Skip to main content

Credo di poter dire che il reddito di cittadinanza si sta configurando come il più grande progetto di diseducazione al lavoro, specie dei giovani, della storia repubblicana. Alcuni dati e poi vediamo come e perché.

Secondo gli ultimi dati relativi all’aprile del 2022 forniti dall’Inps i nuclei percettori di reddito o pensione di cittadinanza sono 1 milione e 191.394, di cui 783.924 al sud. Le persone coinvolte sono 2 milioni 649.465. L’importo medio è di 560,9 euro, visto che va da 458 euro per i single a 741 euro per gli appartenenti a famiglie numerose.

Nel complesso il reddito di cittadinanza ha assorbito fino ad oggi più di 22 miliardi di risorse pubbliche. È noto in questo quadro che gli avviati a qualche forma di lavoro sono ben pochi. L’equivoco di fondo del reddito di cittadinanza è che si è ritenuto di mettere insieme una misura di sostegno alla povertà con una vantata misura di avvio al lavoro.

Evidentemente l’allora ministro Luigi Di Maio (nel Conte 1) che aveva preteso di essere a capo di due dicasteri pesanti come ministero del lavoro e quello dello sviluppo economico (con risultati, detto per carità di patria, non certo encomiabili…) non aveva letto ad esempio il grande polemista ed economista Ernesto Rossi. Una splendida personalità che tra l’altro intorno al 1944, dalle carceri fasciste, aveva scritto un libro dal titolo “Abolire la miseria”,poi ripubblicato dal grande economista Paolo Sylos Labini nel 1977.

Rossi proponeva in quel libro, al fine di abolire quella che allora era sí miseria, la costituzione di un “esercito del lavoro” in modo tale che i beneficiari del sostegno abbastanza limitato ma significativo al reddito fossero addetti o a lavoro socialmente utili o a lavori di cura del territorio e similari. Quindi il sostegno al reddito veniva dato in cambio di lavoro, nel modello proposto da Rossi ,che per certi versi sarebbe ancora attuale.

Col reddito di cittadinanza invece, grazie al pessimo funzionamento in media dei nostri centri pubblici per l’impiego, grazie alla sostanziale assenza di una politica attiva del lavoro (che l’attuale ministro del lavoro Orlando continua a rinviare), grazie ad altri fattori, in sostanza non c’è stato l’avvio al lavoro. E così il reddito diventa per molti “divano di cittadinanza”, per altri, i più volenterosi, un reddito di base cui aggiungere un lavoro nero.

Sono note le cronache delle scorse settimane e degli scorsi mesi su settori cruciali dell’economia come l’edilizia e il turismo tra gli altri, in cui non si riesce più a trovare lavoratori, perché molti, compresi una parte di quelli che prima vi lavoravano, preferiscono beneficiare del reddito di cittadinanza. Secondo l’Osservatorio Anpal, al momento non si riescono a reperire in tali settori ed in altri, oltre il 40% delle posizioni di lavoro offerte, che entro luglio saranno un milione e cinquecento trenta mila.

Né sembra che siano bastate o bastino le misure introdotte anche di recente secondo cui al secondo rifiuto di un’offerta di lavoro si dovrebbe perdere il reddito di cittadinanza: ciò nei fatti in molti casi non avviene proprio, anche a causa delle disfunzioni dei nostri centri pubblici per l’impiego.

Inoltre le cronache delle scorse settimane e mesi ci hanno riferito delle grandi truffe sul reddito di cittadinanza, con migliaia di beneficiari che non ne avrebbero il diritto. Però il reddito di cittadinanza è un totem dei 5 stelle, che al massimo accettano qualche piccola misura di aggiustamento che poi in larga parte non si rivela effettiva,ma che predicano e praticano l’intoccabilità del reddito di cittadinanza,sostanzialmente così come è.

Certo, il reddito è in parte servito, non solo a fare dei 5 stelle nel 2018 che lo promettevano il partito di maggioranza relativa, con una mole impressionante di voti soprattutto al Sud, ma in qualche modo anche ad allentare le possibili tensioni sociali. Rimane però il fatto che senza una vera, rigorosa, incisiva, per certi versi rivoluzionaria riforma di questa misura continuerà non solo lo spreco di soldi pubblici, ma anche l’effetto altamente distorsivo di essa sul mercato del lavoro e sulla possibilità per i lavori quasi fragili e quasi fragili in vari settori di favorire un incontro virtuoso fra domanda e offerta di lavoro.

