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O le riforme o l’eutanasia sociale e industriale del Paese. O meglio, o un governo il più stabile possibile e con discreta capacità di manovra, o niente Recovery Fund. Non c’è davvero molta scelta nel futuro dell’Italia. Tra meno di due mesi l’Italia dovrà inviare a Bruxelles la bozza finale del Recovery Plan. Non solo belle e accattivanti idee buttate là, ma progetti veri e concreti, meritevoli di quei 209 miliardi promessi dall’Europa. In Ue, non è un mistero, c’è nervosismo, come sui mercati del resto. Una crisi politica ora non ci voleva proprio.

E forse ha davvero ragione il ministro per gli Affari Europei, Enzo Amendola, quando afferma che una caduta del governo Conte ora, con annesso scioglimento delle Camere e voto, sarebbe una follia, perché nei fatti azzererebbe i tempi tecnici per la predisposizione del Recovery Plan. E allora, Conte uber alles? O più semplicemnete un governo, Conte o non Conte, purché non si vada al foto? Formiche.net ne ha parlato con l’economista Veronica De Romanis.

“Partiamo da un punto. Noi siamo il Paese che in questo momento sta ricevendo il maggior sostegno dalla Bce, che acquista i nostri titoli di Stato. E per di più siamo coloro che riceveranno la maggiore quota di risorse. Ma non perché siamo stati bravi a negoziare, semplicemente perché abbiamo le più grosse vulnerabilità d’Europa, a cominciare dal debito e dalla produttività”, spiega De Romanis. “Questo significa che l’Europa stessa sta scommettendo su di noi e che perdere l’occasione del Recovery Fund significa che perde tutta l’Europa. Non può stupire dunque il fatto di essere osservati speciali”.

C’è però un problema di tempi. “Il Recovery Fund è stato firmato a luglio, è passato molto tempo”, attacca De Romanis. “Sappiamo da anni quello che dovevamo fare, ma adesso aggiungere a tutto questo ritardo anche l’instabilità politica è davvero difficile da spiegare a chi, come dicevo, sta scommettendo su di noi”. E che dire della reazione stizzita, venerdì, dei mercati? “Lo spread ha cominciato a risalire dopo l’uscita di Italia Viva dal governo. Ora sta risalendo, ma la Bce ci sta proteggendo con acquisti massicci. Un aiuto che però non è eterno. Dunque il problema debito lo abbiamo e lo avremo, già quest’anno chiuderemo quasi al 160% del Pil. Normale che chi investe nel nostro Paese cominci a manifestare un certo nervosismo”.

Ed ecco il punto: cosa fare per evitare di fallire clamorosamente il bersaglio Recovery Fund? De Romanis ha pochi dubbi. “Bisogna fare presto e fare delle scelte. Fare presto perché i tempi sono stretti e fare delle scelte perché la bozza di tre settimane fa è solo un documento preliminare, senza stime su impatti e possibili ostacoli. Di tutto questo nella bozza non c’è nulla, ecco perché serve un governo forte, capace e soprattutto credibile agli occhi dell’Europa. Se la domanda è fare tutto questo con Conte, le rispondo così: utilizzare le risorse del Recovery Fund è un lavoro di anni, che guarda al 2023 e poi fino al 2026 e ci saranno altri governi per quella data, che dovranno organizzare gli investimenti. Una cosa è certa: perdere questa occasione è una pazzia, perché si tratta di uno strumento temporaneo con cui rinnovare il nostro Pese. Un treno che passa una volta sola”.

 

Il Recovery Fund è un treno che passa una volta sola. Firmato De Romanis

Non è questione di Conte o non Conte. Il punto è che l’Europa, la Bce e persino i mercati hanno scommesso sull’Italia. Tra due mesi bisogna mandare a Bruxelles un piano credibile, non c’è tempo per i giochini di palazzo. Serve un governo forte e credibile per riuscire a salire su un treno che non passerà più

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