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Gli storici accordi di pace di Abramo portano a una piena normalizzazione delle relazioni diplomatiche tra Israele, Emirati Arabi Uniti, Marocco, Bahrein, Sudan e Giordania. Indubbiamente un’autentica e rivoluzionaria svolta per un grande spazio geopolitico che si estende al Medio Oriente, al Golfo, al Mediterraneo, all’Africa e coinvolge Stati che esercitano un ruolo significativo in regioni e Paesi collegati tra loro da comuni interessi di sicurezza e di sviluppo, ma con diverse peculiarità.

IL RUOLO REGIONALE DEL MAROCCO 

Un esempio è proprio il Marocco, da un lato per il ruolo che tradizionalmente esercita nella diplomazia globale e per la sua proiezione mediterranea e atlantica, dall’altro per un ruolo altrettanto significativo nella regione subsahariana e in Africa.

In queste sue diverse configurazioni, il Marocco è uno dei Paesi che si inserisce nella nuova dimensione degli accordi di Abramo grazie anche all’azione diplomatica che svolge da sempre nell’organizzazione e nel contesto multilaterale nel quale agisce.

L’impulso dato dagli accordi di Abramo consente al Marocco di essere un moltiplicatore di attività positive in queste diverse direzioni e un esempio, sia per l’Unione europea sia per gli Stati Uniti, di impulso agli scambi, di cooperazione scientifica, culturale, di dialogo anche tra culture e realtà complesse (quello interreligioso ad esempio).

Le potenzialità del Marocco possono svilupparsi negli accordi di pace di Abramo dopo che le riforme portate avanti dal sovrano marocchino hanno avuto un successo notevole.

Nel rapporto Doing Business 2020 – l’indagine del gruppo Banca mondiale per offrire una misura quantitativa del business environment in cui operano le piccole e medie imprese – il Paese ha guadagnato sette posti rispetto al 2019 ed è in terza posizione nella regione Africa del nord Medio Oriente.

La International development finance corporation americana ha fatto investimenti per cinque miliardi di dollari in Marocco e il piano di sviluppo del re ha stanziato oltre otto miliardi di dollari da utilizzare anche nel settore portuale che riguarda, tra gli altri, i collegamenti marittimi con il nostro Paese.

L’aspetto economico è molto rilevante anche per l’Italia, partner di primo piano nell’interscambio con Rabat, che fino al 2017-2018 era di circa tre miliardi annui, dato un po’ diminuito negli ultimi due anni.

Ma il rapporto si è consolidato anche sul piano economico e strategico, con il partenariato multidimensionale che è stato firmato nel novembre di due anni fa nella capitale, in seguito al quale il porto di Casablanca sta sviluppando una collaborazione con il porto di La Spezia con l’obiettivo di utilizzare nuove tecnologie e sviluppare percorsi privilegiati di collegamento.

IL MONDO ARABO E GLI ACCORDI DI ABRAMO

Le aree di cooperazione previste dagli accordi di Abramo sono principalmente l’agricoltura, l’irrigazione ma anche tutta l’economia digitale. Si prospetta un ampio ambito di integrazione per una cooperazione economica, scientifica e tecnologica di cui beneficerà certamente anche il rapporto tra Italia e Marocco.

La reazione palestinese agli accordi di Abramo è stata molto critica ma quasi scontata. Gli accordi sono stati visti subito come un indebolimento del fronte arabo, che fa pressione su Israele per la questione della West bank e dei rifugiati, i due punti irremovibili per i palestinesi finora.

Una reazione immediata che poi ha avuto qualche correzione di rotta nelle settimane successive, quando si sono viste delle aperture per iniziare a instaurare un dialogo con Israele e con i Paesi che partecipano agli accordi di pace di Abramo.

Auspicabilmente una nuova dirigenza palestinese, frutto di nuove elezioni, potrebbe cambiare rotta, perché quello che, ad avviso di molti, i palestinesi dovrebbero cogliere in questo momento è che la dinamica di attività economica, di rapporti culturali, individuali tra società civili determinata e incoraggiata dagli accordi di Abramo deve essere una marea montante della quale i palestinesi potrebbero beneficiare soprattutto sul piano socioeconomico.

È questo l’auspicio che arriva da ogni parte, a cominciare dai Paesi che hanno partecipato agli accordi di Abramo.

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