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Ci voleva lo spauracchio di un’Europa buia e fredda per mettere un po’ di sana fretta ai governi del Vecchio Continente, nel percorso verso lo sganciamento dalle forniture di gas e petrolio russe. Ora però quella fretta, condita di paura, va capitalizzata al massimo. E allora, nell’attesa di un’autonomia energetica che richiederà i suoi tempi perché la bacchetta magica non ce l’ha nessuno, se davvero l’Europa sposterà il suo baricentro del gas, comprando Gnl (gas liquefatto) dagli Stati Uniti, bisognerà attrezzarsi. E subito.

A Mario Draghi saranno fischiate le orecchie, ma il pensiero, dice a Formiche.net Maurizio Lupi, ex ministro delle Infrastrutture nei governi Letta e Renzi e oggi a capo di Noi con l’Italia, non può che correre all’Italia, arretrata come pochi nella dotazione, per esempio, dei rigassificatori.

L’Europa comprerà il gas dagli Stati Uniti, primo passo verso l’autonomia energetica dalla Russia. Eppure di rigassificatori se ne vedono pochi. Non siamo pronti?

No, non lo siamo. Ma potremmo esserlo. Abbiamo affrontato in questi anni la questione energetica come una tifoseria imbevuta di ideologia, senza realizzare quelle opere di cui avevamo, anzi abbiamo, bisogno. Abbiamo visto come, per esempio, lottare per l’Alta Velocità abbia pagato: la gente ha cominciato a lasciare la macchina in garage per prendere il treno.

Anche sulle trivellazioni, abbiamo visto le barricate. C’è il gas sotto i nostri piedi, eppure…

Lo stesso discorso delle trivelle, vale anche per i rigassificatori, che ci servono. Però vede, c’è una buona notizia in tutto questo.

Sarebbe?

La pandemia ha mostrato i limiti dell’ideologia, della cosiddetta decrescita felice. Nella decrescita felice non c’è mai crescita, mai.

Lei ha nominato i rigassificatori. Siamo messi male.

Un motivo in più perché Draghi faccia Draghi. Ad oggi abbiamo solo i rigassificatori di Rovigo, La Spezia e Livorno, oltre a quelli di Crotone e Termini Imerese che vanno ancora realizzati. C’è da fare il raddoppio del Tap e da riprendere le estrazioni di gas, che abbiamo sotto il nostro suolo. E in più c’è il nucleare, quello di terza e quarta generazione, che è anche nella tassonomia europea.

Morale?

Noi non possiamo rimanere fermi, perché l’indipendenza energetica passa per le infrastrutture e non bastano navi cariche di gas liquido in arrivo dall’Atlantico a sganciarsi dalla Russia.

Sia onesto, quando si parla di un’Europa libera dal gas russo, lei ci crede?

Sì, trovo il ministro Cingolani competente e coraggioso, ha persino parlato di truffa sui carburanti. La sfida dell’autonomia, vede, si vince sul campo. Ora il tema è un tetto al prezzo del gas, questa è la madre di tutte le sfide. La Germania sembra contraria, ma non può essere un ostacolo insormontabile.

Torniamo a Draghi. I decreti per calmierare i prezzi sono stati provvidenziali ma forse poco risolutivi nel lungo termine. Condivide?

Sono stati provvedimenti doverosi, ma forse avrebbero dovuto essere più coraggiosi. L’economia sociale ha due pilastri, il libero mercato e la giustizia sociale, senza l’uno non c’è l’altro. E allora dico, bene i contributi di solidarietà, bene i decreti per calmare i prezzi ma poi bisogna guardare oltre. E poi scusi, mi faccia porre un interrogativo, proprio sui prezzi.

Prego.

L’Autorità per l’energia ha dato incentivi per le rinnovabili. Qualcuno mi spiega perché il prezzo dell’energia da gas deve essere lo stesso di quella da rinnovabili? Io non so perché.

L'Italia si svegli, oltre al gas dagli Usa servono infrastrutture. Parla Lupi

Intervista all’ex ministro delle Infrastrutture nei governi Letta e Renzi. La pandemia ha dimostrato i limiti delle ideologie applicate all’energia, comprare gas dagli Stati Uniti non basta se non ci sono rigassificatori e nuove trivellazioni. Altrimenti sarà difficile sganciarsi dalla Russia

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