L'altra stella (cadente). Perché ripensare il reddito di cittadinanza

Un grande, grosso disincentivo al lavoro. Tempo di un bilancio urgente del reddito di cittadinanza. Grande speranza (elettorale) del Sud, si è trasformata in un salasso di Stato, numeri alla mano: serve una riforma. Il commento di Luigi Tivelli

Ia ue usa

Intelligenza artificiale, l'Italia a che punto sta? Uno sguardo (euroatlantico)

Tra regole e sviluppo, le due sponde dell’Atlantico non potrebbero essere più diverse nel loro approccio all’intelligenza artificiale. Ma il Consiglio commercio e tecnologia potrebbe rivelarsi la cerniera che manca alle economie di entrambe per primeggiare nel confronto con le tecno-autocrazie

Ma quali due mandati. Pasquino sulla proposta dei 5 Stelle

Secondo il professore emerito di Scienza Politica e accademico dei Lincei, il limite di due mandati elettivi per i parlamentari non è solo populista, ma anche illiberale e antidemocratico. Aprire su questo un serio dibattito all’interno del Movimento sarebbe una buona notizia

Così risponderemo (in aula) alla sfida di Putin. Scrive Borghi (Pd)

La fatwa di Putin contro l’Occidente a San Pietroburgo fa cadere ogni ipocrisia: la guerra russa in Ucraina è l’ultima tappa della sfida illiberale al mondo libero. Risponderemo con la democrazia, in Parlamento. Il commento di Enrico Borghi, deputato e responsabile Sicurezza del Pd, componente del Copasir

Perché Di Maio non romperà con Conte. La versione di Padellaro

L’editorialista del Fatto: “Conte non aprirà la crisi di governo. E Letta fa bene a puntare sull’alleanza per il campo largo”. Lo scontro con Di Maio? “Se gli screzi sono legati al doppio mandato, devono essere risolti internamente”

Dove (non) si fermerà Mosca. Parla il consigliere di Putin

Intervista a Sergey Karaganov, fondatore del Valdai Club e consigliere per la politica estera del Cremlino. Putin? Ha ragione, si apre un nuovo mondo, la Cina ci sosterrà fino alla fine. In Ucraina finché il Donbass non è preso, ma c’è chi a Mosca vuole arrivare a Kiev. Salvini e i mediatori? Ora risolviamo le cose sul campo din battaglia

I referendum tra interpretazione e realtà. Il commento di Paganini e Morelli

Di Pietro Paganini e Raffaello Morelli

Il flop referendario del 12 giugno dovrebbe far riflettere sul come sia sterile continuare a pensare di migliorare le condizioni della nostra società sognando scorciatoie rapide e risolutive all’insegna demagogica

Sostenibilità e nuove tendenze. Il futuro della mobilità urbana

Di Marcovalerio Pozzato e Mario Lobello

Tra i tanti stravolgimenti, il covid ha messo alla prova anche il trasporto pubblico locale. Qualche esempio virtuoso per il futuro c’è, basta cercarlo. L’intervento di Mario Lo Bello, dirigente, direttore amministrativo Ferrovia Circumetnea, e Marcovalerio Pozzato, magistrato della Corte dei conti, presidente del Collegio revisori Ferrovia Circumetnea

Russia, Cina e non solo. Chi sta riconoscendo di fatto i Talebani

Diversi Paesi del mondo stanno costruendo relazioni (ufficiali o meno) con i Talebani. È una visione pragmatica, che non si cura delle controversie a Kabul, ma solo degli interessi che circondando il Paese

La rabbia cieca di Putin, generale stanco

Da San Pietroburgo Putin legge un manifesto d’odio contro l’Europa e l’Occidente, promette un’escalation militare. Ma alzare l’asticella non gli conviene: il sostegno (armato) atlantico all’Ucraina sta diventando un problema per Mosca. Il commento di Gianfranco D’Anna

×

Iscriviti alla newsletter