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Non c’è stata una settimana, delle quattro trascorse dal voto del 25 settembre scorso, in cui almeno alla metà dei parlamentari di fresca elezione ma, soprattutto, ai tanti cronisti e notisti politici non sia tornato alla mente il refrain dell’inno berlusconiano scritto dal veronese Andrea Vantini.
Meno male che Silvio c’è!

Infatti, meno male che Silvio c’è, altrimenti in questo infinito quanto oramai anacronistico intermezzo, dal voto alla fiducia, in cui la liturgia parlamentare celebra sé stessa più che il primato delle nostre istituzioni democratiche novecentesche, sarebbe diventato un’attesa infinita, estenuante e monotona. Peggio di quella descritta da Dino Buzzati e fatta patire al sottotenente Gionni Drogo a guardia della Fortezza Bastian.

Invece Silvio c’è eccome e la Rete se n’è accorta abbondantemente.

La keyword Silvio Berlusconi, utilizzata per recuperare l’ascolto generato dal leader azzurro, nella settimana successiva al voto del 25 settembre ha incassato oltre 4 mila menzioni che hanno generato complessivamente un sentiment positivo del 52,52%. Un dato ampio determinato dalla volontà dei cittadini di condividere online il nuovo miracolo elettorale firmato dal Cavaliere al quale per mezzo punto percentuale non è riuscita la rimonta ai danni della Lega di Matteo Salvini e portare Forza Italia a essere la seconda forza della coalizione di centrodestra.
Una dote depotenziata notevolmente in sole di quattro settimane, infatti, dalla chiusura delle urne e alla luce delle sanguinose “uscite berlusconiane”, il sentiment a favore è precipitato dal 52 al 37%.


Se poi procediamo a un monitoraggio per singola settimana, è possibile vedere come già dopo i primi giorni dopo il voto l’effetto positivo stava progressivamente scemando, tanto che dall’1 al 7 ottobre le menzioni scendono da oltre 3.000 a poco meno di 2.000 e il mood si allinea già al valore dell’intero periodo.

Nella terza settimana dopo le elezioni, siamo quindi nel pieno del tatticismo parlamentare per la scelta dei presidenti di Camera e Senato, e con Berlusconi che prova a lanciare i fedelissimi per il nuovo governo a guida Meloni, risalgono le menzioni, ma scende il sentiment positivo che scala dal 37,9 al 36,6%.


La tribolazione non è per nulla finita, anzi, al contrario, dopo l’elezione di Ignazio La Russa, senza i voti di Forza Italia e con la scelta del successore di Roberto Fico sullo scranno più alto della Camera dei Deputati, che Silvio da il là a un vero e proprio tsunami: prima l’appunto degli aggettivi che fanno dire a Giorgia Meloni di non essere ricattabile e poi con i due audio fatti trapelare in cui Berlusconi parla del suo ritrovato rapporto con Putin. In questa ultima settimana, dal 14 al 20 ottobre Silvio Berlusconi paga il dazio salatissimo al sentiment digitale. Infatti, come prevedibile crescono le menzioni che trascinano il mood positivo in basso. Una perdita secca, rispetto alla settimana precedente di ben 9 punti percentuali scendendo dal 36 al 27% e di 25 punti percentuali se confrontato con quello ottenuto nella prima settimana dopo la chiusura delle urne.

Silvio occupa la scena ma paga dazio sui social

Nella prima settimana dopo il voto il mood positivo della keyword Silvio Berlusconi era del 52%, mentre in quest’ultima, dal 14 al 20 ottobre, è precipitato al 27%. L’analisi di Domenico Giordano, Arcadia

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