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La rivoluzione verde, che rappresenta uno dei due pilastri del piano Next Generation Eu assieme alla digitalizzazione, non può prescindere dagli investimenti nell’efficienza energetica e nella riqualificazione degli edifici. Ma per favorire una vera transizione ecologica dobbiamo cominciare dalle nostre stesse case promuovendo anche il risparmio idrico.

Possiamo intervenire subito, contribuendo al rilancio di settori come quelli delle ceramiche sanitarie, della rubinetteria, dell’impiantistica e dell’edilizia, duramente colpiti dalla pandemia. In aggiunta al comparto dei complementi d’arredo possiamo sostenere, inoltre, le attività di impiantisti, idraulici, piastrellisti, falegnami e la manovalanza in genere, ferma ormai da mesi.

Per questo ho sostenuto convintamente, già dallo scorso maggio, ed oggi attraverso la presentazione di un emendamento a mia prima firma alla Legge di Bilancio, con il supporto del Gruppo e dei colleghi della Lega, la proposta di estendere l’Ecobonus e il Superbonus edilizio anche alla sostituzione delle ceramiche sanitarie, della rubinetteria, degli impianti idrici, dei complementi d’arredo e alle relative opere di ristrutturazioni.

L’acqua è un bene sempre più prezioso eppure, nel nostro Paese, secondo l’ultimo censimento delle acque per usi civili dell’Istat, pubblicato appena qualche giorno fa, ne viene sprecata quasi la metà di quella immessa nella rete idrica (il 42%) per l’inefficienza delle reti di distribuzione ma anche a causa dell’obsolescenza degli impianti sanitari presenti nelle nostre case.

In Italia, infatti, sono installati più di 57 milioni di apparecchi sanitari e quasi la metà ha superato i 30 anni di vita. Ogni anno nel nostro Paese gli edifici consumano quasi 4,5 miliardi di metri cubi d’acqua, di cui 1,4 miliardi per i soli usi idrico-sanitari; volume che sale a 9,2 miliardi di metricubi immessi nelle reti di distribuzione se si aggiungono i consumi pubblici, commerciali ma anche industriali e agricoli.

Una quantità enorme di preziosa acqua potabile che va inutilmente sprecata e che potrebbe essere ridotta in modo strutturale, cominciando proprio dalle nostre abitazioni, sostituendo gli apparecchi che la utilizzano con nuove ceramiche sanitarie più efficienti. I vecchi impianti per i wc, ad esempio, richiedono ad ogni scarico volumi rilevanti di acqua, mentre i prodotti oggi sul mercato sono progettati per minimizzarne l’impiego.

Gli italiani, con questa operazione, risparmierebbero 665 milioni di euro ogni anno (totale) e si avrebbero anche significativi risparmi energetici (per le attività di adduzione, allontanamento e depurazione). La loro sostituzione comporterebbe un risparmio reale di oltre 400 milioni di metri cubi d’acqua e allo stesso tempo rappresenterebbe un incentivo importante per il settore della ceramica sanitaria.

Quando si parla di efficientamento non possiamo fermarci solo a quello energetico: se vogliamo favorire realmente una transizione green, anche l’efficienza e il risparmio idrico vanno sostenuti, soprattutto sul fronte degli incentivi. Questa iniziativa, se accolta dalla maggioranza, rappresenterebbe l’opportunità di dare attuazione concreta da subito a quel green new deal auspicato dalla Commissione Europea in modo semplice ed immediato.

Quella del risparmio idrico, infatti, è una delle issue, delle questioni, più urgenti del nostro Paese e le problematiche legate alla gestione delle risorse idriche per uso civile sono spesso, e purtroppo, poco conosciute. Vanno dalla vetustà degli impianti di acquedotti, servizi fognari e di depurazione pubblici a quella degli impianti residenziali. C’è necessità di intervenire con urgenza.

Nel 2013 Confindustria Ceramica ha lanciato il progetto di una campagna di rinnovo degli apparecchi sanitari per coniugare la riqualificazione edilizia con l’efficienza idrica e ha sostenuto il Dl 63/2013 con cui si erano ipotizzati “incentivi selettivi e di carattere strutturale” per l’incremento dell’efficienza idrica degli edifici e poi più nulla.

Diversi parlamentari, di tutti gli schieramenti, hanno depositato negli anni emendamenti in questo senso, ma alla fine nessun Governo di nessun colore ha sostenuto la norma e ad oggi nel campo della riqualificazione edilizia c’è un incentivo quasi per tutto, ma nulla per l’efficienza idrica dell’edificio.

Intanto abbiamo visto le crisi idriche ripetersi, abbiamo visto nell’estate 2017 i rubinetti di Roma a secco e continuiamo a sprecare acqua potabile, mentre abbiamo di fronte un “bacino” di risparmio idrico enorme. Quando si effettuano lavori di sostituzione di ceramiche sanitarie e impianti idraulici generalmente è necessario rompere muri e fare piccoli lavori edili e potrebbe essere l’occasione di cambiare anche qualche complemento d’arredo delle sale da bagno.

Per questo abbiamo ritenuto di sposare la richiesta di Federlegno di estendere le agevolazioni fiscali previste anche a tutto il comparto dell’arredo bagno.

Nell’emendamento alla legge di bilancio a mia prima firma presentato con Guido Guidesi, Capo dipartimento Attività produttive Lega e dei colleghi della lega Binelli, Andreuzza, Colla, Dara, Galli, Patassini, Pettazzi, Piastra, Saltamartini, Frassini, chiediamo di apportare le modifiche necessarie ad estendere il bonus a questi settori e offriamo al Governo una concreta opportunità di avviare subito e con un impegno di spesa contenuto la transizione green.

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