Skip to main content

Nell’ecosistema cyber italiano, la Polizia postale e delle comunicazioni si occupa della parte crime. A guidarla, da alcuni mesi, c’è Ivano Gabrielli.

Qual è la situazione alla luce della guerra in Ucraina?

Come tutte le forze di polizia cyber europee e mondiali, abbiamo innalzato al massimo il grado di allerta e la condivisione di informazioni. Momenti di questo tipo sono stati già vissuti con la pandemia, soprattutto relativamente alle infrastrutture critiche. Noi cerchiamo, nel corso delle nostre indagini anche attraverso attività sotto copertura, di contrastare la criminalità nel cyberspazio. La soglia di attenzione è molto alta e tende a fornire il contributo del law enforcement per anticipare le attività utili alla messa insicurezza dei sistemi informatici del Paese.

Com’è cambiata la minaccia nel corso di questi due mesi di conflitto?

All’inizio del conflitto c’erano più attività, con due versanti che si contrapponevano anche pubblicamente: da una pare gli attivisti come Anonymous, dall’altra la criminalità strutturata e organizzata come la gang Conti, per fare un esempio. Questa contrapposizione permane anche in una situazione di apparente calma “mediatica”. Le attività cinetiche sembrano assorbire la maggior parte degli sforzi bellici. Il livello di attenzione è di livello amber, cioè tre su quattro, il più alto previsto in un momento, come questo, che non è ancora di crisi conclamata.

C’è correlazione tra attività cinetiche e attività cibernetiche nel conflitto in Ucraina?

Sicuramente sì. Diversi interventi oggetto di analisi attestano il fatto che l’appoggio cibernetico è stato funzionale sia agli attacchi russi sia alla difesa ucraina. In quest’ultimo caso parliamo di attività contro la propaganda e le infrastrutture. Come dimostra il fatto che l’attacco del 24 febbraio è stato anticipato da diverse attività cyber, siamo in una situazione di minaccia ibrida per eccellenza. È il primo esempio di guerra del terzo millennio in cui la componente cyber è centrale nel conflitto.

È anche il primo caso in cui le autorità occidentali pubblicano così tante informazioni.

Fino ad adesso, al di là della minaccia criminale, ci si muoveva su un piano di informazioni di polizia per scopi di intelligence, utili agli ulteriori sviluppi investigativi. Oggi si cerca di fare attività di prevenzione anche tramite questo tipo di comunicazione con l’intento anche di creare un fronte comune e compatto. Tutti, infatti, siamo consci dell’interconnessione in cui viviamo e della necessità di rapidità nell’innalzamento dei livelli di sicurezza in situazioni critiche.

Come valuta la reazione del nostro Paese?

C’è una giusta consapevolezza anche alla luce del fatto che eventi del passato hanno fatto comprendere quanto sia importante e delicata l’infrastruttura informatica che sottende alle attività economiche e umane di un Paese moderno. Questo è anche il frutto dell’insegnamento della pandemia: si è visto che una buona e sicura infrastruttura sostiene anche un’economia a movimento zero. Ma non bisogna dimenticare che queste infrastrutture possono essere attaccate da qualsiasi parte del mondo, con modalità subdole e non immediatamente visibili. La sensibilità dei sistemi informatici impone uno sforzo considerevole. La consapevolezza cui assistiamo oggi è corretta e rappresenta un punto di partenza, una piattaforma che dovrà renderci ancor più consapevoli per il futuro.

La transizione digitale sta aumentando sempre più la superficie dattacco. Come possiamo difenderci meglio?

Per aumentare le difese dobbiamo muoverci lungo due direttrici. Prima: adeguare i sistemi di protezione del Paese, che non possono prescindere dalla partecipazione di attori non istituzionali attraverso la pratica della sicurezza condivisa e partecipata. Seconda: raggiungere l’autonomia in termini di risorse e di tecnologia. Ovvero, cercare l’indipendenza tecnologica a livello europeo e rimediare all’attuale mancanza di risorse specializzate e prontamente impiegabili in un settore che è e sarà sempre più centrale per la sicurezza delle nostre economie, della nostra vita sociale ma anche della nostra democrazia.

Com’è organizzata la sua direzione per affrontare queste sfide?

Abbiamo 1.800 uomini e una forte presenza territoriale distribuiti tra 20 compartimenti regionali da cui dipendono circa 80 sezioni provinciali, eredità di una struttura con una diversa missione istituzionale. Oggi questo è per noi un vantaggio poiché ci premette di operare in condizioni di prossimità con la possibilità di intervenire immediatamente, supportati dall’intera struttura nazionale.

