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Rocco Cangelosi: “Mes e recessione, come affrontare le questioni europee più spinose”

Scrive Rocco Cangelosi, già Rappresentante permanente presso l’Unione europea: “Il primo banco di prova del governo Meloni in Europa sarà il Mes. In effetti se dovesse persistere l’idea di non ratificare o, ancor peggio se il Parlamento, cui il governo intende demandare la decisione, dovesse bocciare la ratifica si creerebbe una situazione di reciproca sfiducia tra Italia, istituzioni europee e Paesi membri con inevitabili ricadute sulle dinamiche economico-finanziare che coinvolgono il nostro paese a partire dalla attuazione del Pnrr.

Giorgia Meloni sembra tuttavia consapevole del rischio che potrebbe correre cercherà probabilmente di trovare una via di uscita, riaffermando il principio di non far ricorso a questo strumento finanziario e cercando di spuntare l’attenuazione di alcune delle condizionalità previste se non altro per giustificare il cambio di rotta. Sempre in sede europea la questione migratoria può essere causa di ulteriori tensioni specialmente con Francia e Germania in relazione al decreto Piantedosi sulle modalità dei salvataggi in mare operati dalle Ong.

Non aiutano a migliorare il clima dei rapporti con la Francia le perplessità sul Trattato del Quirinale espresse dal presidente del Consiglio nella conferenza stampa di fine anno. Le inevitabili criticità che si annunciano in ambito Ue, saranno compensate da un rafforzato rapporto atlantista anche in vista delle visite programmate del presidente del Consiglio a Kiev e Washington.

In tale ottica il governo si appresta a rinnovare e aumentare gli aiuti militari all’Ucraina in conformità’ alle decisioni in ambito Nato. Né, nonostante la volontà manifestata, c’è da attendersi una specifica iniziativa diplomatica italiana, salvo il convinto sostegno alla linea di condotta che verrà dettata da Biden in merito alle modalità degli aiuti militari e delle condizioni per aprire un eventuale negoziato con Putin. L’aumento dei contagi Covid in Cina sarà uno degli argomenti di dibattito della Comunità internazionale, di cui sicuramente si occuperà il G7 sotto presidenza giapponese con inevitabili ripercussioni sulle decisioni di politica sanitaria del nuovo governo e dei suoi rapporti con la Cina.

Sempre in ambito G7 l’Italia sarà chiamata a dare il suo contributo per la individuazione di ricette adeguate per scongiurare la recessione, rilanciare la crescita, arrestare l’aumento del tasso di inflazione e del costo del denaro ,arginare la crisi energetica. Meloni immagina che l’Italia possa diventare l’hub mediterraneo per la distribuzione di gas e petrolio al resto d’Europa e si ripropone di presentare proposte concrete al riguardo, unitamente all’idea del cosiddetto piano Mattei per l’Africa.

Questo sarà anche uno dei temi che il presidente del Consiglio intende sollevare nel suo incontro con Biden,con il quale parlerà sicuramente di politica mediterranea e di Libia, per ottenere il sostegno americano a iniziative italiane miranti a superare la difficile situazione politica nel Paese ,recuperando il terreno perduto nei confronti di Russia e Turchia, che si sono in pratica spartite il Paese in zone di influenza con l ‘estromissione di tutti i principali paesi europei.

Volendo trarre una conclusione da questa breve analisi, ho l’impressione che la politica italiana sarà fortemente orientata sul versante atlantico e Nato, con grande attenzione ai rapporti con gli Stati Uniti, nella prospettiva di ottenere in cambio un accresciuto ruolo di leadership nel Mediterraneo. Pet quanto riguarda l’Europa invece si profilano possibili tensioni in relazione all’attuazione del Pnrr, alla riforma del patto di stabilità ,alla politica migratoria. Ma in più in generale si dovrà capire quale approccio il nuovo governo intende avere rispetto al processo di integrazione europea, ovvero se intenda proseguire nel solco della cooperazione italo-franco-tedesca o se preferirà schierarsi nell’area sovranista insieme a Polonia e Ungheria, soprattutto in vista delle elezioni europee del 2024 e del rinnovo delle cariche istituzionali europee.”

Stefano Pontecorvo: “Guerra, fonti energetiche e Mediterraneo allargato”

Stefano Pontecorvo, già ambasciatore d’Italia in Pakistan e ultimo Alto rappresentante civile della Nato in Afghanistan: “Per l’Italia nel 2023 resterà centrale il rapporto con l’Europa che rileva però oramai più per la politica interna che per quella estera. Il grande dossier di politica estera aperto resta quello della guerra russo-ucraina, nel quale il Governo dovrà continuare a tenere la barra dritta, come sta facendo il Presidente del Consiglio, tenendo ben conto degli interessi del Paese più che degli umori ondivaghi di alcune forze politiche.

Primordiale resterà altresì lo sforzo per diversificare le fonti energetiche, che richiederà un costante sforzo diplomatico. Ciò che si riallaccia anche all’affermazione di un reale ruolo italiano nel Mediterraneo allargato, nel quale le due criticità maggiori mi sembrano essere il recupero di un peso specifico e dell’iniziativa in Libia e il rafforzamento del rapporto di cooperazione con i Paesi del Golfo. Restando nel Mediterraneo un ruolo politico più attivo nei Balcani è una necessità, alla luce delle tensioni tra Serbia e Kosovo, anche per accompagnare quello di una Europa a corto di idee e di strategie.

Mi auguro si riesca altresì a costruire una credibile candidatura italiana per puntare alla successione di Stoltenberg quale Segretario Generale della Nato, rilevante anche per tenere il Mediterraneo in cima all’agenda di Bruxelles. Sul piano globale occorrerà perseguire un rapporto equilibrato con la Cina, che contemperi gli interessi del Paese con le necessarie cautele nel trattare con Pechino. Infine, ed al di là delle priorità citate l’auspicio è che la politica estera italiana diventi un reale riflesso degli interessi del Paese aiutando ad aprire, consolidare e presidiare importanti mercati emergenti per i nostri esportatori ed aiutare lo sviluppo del Paese”.

Tutti i banchi di prova per l'Italia. Il punto di Pontecorvo e Cangelosi

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