delle pipeline si somma alle possibili reazioni geopolitiche sul tavolo internazionale dopo l’accordo europeo sul tetto al prezzo.

L’esplosione

La deflagrazione ha ucciso tre addetti alle riparazioni. Secondo il governatore della Chuvashia, Oleg Nikolayev, non è chiaro quanto tempo ci vorrà per riparare la sezione del gasdotto tagliata dall’esplosione. La filiale regionale del gigante russo del gas naturale Gazprom, controllato dallo stato, ha affermato che i volumi di transito del gas non sono stati influenzati dall’esplosione poiché le forniture sono continuate su collegamenti paralleli. Il prezzo del gas in Europa è schizzato a quasi 1.260 dollari per 1.000 metri cubi, ovvero dall’inizio della giornata il prezzo è aumentato di oltre il 5%. Il prezzo dei futures di gennaio presso l’hub Ttf nei Paesi Bassi è salito a 1.258 dollari per 1.000 metri cubi o 114,325 euro per Mwh.

Gas in Ue

Il gasdotto è la più grande via di trasporto russa del gas, che transita attraverso l’Ucraina e via via verso Slovacchia, Austria, Repubblica ceca. Già nel 2014 si era verificata un’esplosione lungo il gasdotto nella regione di Poltava in Ucraina: il ministero dell’Interno ucraino aveva parlato di sabotaggio. Cinque anni dopo era iniziata una fase di ristrutturazione ancora in corso per un costo totale di 3 miliardi di dollari in sette anni, perché il sistema di trasporto del gas naturale non era in condizioni adeguate a causa della sua cattiva progettazione. Quel vulnus potrebbe essere alla base del malfunzionamento in caso di un eccesso di pressione.

Urengoy–Pomary–Uzhgorod è gestito da Gazprom: nasce a Yamalo-Nenets Autonomous Okrug (Russia) e termina a Zakarpattia Oblast (Ucraina). Entrato in funzione nel 1984, è di proprietà di Gazprom e Naftogaz dell’Ucraina.

Pressione

Lo scorso luglio Gazprom aveva deciso per un improvviso aumento della pressione sul gasdotto principale e senza preavviso. La reazione ucraina fu preoccupata, dal momento che ogni mossa dovrebbe rispondere agli accordi tra operatori. L’informazione intempestiva all’Operatore comporta potenziali rischi per il normale funzionamento del GTS ucraino, osservò Kiev, “inoltre un simile passo sembra particolarmente pericoloso per l’Europa, dopo che Gazprom ha nuovamente ridotto il transito attraverso il Nord Stream 1 a 33 milioni di metri cubi al giorno”, disse Sergiy Makogon, ceo di Gtsou. Va osservato che nel 2009, in circostanze simili di azioni non coordinate tra operatori, si verificò un incidente sul gasdotto in Turkmenistan.

Cosa succede dopo l'esplosione nel principale gasdotto russo verso l'Europa

Il gasdotto è la più grande via di trasporto russa del gas, che transita attraverso l’Ucraina e poi Slovacchia, Austria, Repubblica ceca. Già nel 2014 si era verificata un’esplosione nella regione di Poltava in Ucraina: il ministero dell’Interno ucraino aveva parlato di sabotaggio. Cinque anni dopo era iniziata una fase di ristrutturazione ancora in corso per un costo totale di 3 miliardi di dollari in sette anni, perché il sistema di trasporto del gas naturale non era in condizioni adeguate

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