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Cinque settori in particolare determineranno il futuro degli Stati Uniti come superpotenza leader: intelligenza artificiale, bioeconomia, sistemi autonomi, quantum e semiconduttori. È la premessa contenuta nel documento Protecting Critical and Emerging U.S. Technologies from Foreign Threats pubblicato dal National Counterintelligence and Security Center, il centro di controspionaggio a stelle e strisce. Attenzione, si legga bene l’agenzia: non si tratta di spionaggio, bensì di controspionaggio, cioè delle attività rivolte alla protezione della sicurezza nazionale dalle minacce esterne.

I COMPETITOR STRATEGICI

“La leadership degli Stati Uniti nei settori delle tecnologie emergenti affronta sfide crescenti da parte di concorrenti strategici che riconoscono i benefici economici e militari di queste tecnologie e hanno messo in atto strategie nazionali complete per raggiungere la leadership in queste aree”, si legge nel rapporto. “La democratizzazione di tali tecnologie può essere vantaggiosa, ma anche economicamente, militarmente e socialmente destabilizzante”. Ecco perché, sottolinea il centro, è necessaria “un’attenzione particolare per anticipare le tendenze” e “comprendere le implicazioni per la sicurezza” delle nuove tecnologie.

LA MINACCIA CINESE…

Sono soltanto due i Paesi che il dossier approfondisce. E sono Cina e Russia. La prima punta a diventare leader nella tecnologia entro il 2030, per questo è il “principale concorrente strategico degli Stati Uniti”. Merito di “una strategia completa e ben strutturata per acquisire e utilizzare la tecnologia per promuovere i suoi obiettivi nazionali, compresi i trasferimenti di tecnologia e la raccolta di informazioni attraverso la sua politica di fusione militare-civile e una legge sull’intelligence nazionale che impone a tutte le società cinesi di condividere tecnologia e informazioni con i servizi militari, di intelligence e di sicurezza della Repubblica popolare cinese”.

Come lo fa? Con diversi metodi tra cui: servizi d’intelligence, investimenti scientifici e tecnologici, collaborazione accademica, joint venture, fusioni e acquisizioni, programmi di reclutamento di talenti, partnership di ricerca, aziende di facciata e azioni legali e normative. Citato dal Financial Times, Michael Orlando, direttore ad interim del centro, ha spiegato che Pechino sta “usando una serie di metodi legali, illegali e quasi-legali” per mettere le mani sulla proprietà intellettuale e sui dati sui cittadini americani da usare per raggiungere il dominio delle industrie critiche.

Di particolare interesse quando si tratta della Cina sono gli aspetti legati alla genetica. Si legge nel documento: “I grandi database genetici che permettono di rivelare la genealogia delle persone e di risolvere i crimini possono anche essere usati impropriamente per la sorveglianza e la repressione sociale”. Pratiche in cui la Cina è impegnata, basti pensare agli uiguri nello Xinjiang, come ricorda il New York Times.

… E QUELLA RUSSA

La Russia, invece, “considera lo sviluppo della scienza e della tecnologia avanzata una priorità per la sicurezza nazionale”, spiegano gli 007 americani. Per questo, “prende di mira i progressi degli Stati Uniti attraverso l’impiego di una varietà di meccanismi leciti e illeciti di trasferimento di tecnologia”, compresi programmi militari e di intelligence. Anche Mosca non disdegna joint venture con aziende occidentali, reclutamento di talenti e collaborazioni scientifiche internazionali.

Tuttavia, ci sono “limiti delle risorse” che hanno costretto la Russia a “concentrare gli sforzi di ricerca e sviluppo su alcune tecnologie chiave, come le applicazioni militari dell’intelligenza artificiale”. Nella “cassetta degli attrezzi” russa figurano, a differenza di quanto accade in quella cinese, “gli accordi tra governi.

SUONA FAMILIARE?

Le peculiarità delle attività cinesi sottolineate dall’intelligence americana hanno alcuni punti di contatto con una storia italiana, quella di Alpi Aviation, l’azienda friulana produttrice di droni passata tre anni fa, attraverso una società offshore, nelle mani di due società statuali cinesi con “modalità opache” secondo la Guardia di finanza. All’azienda le Fiamme Gialle hanno contestato due violazioni: della legge 185/1990, che disciplina l’export di armamenti, e del cosiddetto Golden power. Ora il dossier è al vaglio di Palazzo Chigi. Ecco perché il documento appena pubblicato può essere d’aiuto anche per la nostra intelligence.

Così (anche illegalmente) la Cina punta al dominio tech. Il report degli 007 Usa

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