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L’Italia corre, grazie a un motore messo a punto non certo oggi o ieri, ma anni fa. I dati diffusi ieri dall’Istat sul secondo trimestre dell’anno, parlano chiaro, più precisamente di un Pil che si è mosso in rialzo del 2,7% sul primo periodo dell’anno. Di conseguenza, al giro di boa del 2021, la crescita acquisita dell’Italia è così del 4,7%. E tutto questo al netto del Pnrr e delle sue riforme, che nonostante i 25 miliardi elargiti dall’Europa e già sul tavolo di Mario Draghi, non è ancora operativo.

Attenzione però all’inflazione, che nel mese di agosto sale dello 0,5% su luglio e del 2,1% annuo, al top dal gennaio 2013 quando ci fu un incremento del 2,2%. Marco Fortis, economista, docente alla Cattolica e vicepresidente della Fondazione Edison, ha pochi dubbi: quanto visto ieri non è un fuoco di paglia. Anzi.

I dati ieri sul Pil fanno ben sperare. L’Italia ha ripreso il sentiero della crescita. Ma la sensazione è che sia solo un rimbalzo dopo l’anno zero del 2020. Come stanno davvero le cose?

Mettiamo subito in chiaro una cosa, la ripresa italiana non è un fuoco di paglia, dobbiamo smetterla di spalancare la bocca a ogni dato che viene diffuso. Non siamo dinnanzi a un rimbalzo e il perché glielo spiego subito.

Prego.

Se noi prendiamo il dato del secondo trimestre di quest’anno e lo confrontiamo con quello relativo all’ultimo trimestre del 2019, ecco che emerge come nonostante l’Italia abbia scontato una caduta del Pil peggiore di Francia e Germania, la distanza dai livelli pre-Covid dell’Italia è simile a quella di Francia e Germania, le quali, è bene ricordarlo, hanno fatto lockdown più morbidi dei nostri. Tradotto, il nostro rimbalzo se proprio così lo vogliamo chiamare, è più che adeguato. Ma c’è un altro dato che forse è ancora più eloquente…

Sarebbe?

L’economia italiana sta crescendo perché già prima del Covid era sana e questo purtroppo ancora questo non lo si capisce. Molte riforme precedenti alla pandemia, a cominciare da Industria 4.0, avevano reso più robuste la nostra economia e la nostra manifattura. Noi oggi abbiamo una manifattura che nel secondo trimestre del 2021 è sotto solo dello 0,8% rispetto all’ultimo trimestre del 2019, quella tedesca è sotto del 5%, in Francia del 4,3%. Lo capiamo o no che siamo messi meglio degli altri?

Il dato di ieri dunque che cosa rappresenta per il Paese?

Una crescita strutturale, vera, sistemica. Non una bolla di sapone e glielo ho appena dimostrato, con i numeri. Ancor prima dell’effetto Draghi, dell’effetto Pnrr, c’è un’economia che ha saputo riprendersi, con le sue forze e sulle sue gambe.

Va bene, ma come la mettiamo con l’inflazione? L’indice dei prezzi galoppa… 

I problemi legati alla scarsità delle materie prime impattano e nemmeno poco sull’inflazione, questo va detto. Ma bisogna fare due valutazioni. Primo, il problema c’è e speriamo che non diventi un freno globale alla crescita. Poi c’è il fatto che l’inflazione è un fattore esogeno, che hanno tutti, mica solo l’Italia. Ma oggi, come ho detto, siamo in grado di sopportare meglio i rallentamenti dell’economia.

Quindi l’Italia esce meglio delle altre economie dal Covid?

Il nostro Paese ha una marcia in più di molte altre economie. Ed è solo merito suo.

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