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L’accordo tra TikTok e il governo degli Stati Uniti comincia a prendere forma. Le due parti ne avrebbero stipulato uno preliminare, anticipatore della rivoluzione che l’app cinese deve apportare per continuare ad operare in America senza mettere in pericolo la sicurezza nazionale. In sostanza, TikTok modificherebbe la propria politica e la propria gestione dei dati, senza nulla chiedere al suo proprietario ByteDance. Fin qui tutto bene, visto che a preoccupare Washington più di tutto era l’utilizzo delle informazioni in possesso dell’azienda, ma in futuro ci potrebbero essere dei problemi non di poco conto che rischiano di allungare i tempi.

A dirigere le trattative è il Dipartimento di Giustizia, più nello specifico la sua numero due, la vice procuratrice generale Lisa Monaco. Un tempo, era anche una delle analiste sulla sicurezza nazionale più preparate della Cnn. Ora il compito che le spetta è molto meno teorico, specie quando si parla di Cina con cui Monaco non ha mai usato la mano leggera. Neanche questa volta, visto che l’accordo con TikTok non sembrerebbe convincerla ma, al contrario, le lascerebbe dei forti dubbi. Secondo la vice procuratrice originaria di Boston, i termini non sarebbero abbastanza severi e l’app potrebbe comunque rimanere un pericolo per la sicurezza interna.

A detta di alcune persone informate sulla bozza dell’accordo, ascoltate dal New York Times, sarebbero tre le modifiche richieste a TikTok. La prima riguarda la migrazione dei dati degli utenti dagli attuali server di Singapore e della Virginia a quelli americani, gestiti con molta probabilità da Oracle. Sempre all’azienda statunitense – consultata dal governo ma non coinvolta direttamente nelle discussioni ufficiali – spetterà inoltre il compito di controllare l’algoritmo dell’app, per evitare che possa diffondere la propaganda di Pechino o influenzare il pubblico americano. Da ultimo, TikTok si impegnerà a creare un consiglio di sicurezza formato da alcuni esperti che dovranno collaborare con le autorità degli Stati Uniti per far sì che tutte le operazioni siano regolari.

Si è arrivati a questo punto dopo che l’azienda cinese, per fugare ogni dubbio sulla sua attività, ha collaborato con il Committee on Foreign Investment (CFIUS). Ma potrebbe non bastare. “Qualsiasi cosa, tranne una separazione completa” da ByteDance, “lascerà probabilmente irrisolti i problemi di sicurezza nazionale relativi a operazioni, dati e algoritmi”, ha dichiarato il senatore repubblicano della Florida, Marco Rubio. D’altronde la storia tra gli Stati Uniti e TikTok è stata travagliata fin dal principio, con il presidente Joe Biden che non si è discostato di molto dal suo predecessore Donald Trump nell’essere intransigente. Finora, tuttavia, nonostante le tante minacce, non è stata partorita alcuna misura che limitasse il perimetro di azione dell’azienda.

La Cina preoccupa. Eccome se preoccupa. Proprio per questo la Casa Bianca starebbe lavorando a un paio di ordini esecutivi. Il primo per rassicurare gli investitori statunitensi che hanno puntato su aziende cinesi, visto che rispetto allo scorso anno le aziende americane hanno speso 6 miliardi di dollari in meno in accordi con le controparti in Cina (21 miliardi di dollari contro i 15 miliardi attuali). Il secondo, invece, è più mirato su TikTok e sulle altre app che non fanno dormire sonni tranquilli a Washington, togliendo loro la possibilità di condividere i dati con terzi. Per ora, dal social dei video brevi, sembrerebbe tutto sotto controllo essendo fiduciosi nel trovarsi “sulla strada per soddisfare pienamente tutte le ragionevoli preoccupazioni sulla sicurezza degli Stati Uniti”.

A non essere soddisfatta, invece, è la Gran Bretagna. Ieri l’Ufficio del Commissario per le informazioni del Regno Unito (ICO), John Edwards, ha inviato a TikTok un documento legale, anticipatore di una multa, per violazione della privacy degli utenti più piccoli tra il 2018 e il 2020. La sanzione potrebbe ammontare a 27 milioni di sterline, giustificati dal fatto che l’app avrebbe elaborato i dati di ragazzi tredicenni senza il consenso dei genitori, incluse le origini etniche, le opinioni politiche, l’orientamento sessuale e la fede religiosa professata.

La questione rientra in un percorso più ampio in cui si è instradato il governo di Londra per spingere sul suo disegno di legge, volto a chiedere alle aziende tech di tutelare i più giovani. Da cui però TikTok sembrerebbe tirarsene fuori: “Sebbene rispettiamo il ruolo dell’ICO nella salvaguardia della privacy nel Regno Unito, non siamo d’accordo con le opinioni preliminari espresse e intendiamo rispondere formalmente”.

(Photo by Hello I’m Nik on Unsplash)

La bozza di accordo con TikTok non placa le ansie americane (né le multe di Londra)

Il governo degli Stati Uniti e l’app cinese sarebbero vicini a firmare un documento preliminare per garantire che l’attività del social network non rappresenti un pericolo per la sicurezza nazionale. Eppure, i forti dubbi dei funzionari americani rimangono invariati, convinti di come l’accordo sia troppo soft nei confronti di Pechino. Da Londra arriva una sanzione milionaria per la gestione dei dati dei tredicenni, profilati a seconda di etnicità, opinioni politiche, orientamento sessuale e religione

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