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In tema di sicurezza nazionale, il governo britannico di Liz Truss ha raccolto una pesante eredità dall’esecutivo guidato da Boris Johnson: il National Security Bill, attualmente al vaglio della commissione dopo le prime due letture della Camera dei Comuni. Il deputato tory Tom Tugendhat, considerato su falco nei rapporti con le autocrazie a partire da Russia e Cina, ne è stato il principale sostenitore da presidente della commissione Esteri. Ora sta seguendo l’iter della legge da minister con deleghe alla Sicurezza all’interno dello Home Office guidato dalla segretaria Suella Braverman.

Il testo, come presentato dall’ex segretaria Priti Patel e annunciato a maggio durante il Queen’s Speech letto dall’allora principe Carlo, è diviso in quattro parti: “spionaggio sabotaggio e persone che agiscono per conto di potenze straniere”; “misure di prevenzione e investigazione”; “persone legate al terrorismo: risarcimento danni e assistenza legale”; “disposizioni generali”. Le agenzie d’intelligence sostengono la necessità del provvedimento: basti pensare che nei giorni scorsi Richard Moore dal suo profilo Twitter ufficiale da capo del Secret Intelligence Service (MI6) ha rilanciato un’intervista in cui il suo predecessore, Sir Alex Younger, sottolinea l’urgenza di nuovi mezzi per far fronte e nuove minacce.

Nei mesi scorsi il dibattito si è riacceso. Dopo la guerra russa contro l’Ucraina. Ma non solo. Un altro elemento è stato il caso dell’avvocato Christine Lee, accusata dall’MI5 di essere “consapevolmente impegnata in attività” per conto del Partito comunista cinese nelle stanze del potere britannico, è tornata sulla bocca di molti addetti ai lavori nel Regno Unito. L’alert emesso dall’intelligence di Sua Maestà sulla donna era una “mossa insolita”, come spiegato su Formiche.net. È possibile che sia il frutto di una lunga indagine culminata in certezze sull’attività di interferenza, scrivevamo: “Attenzione, non di spionaggio. E qui sta il problema. Perché, a differenza di quest’ultimo, le azioni dell’avvocato sono difficilmente perseguibili con le leggi attualmente in vigore. Proprio questa situazione potrebbe aver spinto l’MI5 a rendere pubbliche le sue preoccupazioni”.

Nelle scorse settimane il governo britannico ha diffuso alcune schede informative sui vari temi affrontati dal provvedimento che rappresenta un aggiornamento degli Official Secrets Act del 1911, 1920 e 1939. “Le nuove tecnologie hanno creato nuove opportunità e vettori attraverso i quali il Regno Unito può essere attaccato, riducendo il costo e il rischio per gli Stati di condurre lo spionaggio e consentendo che l’attività si svolga all’estero”, si legge in quella dedicata allo spionaggio.

Oltre ai reati di spionaggio aggiornati, il National Security Bill introdurrà anche nuovi reati relativi all’ottenimento di vantaggi materiali da parte di un’intelligence straniera. Nelle schede viene presentato un caso ipotetico: un funzionario governativo viene avvicinato da un membro di un’intelligence straniera che si spaccia per un funzionario dell’ambasciata e che mostra interesse per il suo lavoro; il “funzionario dell’ambasciata” offre un “regalo” di diverse migliaia di sterline in cambio di informazioni su un aspetto del lavoro dell’individuo; data la natura del suo ruolo, l’individuo saprà, o dovrebbe ragionevolmente sapere, che ciò che gli viene offerto è un beneficio materiale da parte di un’intelligence straniera; pur non fornendo informazioni sul suo lavoro e quindi non fornendo alcuna assistenza materiale, accetta tuttavia di accettare il “dono” con l’intenzione di fornire assistenza materiale in un secondo momento. Con la nuova legge rischierebbe fino a 14 anni di carcere.

La grande novità del National Security Bill è però il Foreign Influence Registration Scheme. “Continuiamo ad accogliere con favore l’impegno aperto e trasparente dei governi e delle entità straniere”, si legge. L’obiettivo del sistema è duplice: rafforzare la resistenza del sistema politico britannico contro l’influenza straniera occulta e fornire maggiori garanzie sulle attività di determinate potenze o entità straniere. Così verrà attuata una raccomandazione chiave del Russia Report 2020 della commissione Intelligence e sicurezza della Camera dei Comuni, seguendo la via tracciata dagli Stati Uniti con il Foreign Agents Registration Act.

“Un simile registro è una leva in più per contrastare le zone grigie visto che permette di distinguere tra le attività che sono legali e quelle che non lo sono”, aveva spiegato l’anno scorso Nigel Inkster, trent’anni di esperienza nel Secret Intelligence Service britannico (l’MI6) di cui è stato numero due e direttore delle operazioni e dell’intelligence, a Formiche.net. “Attualmente, nel Regno Unito è piuttosto difficile perseguire chi diffonde informazioni sensibili”, aveva aggiunto.

Un registro per gli agenti stranieri e le novità del National Security Bill britannico 

Il governo Johnson ha lasciato in eredità a quello Truss una legge, attesa dalle agenzie d’intelligence da anni, per far fronte alle nuove minacce alla sicurezza nazionale. La guerra in Ucraina e il recente caso di un’avvocato legato al Partito comunista cinese hanno evidenziato l’urgenza del provvedimento

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