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Anche in politica talvolta si manifesta l’ eterogenesi dei fini. Il Ministero per la transizione ecologica, fortemente richiesto da Beppe Grillo, viene affidato ad una persona, il neo ministro Cingolani,  che sintetizza nel suo curriculum quasi tutti valori di fatto antitetici al credo grillino. È uno scienziato che confida nella scienza, un tecnico che ama le tecnologie, una persona di vasta competenza e di notevole esperienza internazionale.

Nei suoi anni all’ Istituto Italiano di Tecnologia ha avuto modo di confrontarsi con il vasto mondo della burocrazia italiana, gelosa delle prerogative e di un finanziamento che un preveggente atto normativo che lo ha istituto gli ha anche riservato.  Ma certamente il compito che gli spetta è da far tremare vene e polsi. Non solo perché indirizzare e gestire  la transizione ecologica dell’Italia non è cosa da poco. Ma perché sono almeno tre i compiti che gli spettano.

Guidare il Ministero dell’ambiente, guidare la politica energetica italiana che verrà accorpata in un solo ministero, guidare la cabina di regia che gli è stata affidata per coordinare le attività in campo ambientale degli altri ministeri. Perché la transizione si gioca su più tavoli. Non vi è praticamente aspetto della nostra vita economica e sociale che non ne  sarà coinvolto. Ma per restare alle cose principali e alla ripartizione tradizionale dei ministeri dovrà certo cooperare e suggerire ai colleghi che si occupano di industria, di agricoltura, di lavori pubblici e infrastrutture. Con qualche incursione nel mondo della scuola, della ricerca e dell’università.

Gli ci vorrà più di qualche giorno per orientarsi e definire le linee della sua azione. Troverà per larga parte, soprattutto all’ Ambiente,  una burocrazia afona e disorientata, che gli sarà di ben poco aiuto. Quel ministero guidato fino a ieri da un ex forestale poi alto ufficiale dei carabinieri, si è conquistato una solida fama di Signornò. E poco più.

Mentre per Cingolani, basta leggere i suoi scritti e ascoltare quel che ha detto nelle sue vesti precedenti, anticipare è la cosa principale. Inserirsi nel flusso delle conoscenze e dei miglioramenti tecnologici, alcuni vere rivoluzioni, è il modo con cui affrontare in maniera decisa anche la transizione ecologica.

Solo salti tecnologici decisi e la loro diffusione in ogni aspetto ci consentiranno di realizzare l’obbiettivo di una politica ambientale non piagnona, ma che continui a garantire benessere e qualità alle nostre esistenze. Economia circolare significa per esempio brevetti ed impianti realmente in grado di rigenerare i materiali che usiamo. Transizione energetica va riempita con parole come fonti pulite, idrogeno, auto elettrica e combustibili alternativi, accumuli, smart grid, nucleare rivisitato, tecnologie di sequestro della CO2 , ecc.

Senza trascurare il ruolo dell’Intelligenza artificiale, materia di cui Cingolani è un esperto, capace di farci risparmiare risorse ed energia grazie all’ ottimizzazione di ogni processo e alla distribuzione e gestione delle informazioni.

Sarà interessante assistere alla rivoluzione prima di tutto concettuale che Cingolani introdurrà nelle politiche ambientali italiane. E in un mondo, quello degli aficionados dell’ambiente, che non sono sicuro saprà mettersi sulla  lunghezza d’onda necessaria.

La rivoluzione di Cingolani è un salto tecnologico e burocratico. Scrive Chicco Testa

Solo salti tecnologici decisi e la loro diffusione in ogni aspetto ci consentiranno di realizzare l’obiettivo di una politica ambientale non piagnona, ma che continui a garantire benessere e qualità alle nostre esistenze. Gli aficionados dell’ambiente sapranno mettersi sulla lunghezza d’onda della rivoluzione concettuale del nuovo ministro?

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