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C’è timore nella comunità venezuelana residente in Colombia. Fuggiti dall’incubo del socialismo bolivariano, si sono ritrovati nel Paese vicino, che rischia di fare la stessa fine.

Domenica 29 maggio si vota al primo turno delle elezioni presidenziali e tutti gli ultimi sondaggi danno in vantaggio Gustavo Petro (nella foto), candidato del partito di estrema sinistra Pacto Historico.

Il recente monitoraggio di TYSE, diffuso dall’agenzia Nova, assegna all’ex guerrigliero il 36,64% delle preferenze, seguito da Federico “Fico” Gutierrez, candidato della coalizione di centrodestra Equipo por Colombia con il 21,40% dei consensi.

Seguono Rodolfo Hernández, leader del partito Lega dei governanti anticorruzione ed ex sindaco di Bucaramanga con il 10,90% e Sergio Fajardo, candidato della coalizione di centrosinistra Centro Esperanza, ed ex sindaco di Medellin, con il 6,06%. Per Ingrid Betancourt, ex prigioniera delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, solo lo 0,88%. Gli indecisi sarebbero il 14,39% e chi ha detto di voler votare scheda bianca il 6,19%.

Nato a Ciénaga de Oro, al nord della Colombia, nel 1969, Petro vuole lasciarsi dietro l’immagine di personaggio radicale, per diventare il personaggio che riuscirà ad unire i diversi settori progressisti del Paese. Questa è la terza volta che si candida alle presidenziali ed è sempre pesato avere fatto parte di M-19, il gruppo guerrigliero protagonista di una delle tragedie più grandi della Colombia, l’assalto al Palazzo della Giustizia di Bogotà nel 1985. Nell’attacco furono sequestrate 350 persone, tra cui magistrati, impiegati e visitatori, e morirono 98 persone e altre 11 scomparvero.

Petro si definisce un “leader di sinistra progressista” in un Paese molto conservatore e di destra. Laureato in Economia all’Università di Colombia, vuole cambiare l’economia, puntando sulla produzione e non solo sull’estrazione, ma allo stesso tempo vuole anche investire nelle ricchezze naturali e nella protezione dell’ambiente, premendo per la democrazia. All’emittente Cnn disse a luglio del 2021 che “non è possibile un’America latina – di destra o di sinistra – che vive di estrazione di gas, petrolio, rame. L’unica possibilità di uno sviluppo sostenibile in America latina è la conoscenza, è la produzione”.

Per chi lancia un avvertimento sulla somiglianza della retorica del candidato e quella dei leader del socialismo bolivariano in Venezuela, Petro risponde che Chávez e Maduro hanno portato il Venezuela a dipendere dal petrolio: “Io propongo che la Colombia dipenda dall’agricoltura, dal turismo, e sulla conoscenza. È una cosa completamente diversa. Coloro che hanno portato la Colombia a dipendere dal petrolio e vogliono continuare a mantenere la dipendenza della Colombia dal petrolio sono i miei rivali politici, nel governo e nella campagna elettorale. Loro sì, somigliano a Chávez e Maduro”.

Tra le diverse proposte di Petro c’è una riforma tributaria di circa 50.000 miliardi di pesos colombiano (11,7 miliardi di euro) che preoccupa gli investitori. “Propongo una riforma tributaria da 50.000 miliardi basata sulla rimozione delle esenzioni alle maggiori fortune della Colombia”, ha spiegato. La manovra tributaria presentata dal presidente Iván Duque nel 2021 era stata di circa 26.100 miliardi di pesos e aveva provocato un’ondata di proteste in tutto il Paese. Il governo è stato costretto a ridurre a circa 15.200 miliardi.

Per il candidato Federico “Fico” Gutierrez, è invece l’unità delle diverse forze politiche colombiane la priorità. “Quando vincerò la presidenza uniremo la Colombia, inviterò tutti i candidati affinché possiamo parlare e costruire un Paese. Raccoglierò le loro migliori proposte. Non possiamo più incitare all’odio o alla violenza – ha dichiarato in un dibattito televisivo -. Sono una persona a cui piace parlare, insisto che una volta che vinceremo inviterò tutti coloro che oggi si candidano a lavorare per il bene del Paese”.

Elezioni in Colombia, i candidati e le proposte (anche rischiose)

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