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“È un giorno storico” ha dichiarato il presidente tunisino, Kais Saied, dopo aver votato, sabato 17 dicembre, in un seggio elettorale della capitale, vantando che “la data delle elezioni è stata determinata e rispettata nonostante tutti gli ostacoli”.

Le elezioni parlamentari tunisine di sabato hanno registrato un’affluenza imbarazzante, il 9%, la maggior parte dei partiti politici ha boicottato le urne, denunciando l’elezione come il culmine della marcia del presidente verso il governo unico.

L’anno scorso, Saied, un ex professore di legge, ha destituito il governo e sospeso parti della costituzione del 2014, frutto della rivolta democratica araba del 2011. La carta ha ridotto i poteri del presidente a favore del parlamento e del primo ministro.

Il precedente parlamento tunisino, che Saied ha fatto chiudere nel 2021 per passare a governare per decreto con misure che i suoi avversari hanno definito un colpo di Stato, è stato eletto con un’affluenza di circa il 40%.

Per la maggior parte della giornata sembrava che ci fosse più personale dei centri di voto e della sicurezza che elettori. Gli osservatori hanno detto che il numero di votanti si aggirava intorno alle decine, nel migliore dei casi.

La principale coalizione di opposizione della Tunisia ha dichiarato che Saied deve dimettersi. Una partecipazione così bassa dimostrerebbe che il presidente non ha più presa sul Paese e sui cittadini — che inizialmente, nel luglio 2021, avevano abbastanza accettato la compressione sulla democrazia decisa dal capo dello stato.

Il capo del Fronte di Salvezza Nazionale, Nejib Chebbi, ha dichiarato che lo scrutinio di sabato è stato un “fiasco”, invitando a proteste di massa per chiedere elezioni presidenziali anticipate. Le opposizioni, che hanno boicottato il voto, accusano Saied di aver invertito i progressi democratici compiuti dopo la rivolta del 2011. Accusa che egli nega, sostenendo di aver rinvigorito un processo stanco e pieno di corruzione malgoverno.

Dopo aver licenziato il primo ministro e sospeso il parlamento nel luglio 2021, un anno dopo Saied ha fatto approvare una costituzione che sancisce il suo governo unipersonale dopo un voto anch’esso boicottato dai principali partiti di opposizione.

La nuova costituzione ha sostituito quella redatta subito dopo la Primavera araba del 2011, che ha visto la Tunisia rovesciare il defunto dittatore Zine al-Abidine Ben Ali. Essa ha dato al capo dello Stato il pieno controllo esecutivo e il comando supremo dell’esercito.

Saied, 64 anni, sostiene che tali poteri sono necessari per spezzare un ciclo di paralisi politica e decadenza economica.

I suoi sostenitori concordano con lui, affermando che l’impoverita nazione nordafricana ha bisogno di un leader forte per affrontare la corruzione e altri problemi importanti che ostacolano lo sviluppo del Paese.

Che, pochi minuti dopo la diffusione dei dati ufficiali dell’affluenza, ha detto che “quello che è successo oggi è un terremoto, da questo momento consideriamo Saied un presidente illegittimo e chiediamo che si dimetta dopo questo fiasco”. Per lui Saied dovrebbe lasciare l’incarico “immediatamente”, perché il voto ha dimostrato che c’era un “grande disconoscimento popolare” da parte dell’opinione pubblica del suo stile di governo.

Anche il Fronte di Salvezza Nazionale, una coalizione di diversi partiti politici, ha indetto manifestazioni di massa e sit-in.

Finora Saied non ha rilasciato alcun commento pubblico sulla questione.

La rivolta della Tunisia di 11 anni fa è spesso considerata l’unico successo delle rivolte della Primavera araba in tutta la regione, ma non ha portato alla stabilità, né economica né politica.

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