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Dialogo sia. Dietro e di fronte alle quinte dell’escalation in Ucraina, Nato e Russia tornano a parlarsi. A Bruxelles, dal quartier generale, c’è chi prende sul serio la proposta del Cremlino. Una wish-list inviata all’Alleanza (leggasi: alla Casa Bianca) a dir poco ambiziosa.

C’è la richiesta di “abbandonare qualsiasi attività militare in Ucraina, Europa Orientale, Transcaucasia, Asia Centrale”. L’impegno, da parte della Nato, di “escludere un’ulteriore espansione e l’adesione all’alleanza dell’Ucraina”. Poi la chiosa finale, venata da un po’ di wishful thinking: “La Russia offre alla Nato di confermare che non si considerano avversari l’un l’altro”.

Al di là del glossario, le diplomazie sono al lavoro per scongiurare lo scontro militare in Est Europa. La conferma arriva dai piani più alti della Nato. Ospite del seminario di Formiche ed Airpress “La Nato verso il 2030” il vicesegretario romeno Mircea Geoana detta i paletti per la trattativa. “Il dialogo con la Russia è necessario. Io personalmente ho fatto richieste ripetute ai russi di tornare al tavolo del Consiglio Nato-Russia”, ha detto durante l’evento organizzato insieme alla Nato Public Diplomacy Division e moderato dalla direttrice di Formiche Flavia Giacobbe.

Dual track: deterrenza e dialogo. È il mantra ripetuto nel settennato del segretario norvegese Jens Stoltenberg, il vademecum per mantenere le tensioni dentro gli argini. “Tutti noi siamo per il dialogo – confida il vice – a volte la Russia preferirebbe parlare bilateralmente con i Paesi europei o gli Stati Uniti, piuttosto che con la Nato nel suo insieme”. Divide et impera. “La Russia lo fa molto bene”.

Dialogo condizionato, si intende. La Nato non ci sta a sottoscrivere senza battere ciglio la propaganda del Cremlino, dice Geoana. A partire dall’accusa, agitata da Vladimir Putin e dagli ideologi di palazzo per giustificare un eventuale intervento russo in Ucraina, di una crescente aggressività della Nato ad Est. “Dopo la fine della Guerra Fredda le spese nella Difesa stavano diminuendo, lo ricordiamo tutti. Quando hanno ripreso ad aumentare? Dopo l’annessione illegale della Crimea. Prima di allora non c’era alcuna presenza della Nato nel Mar Baltico o nel Mar Nero”.

Fra i desiderata del Cremlino recapitati a Stoltenberg, c’è anche l’impegno di Russia e Nato a “non schierare missili a medio e corto raggio in aree da cui possono colpire il territorio altrui”. Missili che, almeno in teoria, possono trasportare testate nucleari. “Propaganda”, chiosa Geoana. “La Nato non ha alcuna intenzione di posizionare alcun equipaggiamento nucleare terrestre nei Paesi di recente adesione, tantomeno in Ucraina”. Via libera alla de-escalation, purché alle parole seguano i fatti, hanno risposto a Mosca dalla Nato venerdì. “Siamo pronti a impegnarci in un dialogo se Mosca adotterà misure per ridurre le tensioni”.

E ben vengano i pontieri europei, aggiunge il vicesegretario. “Apprezziamo il fatto che Biden, Draghi, Macron, Scholz e Johnson abbiano avviato un dialogo bilaterale con Putin, per spiegargli che non si può fare i bulli con un Paese indipendente. E che ammassare truppe militari, di solito, non è il modo per iniziare una conversazione, né con l’Ucraina né con la Nato”. L’Ue può fare la sua parte, spiega Geoana, perché dell’Ue la Russia “è preoccupata almeno di quanto lo è della Nato”.

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