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Cina e Russia devono “sincronizzare gli orologi”, ha detto Wang Yi, capo della diplomazia cinese, durante la sua visita a Mosca di questi giorni. Mosca e Pechino concordano di rafforzare la cooperazione all’interno di quadri multilaterali e di opporsi a tutte le forme di “bullismo unilaterale” e di “promuovere la democrazia nelle relazioni internazionali”, dice la comunicazione cinese a proposito dell’incontro di Wang con Nikolai Patrushev, capo del consiglio di Sicurezza nazionale di Vladimir Putin. Il viaggio si porta dietro un allineamento intanto simbolico, che Putin dovrebbe rinvigorire attraverso un incontro diretto – nei prossimi mesi – col leader cinese Xi Jinping. Intanto Putin ha incontrato Wang: “Le nostre relazioni non si piegheranno alle pressioni esterne di paesi terzi, siamo pronti a stringere ulteriormente la cooperazione strategica”, ha commentato dopo il colloquio.

La visita moscovita arriva a due giorni dal primo anniversario di guerra russa in Ucraina, e appena dopo che il cinese ha fatto circolare un’idea di piano di pace in altre tappe del suo tour tra Europa e Russia. Inoltre segue di poche ore un altro evento altrettanto simbolico, l’arrivo a Kiev di Joe Biden, dove ha ribadito la forza delle Democrazie quando agiscono in modo compatto come nel sostenere gli ucraini nella resistenza all’invasione. Un messaggio veicolato anche dal palco di Varsavia, dove ha tenuto un discorso ripartito dall’Ucraina.

Se è vero come è vero che per la Cina la simbologia è un aspetto determinante, allora la visita di Wang potrebbe avere un suo senso profondo. Siamo davanti a una nuova fase del coinvolgimento cinese sulla guerra e sulle enormi dinamiche collegate?

“Dal punto di vista diplomatico, la posizione della Cina nei confronti della guerra in Ucraina è stata molto coerente: sebbene Pechino cerchi di presentarsi come un attore neutrale che sostiene il dialogo e i negoziati, il suo inquadramento di questi potenziali negoziati tiene sempre in considerazione e dà priorità agli interessi fondamentali della Russia e alla relativa retorica”, risponde Alicja Bachulska, policy fellow dell’European Council on Foreign Relations (Ecfr).

“In questo modo — continua in una conversazione con Formiche.net — quella che ora viene definita ‘proposta di pace della Cina’ sarà molto probabilmente una reiterazione di quanto Pechino ha già dichiarato, ad esempio nella sua ‘Posizione in cinque punti sull’attuale questione ucraina’, documento pubblicato alla fine di febbraio dello scorso anno”.

La “posizione” a cui fa riferimento l’esperta del think tank paneuropeo includeva l’approccio ufficiale della Cina nei confronti del conflitto, caratterizzato dall’impegno a rispettare la sovranità e l’integrità territoriale di tutti i Paesi, a rispettare le preoccupazioni di tutti in materia di sicurezza, a esercitare la moderazione, a incoraggiare gli sforzi diplomatici che favoriscono una soluzione pacifica della “crisi ucraina” (mai definita invasione, perché comporterebbe individuare una invasore, un aggressore) e a sostenere il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nella risoluzione della “questione ucraina”.

“Data la profondità della cooperazione Cina-Russia nell’ultimo decennio e il continuo sostegno economico e diplomatico alla prospettiva di Mosca sulla guerra, se la Cina vuole davvero giocare un ruolo costruttivo in questo processo, dovrà abbandonare la sua neutralità filorussa. E questo sembra altamente improbabile, quindi dovremmo essere molto cauti nel valutare le potenziali implicazioni del coinvolgimento di Pechino in qualsiasi tipo di processo di pace”, aggiunge Bachulska.

Va anche detto che certe posizioni potrebbero legarsi a un qualche genere di interesse indiretto: sebbene infatti Pechino rifiuti ufficialmente l’idea di collegare la guerra in Ucraina con una potenziale invasione di Taiwan, la reazione dell’Occidente all’invasione della Russia è sicuramente presa in considerazione da Pechino quando si tratta delle sue implicazioni in Asia orientale. “Pechino — continua l’esperta di Ecfr — sembra essere stata sorpresa dalla solidarietà tra i Paesi occidentali dopo lo scoppio della guerra, quindi i calcoli della Cina riguardo a Taiwan potrebbero essere stati influenzati da questo, ma ciò rimane altamente speculativo”.

E dunque, in realtà qual è l’interesse della Cina per la guerra? “Per la Cina, la guerra in Ucraina è una guerra per procura tra l’Occidente, guidato dagli Stati Uniti e dalla Nato, contro la Russia, ossia un partner privilegiato della Cina, che condivide la visione del mondo di Pechino. Infatti sia la Cina che la Russia vogliono ricostruire l’ordine mondiale esistente per renderlo più sicuro per le autocrazie, e in questo contesto la guerra della Russia in Ucraina è un esercizio di rimodellamento delle regole, degli standard e dei confini fisici internazionali esistenti”.

Da qui, il significato simbolico di quel “sincronizzare gli orologi”. “In effetti – continua Bachulska – stante questa visione della guerra, non c’è spazio per gli interessi dell’Ucraina nel vincerla: per la Cina, l’Ucraina e l’Europa sono marionette degli Stati Uniti, che pagheranno il prezzo finale del conflitto, ma non sono attori autonomi”.

Perché Cina e Russia vogliono sincronizzare gli orologi. Conversazione con Bachulska

Secondo Bachulska (Ecfr), la Cina guarda alla guerra in Ucraina come un confronto per procura tra Stati Uniti e Russia, che coinvolge anche la Nato. Kiev e l’Ue sono viste come “marionette” di Washington, mentre Mosca va difesa perché partner privilegiato di Pechino. Il piano di pace? La Cina è su una posizione di “neutralità filorussa” non troppo credibile

 

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