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Cina, Paese di corsi e ricorsi. L’estate del 2021 verrà ricordata per alcune grandi contraddizioni della seconda economia globale, ancora oggi schiacciata da un debito privato e pubblico diventato troppo pesante da gestire. Pechino come noto ha ormai lanciato lo yuan digitale, la moneta virtuale ma sovrana perché emessa dalla banca centrale. In molte province dell’ex Celeste Impero è ormai possibile effettuare transazioni con il nuovo strumento messo a punto dalla Banca del Popolo.

Ma il vero obiettivo è geopolitico, ovvero mettere in discussione la sovranità monetaria del dollaro americano, mettendo in discussione così il suo ruolo di baricentro globale. Proprio quel dollaro su cui sta puntando tutto, o quasi, una delle principali società tecnologiche cinesi, Baidu. Alle prese, tanto per cambiare, con un debito monstre e a rischio insolvenza. E, primo paradosso, mentre la Cina mette sotto attacco il dollaro americano, potrebbe essere proprio il biglietto verde a salvare una delle principali aziende del Dragone.

Baidu, contro ogni aspettativa, ha infatti deciso di raccogliere dal mercato le risorse necessarie per finanziare il suo debito, emettendo un’obbligazione sostenibile in due tranche in dollari americani, con scadenza decennale. Lo scopo? Semplice, ripagare il debito in essere e tentare di rimborsare i creditori ancora in attesa delle loro cedole.

Ma c’è di più. Come ha scritto Reuters, la decisione di emettere obbligazioni in dollari (a gestire l’operazione saranno Bank of America e Goldman Sachs, ambedue statunitensi) è figlia del difficile momento regolatorio attraversato dalla Cina, divisa tra le strette sulle società tecnologiche e i generosi aiuti al comparto dei semiconduttori. Un’incertezza che ha spinto la società a puntare dritta sul dollaro

C’è però un altro paradosso, quello di Huarong, il gigante cinese del debito insolvente per miliardi verso il mercato. In questi mesi, come raccontato più volte da Formiche.net, il governo di Xi Jinping ha progressivamente abbandonato la filosofia  del too big to fail, resa celebre dalla crisi finanziaria del 2008 scaturita dal crack Lehman Brothers. Contrordine, le grandi aziende si possono salvare eccome, anche con i soldi dei contribuenti. E così, la perdita mostruosa di quasi 16 miliardi riportata da Huarong nel 2020 deve aver convinto il governo a farsi regista di un salvataggio da 20 miliardi di dollari.

Più nel dettaglio, Bank of China, China Asset Management, China Insurance Investment, China Life Asset Management, società con partecipazione pubblica, apporteranno un aumento di capitale dentro Huarong, per tirarla fuori dalle secche e tutto sotto la regia dello Stato. Il salvataggio è servito: è il too big to fail bellezza.

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