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Nuovo crollo della lira turca per l’ottavo giorno consecutivo, scesa a un nuovo minimo (vicino a 11 per dollaro). Oggi la riunione straordinaria della Banca centrale sui tassi di interesse ha prodotto l’ennesimo taglio dei costi di finanziamento (per il terzo mese consecutivo). Quest’ultima, su ordine del presidente Recep Tayyip Erdoğan, ha già innervosito gli investitori tagliando i tassi di interesse di 3 punti percentuali in settembre e in ottobre, anche se l’inflazione è salita a quasi il 20 per cento. Nel frattempo Ankara è in ansia per le manovre militari di Usa e Grecia nella Tracia.

LIRA GIÚ

La Banca centrale turca ha ridotto il tasso al 15% dal 16%, mentre la lira ha toccato un nuovo minimo storico di 10,976 per dollaro dopo la decisione, in calo di oltre il 3% nella giornata, prima di recuperare alcune perdite. Molte altre banche centrali in tutto il mondo stanno inasprendo la politica monetaria a causa di un balzo dell’inflazione globale e del calo delle proprie valute. Ma in Turchia sembra che si proceda più per desiderata presidenziali che per principi tecnici di merito. La lira si è indebolita di oltre il 20 per cento da settembre e più della metà di queste perdite sono arrivate a novembre.

Gli analisti di tutto il mondo continuano a sottolineare come l’insistenza di Erdoğan nell’imporre le sue politiche non convenzionali alla Banca centrale potrebbe portare, verosimilmente, ad una nuova crisi valutaria, dopo quella del 2018. L’aver sollevato dal proprio incarico tre governatori dalla metà del 2019 ad oggi dimostra la soggettività con cui il governo di Ankara affronta la delicata tematica. Il presidente però mostra di voler proseguire sulla strada già intrapresa: ieri ha osservato pubblicamente che continuerà a combattere gli alti tassi di interesse in Turchia finché rimarrà in carica, aggiungendo che gli investitori contrari ai tagli dei tassi dovrebbero “approfittare dei tassi di interesse più bassi per prendere in prestito e investire”.

QUI TRACIA

Nel frattempo Ankara è in ansia per la presenza massiccia di militari e agenti Usa al confine con la Grecia, ad Alexandroupolis e Xanthi: si trovano lì per un’imponente esercitazione congiunta in una zona dove transitano le pipeline del Tap e del Tanap. Ankara teme che l’influenza Usa nella regione della Tracia possa spezzare il filo di quei popoli con la Turchia e quindi arrecarle un danno geopolitico.

L’obiettivo della cooperazione ellino-america invece è quello di garantire la sicurezza delle forze armate americane in loco, nonché sminare il campo da possibili interferenze esterne. Sul porto di Alexandroupolis c’è il disturbo della Cina tramite la Turchia: Pechino non vuole che venga privatizzato da players americani e punta a rafforzare la sua presenza nella macro regione, dopo aver sorpassato gli avversari quando ha inglobato il porto del Pireo. Per questa ragione la tensione in quell’area aumenta.

SCENARI

Ankara vede la presenza americana come un ostacolo al ruolo svolto dal consolato turco nella Tracia. Alcuni atti vandalici accaduti recentemente vanno in questa direzione: immagini degradanti del volto sfigurato dell’ambasciatore americano ad Atene, Jeffrey Payat all’interno della Moschea di Tracia non sono accidentali secondo i servizi. Ieri il Console turco a Salonicco ha incontrato nella città il Console Generale degli Stati Uniti per fare le proprie rimostranze, ma l’esercitazione Usa-Grecia è proseguita regolarmente, con carri armati, elicotteri e soldati. La Turchia per ritorsione ha fatto alzare due coppie di F-16 turchi entrate nello spazio aereo di Atene senza presentare un piano di volo, sorvolando le isole di Agathonisi, Makronisi e l’arcipelago di Fourni. In tutti i casi, gli aerei turchi sono stati identificati e intercettati dai Mirage greci.

@FDepalo

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