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Occhi aperti e orecchie tese. Il governo italiano non è per nulla distratto sulla questione Tim-Kkr, ma vigile e attento a ogni movimento. Finora i ministri più coinvolti nell’operazione che potrebbe sancire la cessione dell’ex Telecom al fondo americano, ovvero Daniele Franco e Giancarlo Giorgetti, rispettivamente titolari del Mef e dello Sviluppo Economico, hanno mantenuto una certa freddezza davanti all’offerta di Kkr (0,50 centesimi ad azione, almeno per ora) per rilevare a mezzo Opa il 100% di Tim. E lo stesso ha fatto Mario Draghi. Ma ora il governo ha deciso di uscire parzialmente allo scoperto.

In gioco c’è un asset strategico e una società che dà lavoro a decine di migliaia di persone ma anche e soprattutto il controllo della rete in rame, ad oggi ancora la prima infrastruttura tlc del Paese, di proprietà di Tim. Se poi si allarga lo spettro alla creazione della rete unica (qui l’intervista all’economista e scrittore, Franco Debenedetti), fondendo gli asset pubblici di Open Fiber con quelli dell’ex monopolista valutando poi a chi affidare la governance e il pacchetto di controllo, ecco che l’operazione diventa ancora più sensibile.

Il ministro Giorgetti ieri ha lanciato i primi segnali circa l’innalzamento del livello di attenzione nell’esecutivo. Kkr non è un nemico dell’Italia e delle sue infrastrutture e ben vengano investitori di peso, pronti a credere nell’Italia e nel suo sistema Paese. Ma la rete è e rimane un asset strategico e come tale va trattato. “Il governo valuterà giustamente l’interesse pubblico che è sotteso a una rete che ha profili anche strategici, quando l’Opa ci sarà e il piano sarò dettagliato. In questo momento c’è solo una manifestazione di interesse. Il governo valuterà e ha deciso di farlo collegialmente con l’organo che il presidente Draghi ha voluto. L’aspetto ovviamente è di enorme complessità”.

Giorgetti è poi nuovamente intervenuto sulla vicenda, nel corso del tradizionale question time del mercoledì alla Camera, chiarendo essenzialmente tre concetti: Palazzo Chigi monitora costantemente l’evolversi della situazione, parlare adesso di esercizio del Golden power, ammesso e non concesso che ce ne sia bisogno, è prematuro e Kkr e la sua offerta sono la prova di un Paese ancora in grado di attrarre investimenti.

Partendo dalla prima sottolineatura, “la vicenda Tim-Kkr pone un tema di grande interesse e delicatezza trattandosi di una società quotata e di grande complessità. Quello che posso dire è che siamo in presenza di una manifestazione di interesse, non si tratta di una offerta vincolante, che preannuncia di trovare una composizione con interessi del governo e quindi pubblici. Ogni valutazione avverrà solo quando sarà formalizzata una offerta, saranno attentamente vagliati i profili di interesse pubblico in primo luogo quelli della rete con sui evidenti profili di interesse strategico e sui livelli occupazionali. Naturalmente, “il governo seguirà con attenzione la manifestazione di interesse del fondo americano Kkr”.

Poi c’è la possibile reazione dell’esecutivo, per proteggere e tutelare la rete. “Oggi è significativo che il governo si sia già allertato e abbia già attenzionato l’operazione che è monitorata con cabina regia voluta dal presidente Draghi. Parlare allo stato di esercizio di poteri speciali è però prematuro perché occorrerà attendere gli sviluppi dell’operazione che andrà vagliata nell’interesse di tutti gli interessi stratetgici”.

Giorgetti ha anche citato il comunicato diffuso dal Mef nella serata di domenica, non appena concluso il cda di Tim. “Anche il comunicato del Mef, che qualcuno ha interpretato come un atteggiamento favorevole, si limitava a dire cosa ovvia che l’attenzione di un grande fondo americano è comunque qualcosa che va valutata positivamente ma per quanto riguarda il contenuto dei dettagli di questa proposta deve richiedere ulteriori momenti di riflessione. Il governo seguirà con attenzione lo sviluppo e valuterà l’esercizio delle proprie prerogative nell’interesse strategico del paese e dell’azienda e dei dipendenti che in essa sono collocati”. Certamente, e qui il terzo punto, “il fatto che ci sia l’attenzione da parte di un grande fondo americano per una azienda italiana è comunque qualcosa che va valutata positivamente”.

Tutto questo mentre titolo Tim ha toccato a metà pomeriggio quota 0,5016 euro, in pratica il prezzo (0,505 euro) offerto dal fondo Kkr nella sua manifestazione di interesse. Un’offerta che non è andata giù all’investitore francese Vivendi, che possiede il 24% delle azioni ordinarie pagate in media 1 euro. Mentre per Cdp, che possiede il 10% di Tim, il prezzo medio di acquisto è probabilmente vicino a 0,70 euro per azione. Ma la quadra potrebbe essere vicina, almeno coi francesi. Kkr, secondo Bloomberg, starebbe valutando se alzare l’offerta per Tim a 70-80 centesimi.

Il governo tiene gli occhi aperti su Tim-Kkr. Ma niente Golden power (per ora)

Il ministro dello Sviluppo interviene in Parlamento e chiarisce la linea del governo verso la possibile Opa del fondo americano su Tim. Un interesse di questo calibro è un segnale positivo per il Paese ma la rete è un asset strategico e l’esecutivo non farà la bella statuina. Intanto Kkr valuta di alzare la posta e il titolo dell’ex Telecom strappa ancora in Borsa

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