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Da una parte lo spettro dei tribunali, delle azioni legali. Dall’altro un altro spettro, non meno spaventoso, quello del delisting. Per Evergrande, il colosso del mattone simbolo dei grandi mali del Dragone, è cominciata l’estate della verità. In due mesi, settimana più, settimana meno, si dovrà capire se la società affossata da 300 miliardi di dollari di debiti e al momento sospesa dal grosso dei listini asiatici, potrà rimanere in piedi. Tutto ruota intorno a due fattori.

Primo, la possibile valanga di istanze di pagamento da parte di tutti quei creditori che in questi anni hanno sottoscritto i bond di Evergrande. Una class action metterebbe definitivamente knock out il gruppo, portandolo dritto all’insolvenza e alla dissoluzione. Secondo, il delisting finale dall’Hang Seng, l’indice di Hong Kong, in cui il titolo di Evergrande è sospeso dallo scorso marzo. La definitiva estromissione dalla Borsa dell’ex colonia britannica, la più importante d’Asia insieme a Shanghai, renderebbe impossibile alla società raccogliere capitali per rimborsare i creditori e dunque sopravvivere.

Partendo dalla prima questione, gli auspici non sono dei migliori. Proprio nei giorni scorsi, un investitore molto esposto con Evergrande ha presentato presso il tribunale di Hong Kong un’istanza per chiedere la liquidazione di parte degli asset del gruppo, al fine di ricevere il dovuto. Si tratta del primo, vero, passo legale verso la società da parte di un creditore di un certo peso. Secondo Reuters si tratterebbe della holding di investimenti Top Shine, molto nota sulla piazza di Hong Kong. La prima udienza dovrebbe tenersi entro il prossimo 31 agosto ma, ed ecco la seconda questione, per quella data le carte in tavola potrebbero non essere più le stesse.

Sì, perché entro la fine di luglio il colosso immobiliare potrebbe alzare il velo su quel piano di ristrutturazione che scongiurerebbe il delisting. Le azioni di Evergrande sono state sospese dalle negoziazioni dal 21 marzo, giorno in cui il gruppo non è stato in grado di fornire i risultati finanziari in tempo e la sua controllata Evergrande Property Services Group aveva avviato un’indagine su come le banche hanno sequestrato 13,4 miliardi di yuan (2,1 miliardi di dollari) in depositi che erano stati impegnati come garanzia.

Ora, Evergrande dovrà soddisfare una serie di condizioni, tra cui la pubblicazione di un’indagine indipendente sulla sua controllata relativa ai servizi immobiliari e la dimostrazione di disporre di risorse sufficienti per operare sul mercato. E, ovviamente, un piano di ristrutturazione credibile. Il mancato rispetto dei requisiti comporterebbe la rimozione dal listino. E allora sì che sarebbe la fine.

La calda estate di Evergrande tra tribunali e delisting

Il colosso cinese subisce la prima azione legale da parte di un investitore che non è stato pagato e chiede la liquidazione degli asset della società simbolo della grande crisi immobiliare. Mentre entro luglio dovrà alzarsi il velo sul piano di ristrutturazione senza il quale scatterà il delisting da Hong Kong

 

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