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La visita della Guardasigilli Marta Cartabia è “l’ultima di una processione di ministri italiani” negli Stati Uniti, osserva Repubblica. Nelle settimane e nei mesi passati, infatti, hanno attraversato l’Atlantico quello degli Esteri Luigi Di Maio, quello della Difesa Lorenzo Guerini e quello dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, oltre al presidente della Camera Roberto Fico. Saltati, invece, i viaggi di Roberto Speranza e Luciana Lamorgese, titolari rispettivamente di Salute e Interno, con la visita di quest’ultima prevista nei giorni della conferenza sulla Libia di Parigi guidata dal presidente del Consiglio Mario Draghi assieme al presidente francese Emmanuel Macron.

È lo stesso quotidiano diretto da Maurizio Molinari a spiegare che il ministro degli Esteri Di Maio tornerà negli Stati Uniti “a metà dicembre per inaugurare il centro per l’innovazione tecnologica a San Francisco, di cui lo stesso [presidente del Consiglio] Draghi aveva esaminato il dossier, forse pensando a una sua visita”.

Si tratta di un centro di 1.200 metri quadri che, come aveva spiegato l’ex ambasciatore negli Stati Uniti Armando Varricchio, “concretizza quanto auspicato in occasione della visita del Presidente della Repubblica [Sergio] Mattarella a San Francisco e in Silicon Valley nell’autunno del 2019 con la sua partecipazione al Primo Forum dell’Innovazione Italia-Usa”.

Il ministro Di Maio, aprendo il G20 Innovation League di Sorrento a inizio ottobre, ha spiegato che l’iniziativa si inserisce nelle azioni del governo per sostenere le startup italiane “ad aumentare le proprie opportunità di business all’estero”. Il primo Centro di cultura e innovazione italiano, che sarà aperto a San Francisco, “l’area più innovativa del mondo”, intende essere “un punto di riferimento per giovani start-up e aziende italiane che vogliono internazionalizzarsi”, “un’antenna” che unisca “domande e offerta di tutto il mondo, dove possano convergere sia gli attori che finanziano sia le idee che vogliono essere finanziate”, ha spiegato il titolare della Farnesina.

Nel polo confluirà sia l’Ice sia l’Istituto di cultura: sarò “uno dei tasselli di un mosaico” messo insieme da Farnesina e ministero dello Sviluppo economico per favorire l’internazionalizzazione delle imprese italiane. La sede già identificata si trova nello storico quartiere italo-americano di North Beach dove tanti connazionali dalla seconda metà dell’Ottocento hanno contribuito in maniera determinante allo sviluppo della Bay Area di San Francisco.

Il Foglio l’ha descritto come “una struttura ibrida che sia insieme coworking, acceleratore di imprese, vetrina commerciale e luogo di ibridazione sull’esempio degli Swissnex, la rete di centri polifunzionali aperti dal governo svizzero dalla fine degli anni Novanta in collaborazione con imprese private e università. ‘Antenne’ per le grandi imprese svizzere che vogliono rilevare piccole startup americane, e viceversa per le startup svizzere che cercano un mercato più ampio e partner con cui crescere”. Tuttavia, ha aggiunto il giornale diretto da Claudio Cerasa, “a differenza degli Swissnex, il centro italiano per ora è un unicum e non comprende il consolato, che rimarrà indipendente, e per ora non ha un marchio a sé (però sarebbe interessante che magari qualche giovane designer si candidasse a inventarlo)”.

“La scelta di posizionare il Centro in un’area della città altamente simbolica per la storia dei connazionali in California”, aveva dichiarato l’ex console generale a San Francisco Lorenzo Ortona, che ha fortemente voluto il centro, “rappresenta un nesso ideale tra passato e futuro, creando un ponte tra la straordinaria comunità scientifica e tecnologica italiana di questa parte del mondo e il tessuto economico nazionale”.

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