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“Io penso anche che i mezzi militari, la tecnologia, l’innovazione siano strumenti, il fine rimane la difesa dell’interesse nazionale italiano, la nostra credibilità nel mondo: quelli camminano sulle vostre gambe”, ha detto Giorgia Meloni a bordo della fregata “Carabiniere”, “un gioiello” della Marina italiana in visita ad Algeri come la presidente del Consiglio.

Il messaggio ai marinai era indirizzato a tutte le Forze armate — “nonostante i tanti sacrifici che fate, voi dimostrate cosa sia la libertà, voi rendete la vostra nazione più libera”, ha detto la premier. Ma era anche un messaggio che riguarda quell’interesse nazionale che il governo italiano in queste settimane sta rimarcando attraverso visite e incontri diplomatici con Turchia, Tunisia, Egitto, Algeria appunto, e presto Libia (probabilmente già sabato 28 gennaio).

Questo rinnovato attivismo strategico lungo la fascia nordafricana, e in generale per il Mediterraneo, è frutto di una progettazione che l’esecutivo porta avanti pensando (intanto) a un termine biennale. Entro due anni Roma sarà completamente indipendente dal gas russo – sganciamento già avviato dal governo Draghi in risposta all’invasione ucraina. Programma che sarà portato avanti grazie all’aumento delle forniture algerine.

A quel punto la Penisola svolgerà un ruolo geopolitico centrale per la distribuzione di gas dal Mediterraneo e si farà da polo di smistamento per forniture che potrebbero andare in Germania, Austria o Ungheria. Un piano di cui parlava su queste colonne Ishaq al Kharushi, dal lato algerino e su cui Eni – e gli accordi della società con la controparte locale Sonotrach lo dimostrano – sono determinanti.

Non è un caso se il ceo dell’azienda italiana Claudio Descalzi abbia partecipato alla cena di domenica sera tra Meloni e il suo omologo algerino, Aimene Bednabderrhamane. Eni di questo genere di cooperazioni è un modello internazionale, che si fa vettore della strategia italiana. L’export di gas naturale verso Roma permetterà di far diventare l’Italia un centro di distribuzione, e come spiegava Kharushi, in cambio Eni – e altre aziende italiane attive sul settore – andrà ad aiutare l’Algeria a sviluppare un numero maggiore di energie rinnovabili. Inizialmente per il consumo interno, successivamente per l’esportazione.

Le nuove intese firmate in queste ore da Eni e Sonatrach hanno questo senso strategico. Un’integrazione di carattere energetico che rappresenta una stretta profonda nei rapporti tra i due Paesi, accomunandone parte del futuro – e qualcosa di simile è in corso con Egitto, Libia (potenzialmente), Tunisia e Mozambico.

“Vogliamo che l’Italia diventi un hub europeo del gas algerino. Uno snodo per altri Paesi Ue”, ha detto l’ambasciatore algerino in Italia Abdelkrim Touahria al Messaggero, “ampliando la cooperazione ad altri fronti. Idrogeno verde, fotovoltaico, energie rinnovabili”. E a proposito del “piano Mattei” pensato da Meloni ha assicurato che l’Algeria aiuterà “l’Italia ad avere una piazza in altri Paesi africani, dalla Nigeria al Sud Africa, dal Mali al Burkina Faso”.

Il ricordo di una delle figure che ha illuminato l’Italia nel Novecento — da cui nasce anche il nome del Transmed, il gasdotto “Enrico Mattei” che mette in collegamento l’Algeria e l’Italia passando per la Tunisia — è stata parte viva nella visita e gancio dell’implementazione delle relazioni in corso. Meloni ha visitato i Giardini Mattei, inaugurati in occasione della visita ad Algeri del Presidente Repubblica Sergio Mattarella nel novembre del 2021. Nei giardini c’è una targa dedicata all’ex presidente dell’Eni con scritto: “Personalità italiana, amico della rivoluzione algerina, difensore tenace e convinto della libertà e dei valori democratici, impegnato a favore dell’indipendenza del popolo algerino e del compimento della sua sovranità”.

“Siamo stati al giardino dedicato ad un grande italiano, Enrico Mattei, che ha fatto tanto per questo Paese e la sua indipendenza. Il nostro modello di cooperazione non è predatorio ma entrambi i partner devono essere soddisfatti e crescere”, ha detto Meloni.

“Ci sono tanti campi di collaborazione possibili, e vogliamo esplorarli tutti, ha detto la presidente ricordando che è attivo il lavoro per rafforzare la rete di imprese italiane in Algeria — un Paese in crescita anche grazie alle nuove forniture energetiche, che sta cercando un proprio spazio nel mondo. Meloni, ricordando che l’idea dietro al cosiddetto “Piano Mattei” sta nel creare un modello di sviluppo per l’Africa di successo reciproco, ha aggiunto che l’Algeria è il principale partner italiano nel continente e per questo Roma pensa ad Algeri per “costruire ponti tra le sponde del Mediterraneo e stabilizzare la regione, che per l’Italia e l’Europa è strategica”.

Secondo la visione dell’Italia, serve innescare un modello di sviluppo su base paritaria con i Paesi della sponda sud del Mediterraneo “per trasformare le crisi in occasione”. Tra i temi sul tavolo, anche la stabilizzazione della Libia — su cui Italia e Algeria condividono visioni simili, come ricordava su Formiche.net Karim Mezran — e la situazione nel Mali, dove c’è una instabilità che preoccupa Roma e l’Europa, anche perché esacerbata dalla velenosa penetrazione russa.

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