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Nonostante l’Europa sia il più grande hub per la ricerca in IA e robotica, non è stata ancora in grado di tramutare questo primato in potenza economica e tecnologia. Le principali cause di questo ritardo vanno attribuite all’assenza di un quadro coordinato di politica industriale a livello centrale, che ha portato gli Stati membri a decidere in modo autonomo rispetto alle istituzioni europee.

Se dobbiamo riconoscere un merito alla pandemia, allora è quello di aver ricordato all’Unione europea la necessità strategica di una sovranità europea in materia di piattaforme e tecnologie digitali: campioni industriali, cloud sicuri per cittadini e aziende, sistemi di difesa e sicurezza da interferenze esterne, infrastrutture capillari ed efficienti di connessione a banda larga, con un ritardo di almeno trenta anni. Un ritardo che ad esempio nel settore della difesa rischia di avere gravi conseguenze, alla luce del ruolo e degli effetti che l’intelligenza artificiale assume nei conflitti militari.

Già nel 1993 Delors individuava – con il libro bianco su Crescita, competitività, occupazione nel settore digitale una delle sfide della competizione globale. Dato il ritardo accumulato negli ultimi decenni dall’Europa in questo campo pare evidente che per noi non sia più possibile rincorrere Usa, Corea e Cina sulla produzione di microprocessori. L’Europa è chiamata invece a compiere scelte strategiche in grado di riportarla a svolgere un ruolo di primo piano sulla scena mondiale.

Come ha ricordato la scorsa estate anche il commissario per il mercato interno e i servizi, “Tre sono i pilastri fondamentali: potenza di calcolo, controllo dei nostri dati, connettività sicura […] è arrivato il momento che l’Europa riprenda il controllo dei propri interessi strategici per garantire la propria sovranità. L’Europa deve ritrovare la sovranità tecnologica che è ormai diventata un’esigenza comune”.

A mio avviso l’Europa deve essere in grado di gettare le fondamenta della sovranità tecnologica senza rinunciare al multilateralismo ed evitare quindi di cadere nel timore dell’isolamento o protezionismo, tendenze contrarie ai nostri interessi.

Mi pare che la pandemia abbia risvegliato la volontà politica dell’Unione europea e che grazie al Recovery fund, appoggiato fin dall’inizio dalla cancelliera, vi siano i mezzi per realizzare queste ambizioni politiche.

L’insieme dei programmi europei finalizzati a rafforzare la sovranità europea beneficia di un aumento di budget di oltre il 20% rispetto al bilancio pluriennale precedente e persino del 30% se consideriamo la Brexit. Inoltre il nuovo programma Europa digitale consentirà ulteriori investimenti di oltre 20 miliardi di euro e il programma Connecting europe facility è quasi il doppio del settennato precedente. E il Parlamento europeo ha gli strumenti per far fare all’Europa ancora di più.

La via (multilaterale) alla sovranità digitale Ue. L'analisi di Galetti (Kas)

Di Nino Galetti

L’Europa è chiamata a compiere scelte strategiche per gettare le fondamenta della sovranità tecnologica senza rinunciare al multilateralismo ed evitando di cadere nel timore dell’isolamento o protezionismo. Il commento di Nino Galetti, direttore della Rappresentanza in Italia e Malta della Fondazione Konrad Adenauer

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