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Ombre russe sulla campagna elettorale. Un’indiscrezione rivelata da La Stampa riaccende la polemica sulla Lega di Matteo Salvini e i suoi rapporti con il Cremlino. Tra il 28 e il 29 maggio, svela in un articolo Jacopo Iacoboni, Oleg Kostyukov, primo segretario dell’ambasciata russa a Roma, avrebbe chiesto ad Antonio Capuano, consulente per la politica estera del segretario leghista, se la Lega fosse intenzionata a “ritirare i suoi ministri” dal governo Draghi, di fatto segnandone la fine.

A riferire della conversazione, si legge su La Stampa, un documento dell’intelligence italiana. Anche se l’Autorità delegata all’intelligence Franco Gabrielli si smarca con una nota: le notizie che attribuisce l’indiscrezione agli 007 italiani, riferisce, “sono prive di ogni fondamento come già riferito al Copasir, in occasione di analoghi articoli, apparsi nei mesi scorsi”.

Le conversazioni cui si riferisce l’articolo risalgono a fine maggio. Più precisamente, ai giorni in cui il segretario della Lega ha cercato di organizzare una visita a Mosca per parlare della guerra in Ucraina, poi annullata last minute fra le polemiche. Quando Salvini aveva fatto marcia indietro il viaggio era già stato preparato nei minimi dettagli. E a pagare il biglietto anticipando i soldi, poi rimborsati dal Carroccio, era stato proprio Kostyukov dall’ambasciata romana guidata da Sergey Razov, tra i diplomatici più apprezzati da Vladimir Putin.

Iacoboni riporta un virgolettato di un documento attribuito a fonti di intelligence. Il passaggio citato spiega perché Kostyukov avrebbe avvicinato Capuano: “Il diplomatico, facendo trasparire il possibile interesse russo a destabilizzare gli equilibri del governo italiano con questa operazione, avrebbe chiesto se i ministri della Lega fossero intenzionati a rassegnare le dimissioni dal governo”.

Un auspicio che ha trovato riscontro due mesi dopo, quando la Lega ha decretato la fine del governo Draghi negandogli la fiducia insieme a Cinque Stelle e Forza Italia. Accuse rispedite al mittente da Salvini questa mattina. “Una sinistra divisa e disperata, con qualche servo sciocco in qualche redazione, passa il tempo a cercare fascisti, russi e razzisti che non ci sono. Il 25 settembre finalmente si cambia!”, è il messaggio inviato dal leader nelle chat dei parlamentari. In un primo momento, ospite a Radio24, il “Capitano” ha ribadito la linea di via Bellerio: “Siamo orgogliosamente alleati ai Paesi liberi occidentali democratici – il chiarimento – questo non significa non voler buoni rapporti con Putin”.

Non abbastanza per placare il polverone nato dal retroscena de La Stampa. Va all’attacco il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, leader di Insieme per il futuro (Ipif): “Credo che Salvini debba spiegare queste sue relazioni con la Russia, negli stessi giorni in cui si faceva pagare in rubli il biglietto per Mosca, che poi ha restituito”, l’affondo. Gli fa eco il segretario del Pd Enrico Letta, che parla di “rivelazioni inquietanti” e preannuncia una richiesta di chiarimenti al Copasir. E se Forza Italia fa quadrato con il leader leghista, “quando si è in difficoltà si accusa tutti e tutto”, tuona il coordinatore Antonio Tajani rispondendo a Letta, più distaccata la reazione di Fdi. “ La richiesta di verificare tutto quello che circola è legittima, è indubbio – spiega il capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida –  ma confidiamo che nessuno in Italia, tra le forze politiche, abbia remato contro l’Italia e l’Occidente”.

La storia di un interessamento di Mosca per la caduta del governo Draghi “sembra plausibile”, confida a Formiche.net una fonte interna alla diplomazia russa che preferisce l’anonimato, “credo che l’intelligence russa possa davvero aver lavorato contro il governo Draghi”, aggiunge.

Kostyukov, il primo segretario che ha avvicinato Capuano, non è d’altronde l’ultimo dei diplomatici russi. Viene infatti da una famiglia di rango. Il padre, aveva svelato il collettivo giornalistico russo The Insider, è il figlio di Igor Kostyukov, l’ammiraglio a capo del Gru, il servizio segreto militare del Cremlino. Una figura di spicco dell’establishment militare russo e ben nota alle diplomazie occidentali, che negli anni lo hanno inserito nelle liste nere delle sanzioni. Fra i reati di cui è ritenuto colpevole, l’interferenza nelle elezioni presidenziali americane del 2016, l’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal e di sua figlia Yulia a Salisbury e l’attacco hacker contro il Bundestag nel 2015.

Oleg, il figlio, lavora da anni nella rete diplomatica russa italiana ed è considerato vicino ad Alexei Paramonov, influente diplomatico russo considerato come possibile ambasciatore presso la Santa Sede, aveva riferito La Stampa. “Diversi boss dell’intelligence russa vogliono che i loro figli abbiano una carriera diplomatica pulita”, confida la fonte diplomatica di Mosca a Formiche.net, che torna sul pressing contro il governo Draghi. “Putin in questo momento si fida solo dell’Svr e di altre agenzie di intelligence e dunque è normale che missioni così delicate siano affidaate a loro. Il ministero degli Esteri è solo una testa di ponte”.

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