Anche quella cibernetica è una minaccia 24 ore su 24, sette giorni su sette. Non sono poche queste 1.800 unità?

Non sono tante ma cerchiamo di lavorare con modelli organizzativi che puntano all’efficienza ottimizzando le strutture. I 20 centri operativi distribuiti sul territorio rappresentano la nostra rete di tutela che fa riferimento al Servizio centrale. Crediamo che questo modello organizzativo possa ottimizzare ulteriormente le nostre risorse anche grazie alla possibilità, tramite la presenza territoriale, di dare supporto immediato ai cittadini, alle aziende e alle pubbliche amministrazioni. Inoltre, per ricollegarci al discorso di prima, non è facile trovare altre 1.800 unità specializzate e formate. In questo senso, serve poter attingere a nuova forza lavoro. Ci stiamo lavorando, anche attraverso la creazione di nuove figure che possano essere reclutate in breve tempo. È una delle nostre sfide per il futuro.

La guerra e il cyberspazio. Parla Gabrielli (Polizia Postale)

“Il livello di attenzione è di livello amber, cioè tre su quattro, il più alto previsto in un momento, come questo, che non è ancora di crisi conclamata”, spiega il direttore del Servizio

La Cia ha un Chief Technology Officer. Ecco chi è

Nand Mulchandani arriva dal Pentagono. È stato chiamato dal direttore Burns per lavorare con le aziende sulle innovazioni che possono aiutare il lavoro dell’Agenzia

Il conflitto ha dato al Qatar le carte giuste per giocare al tavolo dei big

Il Qatar ha l’opportunità di concretizzare le proprie ambizioni e buona parte dei propri obiettivi strategici. La crisi del gas prodotta dalla guerra russa in Ucraina apre a a uno scenario chiaro: Doha può spingere le sue produzioni per aiutare l’Europa a sganciarsi dalla dipendenza da Mosca. Questo produrrà entrate extra per il QIA, fondi da investire – con varie attenzioni – per spingere l’emirato a livello globale

La fatica di ricercare insieme. La riflessione di D'Ambrosio

Condividere pensieri, dialogare sull’attualità come sui massimi sistemi, confrontarsi, fare gruppo, definire insieme principi e fondamenti, progetti e strategie sembra essere, molto spesso, impossibile. Eppure è necessario, per poter trarre i frutti che solo il confronto può offrire

Guerra e gas spingono l'ingresso della Macedonia in Ue

Meeting Sherman-Sannino: la risposta euroatlantica alla guerra si ritrova anche nel rafforzamento delle politiche di allargamento dell’Ue. Primo step provare a sedare le controversie storiche tra i possibili nuovi membri

Politica liquida, anzi liquefatta. Con gli elettori in fuga. Il mosaico di Fusi

Il centrodestra è ridotto al rango di astrazione politica e il centrosinistra segue copiando il medesimo andazzo. Ne consegue il più attorcinato dei paradossi che impera nel Palazzo, con Meloni, Conte e Letta che di dritto o di rovescio puntano le elezioni anticipate sapendo assai bene che non possono ottenerle

Ucraina, energia e spazio. La missione di Di Stefano negli Usa

Il sottosegretario agli Affari esteri in visita alla Nasa annuncia: “Nei prossimi anni torneremo insieme sulla Luna ed esploreremo Marte grazie ai programmi Artemis, Lunar Gateway e Mars Sample Return”

smart working

Lisbona, Miami e Dubai. Benvenuti nei nuovi paradisi del lavoro ibrido

Sole, spiaggia, poche tasse e basso costo della vita sono alcune delle motivazioni dei nomadi digitali per spostarsi in queste destinazioni. Una ricerca di Savills Plc sostiene che queste sono le prime, ma ci sono anche altre città…

Dopo il gas, i metalli critici? I rischi della transizione energetica per l’Europa

Mentre Putin agita lo spettro del blocco delle forniture di gas, uno studio commissionato dall’associazione europea dei produttori dei metalli non-ferrosi lancia l’allarme: l’Europa rischia severe carenze di materie prime critiche cruciali per il dispiegamento delle tecnologie rinnovabili in diversi scenari nei prossimi decenni. Servono interventi urgenti per non replicare gli errori del recente passato

Il ruolo di Enav ai mondiali del Qatar

Enav supporterà l’Autorità dell’aviazione del Qatar per i mondiali di calcio Fifa 2022 che si terranno a fine anno. Merito del contratto di un anno siglato con l’Emirato per un ammontare di 19,1 milioni di euro. Il gruppo italiano inoltre assisterà il Paese nella presa in carico, ristrutturazione e gestione della nuova regione di spazio aereo qatariota in fase di definizione

×

Iscriviti alla newsletter