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Nella complicata partita ad incastro per il Quirinale c’è un ulteriore elemento di frammentazone e anarchia: i leader dei partiti, chi più e chi meno, devono vedersela con un “fronte interno” non sempre compatto e che potrebbe ingrossare come mai prima d’ora le fila dei “franchi tiratori ” al momento del voto in aula. Non solo potrebbe remare contro alle scelte che i rispettivi leader prenderanno in questa fase, ma anche far emergere esiti imprevisti nel segreto delle urne.

Questa situazione assume connotati ormai evidenti nei Cinque Stelle, ma nemmeno il Pd , Forza Italia e in qualche misura la Lega possono considerarsene immuni. Molteplici fattori cooperano in questa direzione: il fatto che i leader di Cinque Stelle e Pd devono vedersela con un corpo parlamentare e con dirigenti che hanno assunto il loro ruolo in un’altra fase politica e con altre segreterie; che nella Lega anime diverse sono costrette a convivere sotto un unico tetto; che lo stesso può dirsi di Forza Italia, anche se la candidatura di Berlusconi attutisce di fatto le spinte centripete.

A tutto ciò tutto si aggiunge che il senso di appartenenza non è più forte nei partiti come lo era un tempo e che ogni parlamentare, mosso soprattutto dal desiderio di salvaguardare il proprio futuro, più di ogni altra cosa teme le elezioni perché probabilmente non ce la farebbe a rientrare, a causa anche ovviamente della drastica diminuzione di posti disponibili nella prossima legislatura. A un leader come Enrico Letta tutto sommato non dispiacerebbe il voto anticipato, sia perché il Pd sembra in questo momento essere in forma e forse il primo partito italiano sia e soprattutto per rafforzare la sua posizione anche in virtù della presenza di suoi uomini in lista.

È forse su questo inconfessabile desiderio che si basa l’entente cordiale che a volta sembra emergere con Giorgia Meloni, che è l’unica che le elezioni anticipate le chiede esplicitamente (avendo tutto da guadagnare sul fronte del voto e i suoi parlamentari nulla da perdere su quello delle candidature). Tutto sommato le elezioni anticipate non dispiacerebbero forse nemmeno a Giuseppe Conte essendo stato addirittura “commissariato” dai “suoi” senatori che gli hanno imposto ieri sera, in una riunione via Zoom,  di non prendere decisioni in modo autonomo. Gli stessi senatori che, pur di evitare scossoni, si sono proposti persino di fare pressioni su Sergio Mattarella affinché resti al suo posto.

Nella Lega, in verità, le divisioni, pur molto evidenti, direi soprattutto sulla strategia da tenere col governo Draghi, sono mediate abbastanza bene da Matteo Salvini, che però deve fare i conti con la variabile Berlusconi. Mantenersi “fedeli” al Cavaliere e assecondarne le più o meno giuste velleità, ma non rimanere sconfitto su Quirinale e nuovo governo, è una missione quasi impossibile allo stato attuale. Senza contare che se si prospettasse una soluzione Draghi al Colle, sarebbe difficile convincere poi una parte del partito ad appoggiare un altro governo con Pd e Lega insieme in maggioranza.

C’è poi l’incognita costituita da Matteo Renzi, al quale che di andar alle elezioni certo non conviene minimamente. Tanto da poter essere tentato di appoggiare una “maggioranza Ursula” senza Matteo Salvini. Allo stato attuale un accordo con Letta sembra altamente improbabile, ma in politica non bisogna mai dire mai e a cambi repentini il senatore di Rignano ci ha ormai da tempo abituati. La freddezza con cui Letta ha accolto le provocazioni di Massimo d’Alema, che ha parlato del renzismo come di una “malattia”, potrebbero essere il viatico di un asse che sarebbe fatale alla destra.

L’impressione è che i giochi si faranno all’ultimo e che in questa fase, nonostante mosse e contromosse, i leader staranno attenti soprattutto a rinsaldare il loro “fronte interno” in previsione della “battaglia finale”.

Non sottovalutate il fronte interno. Partiti e Quirinale nella bussola di Ocone

L’impressione è che i giochi si faranno all’ultimo e che in questa fase, nonostante mosse e contromosse, i leader staranno attenti soprattutto a rinsaldare il loro “fronte interno” in previsione della “battaglia finale”. La bussola di Corrado Ocone

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