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Dunque, alla scadenza prevista, il divorzio tra l’Associazione Rousseau di Davide Casaleggio e il neo-Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte è cosa fatta. Peccato per entrambi. L’Associazione, fondata nel 2016 da Gianroberto e Davide Casaleggio, ora presieduta da Davide, ha avuto lo scopo di sviluppare l’omonima piattaforma di democrazia partecipata e di promuovere la cittadinanza attiva e digitale attraverso iniziative e progetti internazionali.

D’altra parte, Giuseppe Conte, nel suo discorso del primo aprile all’assemblea dei gruppi parlamentari del Movimento 5 Stelle, si è pronunziato anche sulle questioni che riguardano direttamente o indirettamente la piattaforma. Quelle sue affermazioni assumono oggi un particolare rilievo. Conte dice che “la democrazia rappresentativa, per quanto in crisi, non appare eliminabile”; che “la democrazia diretta, soprattutto in forma digitale, è la novità più importante, l’aspetto più rivoluzionario introdotto dal Movimento. Va promossa e perseguita”; che “le nostre scelte fondamentali continueranno a passare dall’espressioni di voto attraverso una piattaforma digitale”; che “la democrazia digitale, con gli iscritti chiamati ad esprimersi sui passaggi politici più rilevanti, rimarrà un punto fermo anche del neo-Movimento”; che però questa forma di democrazia va trattata con cautela perché “è frutto di una tecnologia che non è neutra”.

Nel prossimo futuro il neo-Movimento, sempre più di sinistra e sempre più partito, avrà il problema di differenziarsi dal Pd per non pescare nello stesso segmento elettorale trasformando il loro accordo in concorrenza. L’accento sulla democrazia diretta e sulla piattaforma che ne consentirebbe una modernissima versione, rappresenterebbe uno dei tratti distintivi del neo-Movimento, sul cui terreno il Pd non potrebbe inseguirlo.

Secondo l’Adnkronos, Grillo ha fatto capire che, venendo meno il sodalizio con Casaleggio e con Rousseau, in un paio di mesi il neo-Movimento si doterà di una nuova piattaforma tutta sua, affidata a 4 o 5 persone individuate dallo stesso Grillo. La nuova piattaforma, coadiuvata dall’Intelligenza Artificiale, avrebbe un costo iniziale di circa 300mila euro che, una volta ammortizzate le spese di progettazione e realizzazione, si attesterebbe su circa 250mila euro. Invece, secondo i calcoli di Casaleggio, costerebbe tre volte di più. E, probabilmente, richiederebbe anni per raggiungere lo stesso livello funzionale della Rousseau.

Il divorzio appena dichiarato non dipende solo da una questione di soldi, cioè dai debiti inevasi che i parlamentari 5 Stelle hanno accumulato nei confronti dell’Associazione Rousseau, ma dipende soprattutto da una diversa concezione dell’Associazione, della piattaforma, delle loro funzioni e del loro rapporto di forza con il Movimento. Per 15 anni Rousseau “è stato il metodo che ha guidato tutto il percorso di nascita, crescita ed evoluzione del MoVimento 5 Stelle”. Poi in questi ultimi anni il Movimento è rimasto privo di una solida guida e Rousseau ha svolto funzioni che vanno ben oltre il semplice service, crescendo fino a darsi una sua propria missione, un suo proprio contenuto politico, un suo proprio metodo. Le 19 funzioni svolte dalla piattaforma hanno trasformato l’Associazione in un secondo movimento, solo in parte parallelo al primo, con una sua specifica esperienza tecnologica, una sua autonoma organizzazione, un suo paradigma originale, il tutto teorizzato recentemente nel Manifesto ControVento.

Inoltre Casaleggio, interpellato dal Movimento in tutte le occasioni delle nomine e delle decisioni cruciali, ha finito per assumere (o per credere di avere assunto), non solo per diritto di culla, una posizione comprimaria nei vertici del Movimento. In sintesi, Casaleggio parte dalla convinzione che saranno le piattaforme digitali a “definire le modalità di distribuzione del potere dei cittadini non solo in ambito civico e politico, ma anche statuale”, saranno “la logica e i meccanismi di funzionamento di queste piattaforme” a disegnare i futuri spazi di partecipazione nell’attuale Platform Society.

Per Conte, invece, l’impiego della piattaforma va limitata alle “scelte fondamentali”, ai “passaggi politici più rilevanti” e, comunque, va effettuato con tutte le cautele dovute alla natura non neutra della tecnologia per cui governare i processi, possedere e gestire i dati, decidere le modalità con cui essi vengono selezionati e trattati “sono tutte operazioni altamente sensibili e delicate, che richiedono massima trasparenza e chiarezza”. Dunque, sono operazioni che il neo-Movimento non può delegare a un’associazione esterna, sia pure presieduta dal figlio del fondatore del Movimento stesso, ma deve gestire direttamente e gelosamente. Se qualcosa può essere esternalizzata, è solo l’esecuzione pratica delle operazioni riguardanti il servizio tecnico, conservando in casa tutti i contenuti politici, ideologici, organizzativi.

Come si vede, le posizioni sono inconciliabili perché non riguardano i soldi ma le idee. Casaleggio pensa a Rousseau in partnership paritetica con il Movimento; Conte pensa a Rousseau come un service subalterno al neo-Movimento. Per la inconciliabilità di queste posizioni ora Casaleggio getta alle ortiche tutta l’esperienza governativa che i 5 Stelle hanno accumulato dal primo momento in cui sono scesi nell’agone elettorale, e Conte resta privo di uno strumento innovativo, potente e collaudato che avrebbe dato smalto e originalità identitaria al suo neo-Movimento.

Il divorzio Casaleggio-M5S? Non solo un problema di soldi. L'analisi di De Masi

Di Domenico De Masi

Le posizioni tra il presidente dell’Associazione Rousseau e l’ex presidente del Consiglio sono inconciliabili perché non riguardano i soldi ma le idee. Casaleggio pensa a Rousseau in partnership paritetica con il Movimento; Conte pensa a Rousseau come un service subalterno al neo-Movimento. L’analisi di Domenico De Masi

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