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Mentre si avvicinano le elezioni amministrative una parte della stampa continua a raccontare un centrodestra disunito, litigioso. La realtà è ben diversa. Si insiste in particolare su alcuni punti chiave del programma al centro di presunte tensioni che, a onor del vero, esistono solo sulla carta.

Il primo: il progetto di una federazione fra Lega e Forza Italia. Facciamo chiarezza una volta per tutte: costruire una federazione tra le forze politiche di centrodestra che sostengono il governo ha come scopo rendere più efficiente e incisiva la collaborazione fra le stesse a livello parlamentare.

Non si tratta, quindi, di creare un partito unico, ma di costruire una squadra coordinata che abbia maggiore autorevolezza all’interno della maggioranza, in grado di intraprendere azioni comuni e di costruire basi di condivisione e dialogo solide in vista delle prossime elezioni politiche. L’idea di federazione nasce in quanto i movimenti italiani di centrodestra hanno tradizionalmente identità e strutture differenti, difficilmente sintetizzabili in un partito unico. Differenze che rappresentano per noi una ricchezza e che possono dunque attrarre un elettorato ampio, dalle varie sensibilità.

Un secondo punto al centro del dibattito è il rapporto della Lega con gli alleati di Fratelli d’Italia. Anche qui è utile una precisazione. La Lega ha deciso di entrare a far parte di questo governo per senso di responsabilità, perché ci stanno a cuore gli interessi degli italiani e desideriamo portare avanti le nostre idee ben precise su tasse, immigrazione e pensioni: non potevamo permettere che M5S e PD fossero gli unici a decidere su tematiche così importanti per la vita quotidiana dei nostri cittadini.

L’alleanza con FdI è sempre ben salda. Infatti, nel corso della discussione in Aula per la conversione in legge del Decreto Green Pass, abbiamo votato a favore di alcuni emendamenti presentati proprio da FdI. Questo dimostra che c’è una forte condivisione di intenti tra i due partiti, nonostante attualmente FdI si trovi all’opposizione. A riprova della sintonia nonostante le diverse posizioni sul governo c’è il fronte comune fra Lega e Fdi per modificare una misura difesa a spada tratta da una forza di maggioranza, il Movimento Cinque Stelle, cioè il reddito di cittadinanza.

Così come è stato concepito in via sperimentale, questo strumento non ha assolto al principale obiettivo per cui è stato creato, ovvero aiutare le persone disoccupate a trovare lavoro. Anzi, è successo il contrario: ha portato all’aumento della disoccupazione e del lavoro nero. La nostra linea è quantomeno quella di modificare la struttura del reddito. Doveroso aiutare chi è veramente in difficoltà, ma individuando criteri nuovi. Il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti ha giustamente parlato dell’importanza di trasformare il reddito di cittadinanza in lavoro di cittadinanza. Ciò significa che il reddito di cittadinanza non deve essere più considerato come una misura puramente assistenziale, ma deve essere inserito in un contesto più ampio, con risorse finalizzate ad aiutare le aziende a trovare personale qualificato, a potenziare le strutture che si fanno carico della formazione dei lavoratori di imprese in crisi, ad evitare la delocalizzazione all’estero di tante aziende.

Ultimo, non certo per importanza, il green pass. Anche in questo caso sulla posizione della Lega è stato fatto molto rumore per nulla. La Lega al Governo lavorerà sempre per garantire salute, lavoro e libertà a tutti i cittadini senza imporre obblighi, multe o divieti. La campagna vaccinale in atto va sostenuta convintamente, ma riteniamo sbagliato arrivare all’imposizione di un obbligo vaccinale in più occasioni sbandierato dalla Sinistra, anche perché i dati sulle vaccinazioni sono confortanti.

Il Green pass dovrebbe garantire la buona condizione di salute del suo possessore, tuttavia senza limitare diritti garantiti dalla Costituzione. È dunque fondamentale poter dare a tutti la possibilità di accedere ai tamponi, unico modo per tracciare la diffusione del contagio. È quindi impensabile continuare a chiedere alle persone di fare un tampone ogni 48 ore a spese proprie per tornare a vivere normalmente.

Siamo riusciti ad ottenere l’accoglimento di 6 nostri ordini del giorno in Aula, nel corso della discussione per la conversione in legge del Decreto Green Pass, tra cui l’estensione a 72 ore della validità del tampone molecolare e il riconoscimento entro 60 giorni dei tamponi rapidi salivari. Avevamo proposto degli emendamenti per esentare i minorenni dall’obbligo del Green Pass e per estendere la validità dei tamponi rapidi a 72 ore, ma sono stati respinti. Intendiamo comunque portare avanti un dialogo proficuo all’interno della maggioranza, teso a ridurre vincoli e limiti a carico degli italiani.

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