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Un tetto al petrolio, aspettando il gas. Mentre l’Europa compra tempo sulla possibilità di fissare una soglia al prezzo del metano importato dalla Russia, dalle Alpi bavaresi, dove si è appena concluso il primo G7 formato bellico (una prima riunione dei leader, informale, si tenne a poche ore dall’invasione russa), arriva uno scatto in avanti. Ovvero lavorare a livello tecnico per adottare un tetto al prezzo del petrolio russo, pur di ridurre le entrate petrolifere del Cremlino, mentre continuano i combattimenti in Ucraina.

Il tentativo, è la sintesi del comunicato finale lungo 30 pagine, verrà allargato anche al prezzo del gas. “Mentre eliminiamo gradualmente il petrolio russo dai nostri mercati domestici, cercheremo di sviluppare soluzioni che soddisfino i nostri obiettivi di ridurre le entrate russe dagli idrocarburi e di sostenere la stabilità dei mercati energetici globali, riducendo al minimo gli impatti economici negativi, soprattutto sui Paesi a basso e medio reddito”.

Quanto al gas, più precisamente, il comunicato si limita ad accogliere “con favore la decisione dell’Unione Europea di esplorare con i partner internazionali le modalità per contenere l’aumento dei prezzi dell’energia, compresa la possibilità di introdurre, ove opportuno, dei tetti temporanei ai prezzi delle importazioni”. Europa che però deve fare i conti con una certa perplessità da parte dei Paesi cosiddetti frugali, inclusa la Germania, che dopo l’addio al nucleare sta clamorosamente tornando al carbone.

Restano da capire due aspetti. La fattibilità di un price cap al petrolio russo e la possibile estensione al gas. Il premier Mario Draghi, al termine del vertice, è parso tutto sommato positivo su ambedue i fronti. “Tutti i leader concordano sulla necessità di limitare i finanziamenti alla Russia e rimuovere la causa principale dell’inflazione. Abbiamo dato mandato ai nostri ministri per applicare con urgenza un tetto al prezzo del gas e del petrolio, e la Commissione Ue ha detto che accelererà il lavoro per il tetto al prezzo del gas, una cosa su cui siamo a favore”.

Il problema di base, come è emerso quando l’Unione europea ha deciso di varare l’embargo al petrolio russo (che scatterà nel 2023), è che il mercato dell’oro nero è complesso, interconnesso e lungo la sua filiera gli interessi in gioco sono anche quelli delle aziende occidentali (si pensi alle raffinerie e alle petroliere, per esempio). Al G7, tanto per capirsi, la Francia aveva cercato di fare saltare il banco sul price cap proponendo che il tetto ai prezzi riguardasse tutti produttori di petrolio, non solo quelli russi. L’intento dell’Eliseo era di punire i Paesi dell’Opec, rei di aver tirato il freno sulle solo produzioni nazionali per tenere alti i prezzi sul mercato. Ma la misura avrebbe colpito anche gli Stati Uniti, che sono il primo produttore mondiale di petrolio.

Alla fine, i leader del G7 si sono accordati esclusivamente su un tetto al prezzo del petrolio del Cremlino, con il chiaro obiettivo di cominciare a ridurre l’ossigeno a Mosca. Come raccontato da Formiche.net, infatti, seppur tecnicamente in default dopo il mancato pagamento di due bond in dollari, la Russia oggi può contare su ingentissime entrate frutto proprio delle esportazioni di petrolio e, ovviamente, gas. Un price cap, sempre che a livello nazionale l’accordo politico raggiunto in Baviera trovi forma e corpo, potrebbe cominciare a mandare in asfissia Mosca.

A Formiche.net Simona Benedettini, economista dell’energia specializzata in politiche energetiche, regolazione e concorrenza dei mercati energetici in forza alla Fondazione Einaudi, spiega come il raggiungimento di un accordo politico sul petrolio “sia certamente un primo passo, anche se la sostanza sarà nei dettagli, ovvero su come e quando tale tetto verrà applicato e quali benefici potrà comportare. E questo è tutto da vedere. Vedo semmai molto più difficile un’intesa sul gas a livello europeo. Dobbiamo ricordarci la contrarietà dell’Olanda e poi che un ipotetico tetto al prezzo del gas dovrà essere calibrato sui vari tipi di import, che in Europa sono abbastanza eterogenei tra loro. Anche qui, comunque, come per il petrolio, la scelta sarà politica, visto che riguarda in prima battuta la Russia e quindi la stessa guerra in Ucraina. Sinceramente ho delle perplessità”.

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