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Il sistema dell’undeground banking utilizzato dalle organizzazioni criminali cinesi per il trasferimento illecito di denaro verso l’estero, frutto anche di frodi fiscali, e il successivo rientro “ripulito” non ha una “diffusione capillare” in Italia; “ma continuiamo a monitorare alcuni ‘alert’, soprattutto dove è presente una forte componente imprenditoriale asiatica”. A parlare così, in un’intervista al Sole 24 Ore, è il generale Andrea De Gennaro, da due anni comandante generale della Guardia di finanza.

Il generale ha illustrato l’impegno delle Fiamme Gialle, che dipendono direttamente dal ministero dell’Economia e delle finanze, nel contrasto a questi reati. “La Guardia di finanza è fortemente impegnata, in collaborazione con l’autorità giudiziaria nazionale ed europea, a intercettare questi flussi illeciti”, ha dichiarato. E ha fatto riferimento a un’operazione recente dalla Guardia di finanza di Brescia che, spiega, “ha smantellato una ‘banca occulta’ che operava in un esercizio commerciale e in realtà offriva alla propria comunità un sistema parallelo e abusivo di servizi di pagamento attraverso la raccolta di contanti di presunta provenienza illecita e la successiva ripulitura attraverso specifiche app”. Nell’operazione sono stati effettuati sequestri di denaro contante e beni di lusso per oltre mezzo milione di euro.

In una zona limitrofa alla stazione della città, un negozio si spacciava come dedito alla vendita di articoli vari (vestiti, prodotti per la persona, bevande ed alimenti). In realtà, il core business era offrire alla propria clientela un sistema parallelo e abusivo di servizi di pagamento, consistenti in trasferimenti di denaro e operazioni di money exchange, al fine di consentire il cambio valuta da euro a renminbi riciclando presumibilmente somme di provenienza illecita per centinaia di migliaia di euro. Il sistema di funzionamento ricostruito dalle Fiamme Gialle avrebbe previsto che i “clienti”, soprattutto appartenenti alla comunità cinese, consegnassero ingenti somme di denaro contante ai “gestori” della banca che, avrebbero trattenuto una commissione del 2,5% per essere poi trasferite tra conti correnti esteri attraverso transazioni effettuate su specifiche app cinesi, rendendo così nuovamente disponibili i fondi ai propri clienti in moneta locale, ovvero in renminbi. I flussi di denaro sarebbero avvenuti, quindi, al di fuori del circuito bancario ufficiale, sfuggendo ai previsti presidi antiriciclaggio, mascherandone così la presunta provenienza illecita, come riscontrato nel caso di somme derivanti dall’ipotizzato favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, provenienti da due centri massaggi attivi nel capoluogo bresciano e sequestrati durante le attività di indagine.

L’operazione della Guardia di finanza a Brescia si inserisce in un contesto più ampio di monitoraggio dei flussi finanziari, in particolare quello delle rimesse di denaro verso l’estero, che nel solo 2024 hanno superato gli 8 miliardi di euro a livello nazionale, di cui 221 milioni partiti dalla provincia di Brescia.

Così la Gdf combatte le banche clandestine cinesi. Le parole di De Gennaro

La Guardia di finanza ha recentemente smantellato una “banca occulta” a Brescia, operante all’interno di un negozio che offriva servizi di pagamento abusivi per riciclare denaro di provenienza illecita. Il comandante generale al Sole24Ore: “Non diffusione capillare ma alert”

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